L’amore impossibile ai tempi del fascismo
Il romanzo "1945 Amore Impossibile" scritto da Emilio Vanoni e pubblicato da Pietro Macchione Editore è ambientato nel Luinese
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È una storia apparentemente inverosimile quella che caratterizza il romanzo di Emilio Vanoni “1945 Amore Impossibile” (Macchione pag. 219, euro 18), ma chi conosce la generosità e l’umanità dell’autore, che negli anni ’80 è stato il responsabile provinciale del Coordinamento dei comitati per la pace e dalla metà degli anni ’90 il presidente del Comitato Cernobyl di Induno Olona, sa che per indole il coraggio non gli manca, tanto che nella veste di narratore in questo caso si è davvero superato sul piano dell’immaginazione.
Ambientato a Luino, tra le frazioni di Creva e Voldomino, sulla scorta delle testimonianze dei suoi genitori e i racconti della Resistenza, il romanzo si apre con la tragedia della morte di Giovanni, che doveva diventare il futuro sposo di Elda, annegato nei pressi della spiaggia tra Colmegna e Luino. Per questa ragione Elda, affranta dal dolore, fuggì a Parma al servizio di don Teodoro, un pastore evangelico che in occasione del suo ritorno a Luino le aveva donato una Bibbia.
Accolta festosamente dalla sua parentela alla stazione di Luino, Elda si sposerà con Gaetano, un onesto tintore di tendenze socialiste in forza presso l’azienda Hussy, che, come si usava a quei tempi, gli era stato presentato quale uomo giusto per formare una famiglia. Dopo di che, dalla guerra di Etiopia del 1936 alle leggi razziali del 1938 Agnese è la figura che incarna e interpreta lo spirito del Vangelo, sia nelle dispute teologiche con Don Matteo nella parrocchia di Creva, sia in tutte le vicende che si snoderanno dall’entrata in guerra del fascismo sino all’affermazione della Resistenza.
Anche se giovanissima Agnese ha ben compreso quanto odio e lacerazioni il fascismo ha generato purtroppo nelle comunità delle valli, ma incaricata di rifocillare un giovane fascista, rinchiuso in una cascina dopo un’azione mal riuscita da parte dei partigiani della Banda Lazzarini, decide, come è nel suo stile, di fare di testa sua. All’odio non si può rispondere con altrettanto odio, e pertanto organizza la liberazione di Giuseppe, che è il figlio del podestà di Luino, che aveva precedentemente conosciuto in occasione di una serata di ballo.
Per questo gesto inaspettato Agnese allora viene inviata in Valsesia, a farsi le ossa tra i partigiani della Brigata Garibaldi, guidati dal valoroso comandante Cino Moscatelli. Nonostante ciò al suo ritorno a Luino il cuore la riporterà nelle braccia di Giuseppe, con tutti gli strascichi e i commenti anche offensivi che subirà tra la sua gente. Come poteva una partigiana, “icona della resistenza”, mettersi insieme ad un fascista? Ma per Agnese se si voleva passare dalla stagione dell’odio alla stagione dell’amore, ove i valori del Vangelo e della Costituzione sarebbero stati la guida per il riscatto di un popolo, non poteva essere giudicato impossibile l’amore tra due persone provenienti da fronti opposti.
Allo stesso modo, quando la Chiesa nel 1949 lancia la scomunica contro il Partito Comunista, Agnese è la prima a ribellarsi, sostenendo la liceità del coniugare la fede con la ragione, e conseguentemente la non contraddizione tra il professare la fede e al contempo quella di aderire e militare nel partito. Pertanto, anche il suo matrimonio con Giuseppe e il battesimo del figlio Giacomo, un nome scelto in ricordo di Giacomo Matteotti, il deputato socialista barbaramente ucciso dai fascisti nel 1924, incontreranno più di una traversia per realizzarsi.
Infine Agnese, giunta alla veneranda età di 96 anni, nel rammentare che la vita non era stata certamente avara di soddisfazioni nei suoi confronti, in una lettera-testamento indirizzata a tutta la sua famiglia si sente in dovere di metterli in guardia rispetto ai “nuovi seminatori d’odio di cui pullula oggi la politica”, sollecitandoli perciò a non essere indifferenti di fronte alle gravi contraddizioni che affliggono tuttora l’intera umanità.
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