I pensionati di Cgil, Cisl e Uil contestano Fontana: “In sanità il privato non è più così bello?”
I tre segretari regionali Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Emanuele Ronzoni contestano il modello lombardo: «Il 49 % del totale dei morti per coronavirus è avvenuto nella nostra regione»
«Le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione Lombardia sono inaccettabili». I segretari regionali delle federazioni dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil contestano ad Attilio Fontana il modello sanitario lombardo e «l’abitudine del governatore a non far coincidere parole e agito».
Secondo il sindacato dei pensionati il modello sanitario lombardo, a distanza di 5 anni dalla legge che l’ha istituito, ha dimostrato tutte le sue debolezze e le sue lacune. Il coronavirus avrebbe dunque messo a nudo la debolezza del sistema sanitario della Lombardia regione che ha avuto oltre 15.000 morti, soprattutto tra gli anziani.
«Quando Fontana afferma che si stava già rafforzando la medicina del territorio, omette di dire che il percorso di attivazione della rete territoriale assistenziale ci è stato presentato nel mese di luglio dello scorso anno e poi, inspiegabilmente, tutto si è fermato – affermano Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Emanuele Ronzoni, rispettivamente delle segreterie di Spi, Fni e Uilp. L’unica cosa che è stata fatta da luglio all’inizio del 2020 è stata la riorganizzazione della rete ospedaliera, attraverso chiusure di reparti e riduzioni di servizi, senza compensare i tagli con interventi sul territorio».
«Noi, in rappresentanza del sindacato pensionati, abbiamo più volte e in tantissime occasioni fatto presente a Regione Lombardia le criticità di quel percorso che rischiavano, ancora una volta, di rivelarsi un fallimento come lo è stato il modello di “presa in carico” dei malati cronici avviato nel 2018. Nessuna attenzione è stata prestata da Regione Lombardia ai nostri contributi e il risultato, purtroppo, si è visto nell’emergenza».
Il sindacato dei pensionati incalza la Regione anche sui decessi avvenuti nelle rsa. «È quantomeno stucchevole – dicono i tre segretari – il continuo rimpallo di responsabilità tra Regione Lombardia ed i gestori delle RSA. Il presidente dice che il compito della Regione è controllare il rispetto dei protocolli. Ci dica allora se questo è avvenuto e come. Sempre il presidente Fontana scarica le responsabilità sulle Rsa, asserendo che si tratta di enti privati, confermando la critica più forte che abbiamo sempre fatto».
«Privatizzare la salute dei cittadini, facendola diventare occasione di profitto è stato un errore – dicono ancora i Pensionati di Cgil, Cisl e Uil – ora implicitamente riconosciuto dallo stesso presidente. Si dice, mentendo, che quello che è successo in Lombardia è successo nel Belpaese».
In Lombardia i decessi per coronavirus sono stati il 49% del totale avvenuti in Italia, mentre i tamponi effettuati sono stati solo il 19% del totale eseguito. «In questo modo è venuta meno un’azione di sorveglianza attiva e di contenimento della pandemia. Di fronte alle vite spezzate e al dolore dei famigliari, bisognerebbe avere l’umiltà di ammettere gli errori e soprattutto la volontà di porvi rimedio».
Secondo il sindacato di categoria, la Regione Lombardia non avrebbe mai risposto alle numerose richieste sindacali di convocazione sul tema Rsa.
«L’autoreferenzialità porta inevitabilmente a commettere errori, che invece potevano essere evitati, o quantomeno contenuti e che invece rischiano di ripresentarsi, visto che veniamo a sapere dalla stampa che sono stati istituiti due tavoli di lavoro sulla fase 2 nelle Rsa e sulla disabilità con le associazioni dei gestori, escludendo ancora una volta chi rappresenta gli anziani e i non autosufficienti».
«Alla magistratura la verifica delle responsabilità penali che si dovessero accertare – concludono Zanolla, Didonè e Ronzoni -, alla politica verificare la responsabilità di chi ha gestito la sanità in Lombardia e ha gestito l’emergenza sanitaria, che non può e non deve essere insabbiata».
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