In memoria di Gregorio Scalise

Il ricordo del poeta Dino Azzalin dedicato all'amico scrittore da poco scomparso

anche io 2007 voltorre dino azzalin

Oggi mentre ricopio queste righe scritte a mano su un vecchio libro che porta la data del 6 agosto 2007, mi scrive l’amico poeta, Mario Santagostini, che Gregorio Scalise ci ha lasciato. Oggi è l’11 maggio 2020 in piena fase due della pandemia da Covid 19. Se Dio esiste non sarà fatto solo di coincidenze, almeno spero, intanto questo è quello che mi è capitato allora. (nella foto Dino Azzalin)

A San Fele (Potenza) con Gregorio Scalise
A nulla pensavo se non al fatto che era la prima volta. Il viaggio con Gregorio, che per tutta la durata del viaggio chiamai semplicemente Scalise, mi aveva divertito così tanto che restò per sempre uno dei viaggi “letterari” più allegri della mia vita di poeta. Era la prima volta che vincevo un premio, il primo posto sia per lui che per me, lasciando indietro giganti della poesia e della critica italiana. Non ho mai creduto nella “premistica” dei concorsi letterari, ho sempre pensato che fossero tutti in qualche modo preparati, truccati, depistati, credevo insomma fossero spesso “pilotati”.
E invece a San Fele ho avuto la conferma che no, non era così, almeno in quella occasione, nessuno conosceva nessuno e la Giuria era composta da personalità di grande rilievo nel panorama letterario del territorio. A San Fele ci sono andato in una breve parentesi delle mie vacanze nello splendido agriturismo nella tenuta dei Conti Branca, quelli del mitico Fernet a Mercatale, San Casciano Val di Pesa, le zone del mostro di Firenze tanto per intenderci.
La Toscana e quei luoghi ci hanno reso nel tempo famigliari la letizia e la piacevolezza per far trascorrere a nostro figlio, con due famiglie di amici anche loro con figli dell’età del nostro delle vacanze in tutto relax, buona cucina e lunghe passeggiate. Ed è stato un modo per rompere la vacanza e non stare solo alla guida dell’automobile che da tempo non guidavo più.

«Bisogna sempre cercare qualcosa di più grande e di stupefacente che scrivere» diceva lo Scalise, che abitando a Bologna si era fatto trovare puntuale all’uscita autostradale di Firenze Signa, punto di partenza per la nostra gita in Basilicata a San Fele in provincia di Potenza. Viaggiammo insieme raccontandoci gli ultimi trent’anni di poesia italiana, con il suo humor davvero anglosassone e una verve inesauribile raccontando aneddoti della sua e delle altrui vite dei poeti. Tra le tante sosteneva che la stanzialità offre una sorta di anestesia della bellezza quindi ogni tanto fa bene muoversi e andarle incontro. Era stata un’estate lunga, secca e caldissima con gli incendi stavano divorando il sud Italia invaso dai fumi e dai fuochi dolosi.
Gregorio seduto al mio lato guida monitorava proprio come nel film western “Tamburi lontani” i segnali di fumo che venivano dalle campagne che attraversavamo. Fu un viaggio come ho ricordato sopra davvero entusiasmante e spassoso, attraversando la Toscana, il Lazio, la Campania, e infine la Basilicata che non avevo mai visto e di cui ricorderò sempre la bellezza e la natura a tratti davvero incontaminata. Quattro regioni in poche ore, non mi era mai capitato, tra le colte risate dello Scalise con cui andavamo a ritirare due premi, non si sapeva ancora quale se il primo il secondo o il terzo posto sul podio.
Io correvo con il libro, “Prove di Memoria” edito da Crocetti e prefato dal mio grande maestro Andrea Zanzotto. In finale c’erano Franco Buffoni e Massimo Scrignoli il primo con Mondadori e il secondo con Book, due bravi poeti case editrici di tutto rispetto e lui con un bel saggio edito da NEM (nuova Editrice Magenta) di cui ero stato animatore e fondatore.
Arrivammo nel primo pomeriggio a San Fele un paesino arroccato sulle montagne del Valtura e la beata solitudine delle strade che  furono aperte  dagli Ausoni, i signori e antichi abitanti  che lasciarono diverse testimonianze nel circondario del comune. Il nucleo della città ebbe origine con l’edificazione di un castello fortezza, voluto da Ottone I di Sassonia per avvistare e fronteggiare eventuali assedi da parte dei Bizantini poco anni prima del 1000 d.c. e, circa un secolo dopo, iniziarono a sorgere intorno al presidio i primi centri abitati.
Il quartiere sviluppatosi lungo le pendici del Monte Castello è stato rinominato Rione Costa, arroccato a ridosso di una fortezza il centro abitato dove veniamo accolti da un certo signor Muccia che ci accompagna in un grazioso albergo-ristorante di cui non ricordo il nome e dove abbiamo cenato dopo la cerimonia di premiazione in una splendida serata di cui facevano parte molti vips tra cui Giuliano Gemma, premiato con il premio speciale alla sua carriera nel Cinema, da un Francesco Giorgino giornalista della Rai e una madrina d’eccezione la zairese Joyce Kellys con la sua pelle ambrata illuminava la serata di sole stelle. Joyce vale la pena ricordare il cui padre è King Joe Bale, compositore e figlio del principe dell’ex impero africano Bantu, discendente dagli Egiziani, Bale Bande Ndechechete, anche ambasciatore dello Zaire  in Francia; la madre è Emmanuelle Simoes De Fonseca, Contessa di Burgos e Segovia, discendente della stirpe reale Spagnola- Portoghese Simoes De Fonseca sotto il principe Juan Carlos, inoltre Kelly vanta, tra gli avi, il primo presidente del Brasile, il Maresciallo De Fonseca. Il nonno materno di Kelly è Douta Seck, grande attore Senegalese al quale sono dedicate a Dakar a casa della cultura Douta Seck e una piazza.
Luigi Maria Burruano, che ha esordito nel cinema nel 1970, nel film “L’amore coniugale” di Dacia Maraini e poi il teatro è rimasto tuttavia la sua occupazione principale per tredici anni fino a essere consacrato definitivamente da Tullio Giordana nella famosa pellicola i “Cento Passi” e finito al centro di una vicenda giudiziaria davvero singolare.  Il 4 settembre del 2006 Burruano è stato arrestato in flagranza di reato: dopo aver accoltellato l’ex genero Fabio Guida, colpevole secondo l’attore di esasperare la moglie e di non pagare gli alimenti ai tre figli, è stato arrestato dalle forze dell’ordine mentre beveva una birra al bar, ottenendo undici giorni dopo gli arresti domiciliari. Successivamente l’attore ha patteggiato una pena di sedici mesi, ma la vicenda ha comunque avuto l’effetto di facilitare la riconciliazione familiare tra Guida e la moglie Gelsomina Burruano. E poi l’immensa biondissima  Alessandra Canale pseudonimo di Alessandra Pimpinella, è un’annunciatrice televisiva, conduttrice televisiva e attrice cinematografica italiana, in forze alla Rai come annunciatrice.
Ecco solo alcuni dei personaggi con cui quella notte indimenticabile vinsi il mio Primo Premio il San Fele d’Oro, Giustino de Jacobis, che prende il nome da un illustre nativo di  San Fele, un missionario lazzarista divenuto vicario apostolico in Etiopia. Le popolazioni locali lo chiamavano Abuna Jacob visse in quel lembo d’Africa dove era andato a fondare missioni, a costruire scuole nell’Agame e nell’Akele Guzay per la formazione del clero locale ed a porre le fondamenta della Chiesa cristiana etiope.
Morì nel 1860  sulla strada per Halai, nella moderna Eritrea, ove contava di poter ristabilire la propria salute. Le sue spoglie venerate da musulmani e cattolici sono conservate nella città di Hebo. Non potevo che essere fiero di quel premio, per la mia grande passione d’Africa.
In una indimenticabile notte a San Fele con Gregorio Scalise, dove non veniva mai notte  tra le numerose stelle dell’Universo, vissi una delle più belle e indimenticabili notti di Poesia.

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Pubblicato il 20 Maggio 2020
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