Le riaperture a Busto Arsizio, c’è chi rialza le serrande e chi attende
Non tutti hanno riaperto tra chi vuole essere impeccabile e chi teme di fare il passo più lungo della gamba ma da oggi si respira un'aria nuova: "Clienti e commercianti dovranno abituarsi"
A Busto Arsizio il ritorno alla nuova normalitá non è stato facile tra regole da seguire e clienti non sempre pazienti e rispettosi.
Un barista ci racconta di aver dovuto eliminare 10 tavoli tra spazi interni ed esterni e di sentirsi un po’ un vigile: «Sono qua a fare il vigile. Alcuni arrivano senza mascherina. Più anziani che giovani. Mi aspettavo più rispetto delle regole. Ieri abbiamo avuto anche un delatore che ha chiamato i carabinieri per assembramento ma i militari hanno constatato che non era così. Lavorare è difficile perché ci si concentra nelle piccole cose e non si riesce a pensare ad uno sviluppo. Toglie energie e tempo».
In un altro bar c’è invece, maggiore prudenza, nessun tavolino e solo asporto: «Non possiamo rischiare di investire altre migliaia di euro in tavolini, sedie e plexiglass per il bancone senza avere maggiori certezze su possibili nuovi lockdown – spiega Giampiero – se tutto andrà bene da giugno ripartirò anche io». Per far sedere 4 persone allo stesso tavolo e mantenere le distanze di sicurezza non potrà basarsi sui tavolini da 70 cm di cui è dotato: «Avrei bisogno di un tavolino a persona per garantire quella distanza, oppure dovrò comprare tavoli nuovi. In questo momento non ho neanche la possibilità di far rientrare tutto il personale al lavoro perchè il rischio è troppo alto».
In una grande pizzeria del centro, invece, si lavora a pieno ritmo per riaprire giovedì: «Non abbiamo voluto rischiare di aprire senza essere pronti da tutti i punti di vista. Stiamo eliminando molti tavoli nella parte interna ma cercheremo di allargarci all’esterno, nella piazza. Da quello che abbiamo capito l’amministrazione ci sta dando la possibilità di mettere più tavoli all’esterno».
L’esperienza d’acquisto? Non proprio comoda e rilassante ma per molti ora è una necessità. Due bustocche, appena uscite da un negozio di intimo, ci raccontano: «Guanti e mascherine mentre acquisti non sono comode ma poter tornare a fare acquisti è davvero importante, ci dà un’idea di ritorno alla normalità». A loro non hanno provato la temperatura (i termometri laser sono introvabili) ma nel grande magazzino d’abbigliamento all’ingresso c’è un addetto. Un barista ci racconta: «Un termoscanner costa 500 euro, costa comunque meno di un dipendente fisso all’ingresso».
Abbiamo fatto visita anche ad un salone di bellezza dove il lavoro si è complicato parecchio, come ci racconta la titolare: «Questa mattina ho fatto la metà delle clienti rispetto ad una mattinata pre-coronavirus. – racconta – Possiamo lavorare solo su appuntamento e con una serie di dispositivi di protezione per ottenere i quali mi sono dannata l’anima. I miei fornitori non sono ancora pronti per alcuni aspetti e quindi sono dovuta andare a caccia di visiere, camici in plastica, mascherine, guanti anche nei supermercati. Lavorare così è molto complicato ma ci stiamo organizzando». Per favorire la prenotazione si è dotata di tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione: oltre al classico telefono ha puntato su whatsapp e social network.
Per le vie di Busto Arsizio, nonostante le difficoltà, si respira un’aria più ottimistica e una grande voglia di tornare a vivere la socialità.
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