Nell’albergo che non si è fermato mai: la quarantena dell’Hotel Ungheria
Il racconto di Simone Segafredo, ultima generazione di un albergo che opera da oltre 70 anni in viale Borri.

Non tutti gli alberghi sono chiusi da mesi in attesa di tempi migliori. Ci sono dei casi in cui le strutture ricettive non si sono mai fermate: a causa di “turisti” e clienti molto particolari.
Per l’hotel Ungheria e per la famiglia Segafredo, per esempio, la “quarantena” è invece stata molto diversa: «In realtà noi non abbiamo mai chiuso: i codici Ateco non ci impedivano di operare. Il 95% degli alberghi si è però fermato comunque, perchè non c’erano le condizioni e i clienti hanno disdetto le prenotazioni. Noi non ci siamo fermati, nei primi giorni perché avevamo degli ospiti in casa: erano due persone anziane in un momento difficile, cosi siamo rimasti aperti per loro – spiega Simone Segafredo ultima generazione della famiglia che guida l’Hotel da oltre 70 anni – Nel frattempo però ci ha chiamato il Molina, che aveva bisogno di sistemare dieci operatrici sanitarie che, pur essendo domiciliate da queste parti, non potevano tornare a casa per non mettere a rischio i famigliari. Loro sono state qua oltre un mese. Poi abbiamo aderito alla convenzione di regione Lombardia per l’ospitalità dei medici che venivano nella regione: sono arrivati sei operatori, in supporto soprattutto per l’esecuzione dei tamponi domiciliari, in arrivo da ogni parte d’Italia: Napoli, la Sardegna, Roma, Palermo e Genova. Per tutti, abbiamo anche organizzato la cena, contrariamente quando facciamo di solito: dei delivery fatti con un accordo con il Cuor di Sasso e la Paranza. Poi è arrivata la fase due e qualche azienda legata al mondo della cantieristica si è riaffacciata: e cosi siamo arrivati ai giorni nostri».

Per quanto ovviamente ai minimi termini, l’attività dell’hotel di viale Borri, che sta in una posizione strategica tra l’spedale di Circolo e la sede di Ats, non si è quindi mai fermata. Grazie anche alla struttura organizzativa dell’hotel: «E’ stato possibile mantenerci aperti innanzitutto perchè siamo un hotel a conduzione famigliare: abbiamo messo in cassa integrazione tutti e ci siamo rimboccati le maniche noi».
A quel punto si trattava di riorganizzare il lavoro e l’accoglienza: «Ci siamo attrezzati con mascherine e separatore in plexiglas in reception e guanti al tavolo. Per la colazione noi invitiamo a farla in camera, ma c’è chi preferisce comunque farla nella sala comune, cosi abbiamo distanziato ulteriormente i tavoli, che erano in realtà già piuttosto distanti tra loro, e per chi vuole serviamo li. Per quanto riguarda le pulizie, stiamo particolarmente attenti alla sanificazione, seguendo il protocollo che ha stilato Federalberghi. e puliamo continuamente le maniglie».
Per il resto: «Si naviga un po’ a vista: con l’Associazione stiamo cercando di fare chiarezza, per interpretare al meglio le direttive dei decreti per le aziende – spiega Segafredo, che è anche vicepresidente di Federalberghi Varese – Anche perchè cominceremo a riprendere un po’ tutti, per quel che sarà possibile. Nell’estate punteremo su quello che ormai chiamiamo “Il turismo di prossimità”»
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