Sono morti per curarci, i loro nomi per sempre nei nostri cuori
L'elenco dei sanitari deceduti durante l'adempimento del loro servizio pronunciato nel corso di una cerimonia nel Sacrario del Tempio votivo dei medici d'Italia
Una lista di 154 nomi e cognomi pronunciati lentamente, uno dopo l’altro a cui se ne sono aggiunti molti altri, di operatori sanitari caduti in servizio scanditi in silenzio all’interno di un sacrario sorto di fianco all’unico tempio votivo dei medici d’Italia, consacrato il 25 agosto 1938 dal vescovo di Como monsignor Alessandro Macchi ed elevato alla dignità di santuario il successivo 3 settembre.
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Sorge nel cuore di Duno, nelle valli del nord, verdissime e ancora silenziose, borgo con poco più di cento abitanti che ospita il tempio dei medici a cui si era poi aggiunto il sacrario, inaugurato il 5 maggio 1940.
E proprio oggi ricorreva l’ottantesimo di questa data che solo fino a pochi mesi fa rappresentava un’occasione per ricordare l’importanza di una professione che ogni giorno combatte contro la morte.
Ma quest’anno è stato diverso.
E l’anniversario diventa ricorrenza del dolore perché l’elenco dei medici da ricordare a due mesi e mezzo dall’inizio della pandemia è lunghissimo.
Una crisi sanitaria che non ha risparmiato nessuno e ha colpito duro proprio la categoria più esposta, tanto che al primo posto fra i nomi letti ieri pomeriggio c’era proprio quello di Roberto Stella, presidente dell’ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Varese morto l’11 marzo e che fino a pochi giorni prima del ricovero al Sant’Anna di Como era in prima linea contro il virus: visite, ricette, consulti sempre a rischio contratto col virus, che gli è stato fatale.
Un nome a cui si è aggiunto un elenco lunghissimo durante una breve benedizione in ossequio ai caduti ma anche alle norme legate al distanziamento sociale e che ancora impediscono gli assembramenti.
Ai 154 medici deceduti in servizio si sono sommati i nomi di un tecnico radiologo, di 16 farmacisti, di due ostetriche, di 50 infermieri e 7 fra operatori e volontari del soccorso della Croce Rossa Italiana.
Un’ecatombe nei numeri, che continua a lasciare il segno e ricordata anche da Papa Francesco nell’introduzione della messa da Santa Marta nella «domenica del Buon Pastore», quando il pontefice ha rivolto una preghiera per i «tanti pastori, più di 100, e i 154 medici» che in Italia sono venuti a mancare in atto di servizio, per curare «il bene della gente» durante l’emergenza coronavirus.
Dal 1940 al 2000 nel sacrario vennero incisi nomi di 680 medici e dal 2003 l’Ordine dei Medici di Varese si è impegnato anche economicamente a seguire e a curare le iscrizioni, e anche per via del poco spazio sulla lapide ha deliberato di ricordare nel sacrario solo i nominativi dei medici che hanno sacrificato la loro vita in situazioni di rilevante impegno professionale.
Un appuntamento che si ripete ogni anno nel mese di ottobre e che quest’anno vedrà l’iscrizione proprio del presidente Roberto Stella, fra i tanti scomparsi per aver dedicato la vita agli altri.
Francesca Boldrini, storica locale e componente del direttivo del Centro per lo Studio e la Promozione delle Professioni Mediche – e voce della cerimonia di oggi celebrata dal parroco Lorenzo Butti alla presenza delle autorità – sta realizzando una grande biografia dei medici caduti in servizio, «pubblicazione che sarà pronta a ottobre», ha ricordato il segretario dell’Ordine dei medici Daniele Ponti.
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dico la mia; ciò non basta, deve essere eretto un musoleo in memoria di costoro. magari vicino al vittoriano a roma, dove per sempre possa essere celebrata la memoria di queste persone, veri altruisti.