Dopo il primo weekend “da brivido” i gestori della Movida cercano un fronte comune con l’Amministrazione
Gli esercenti del centro storico fanno il bilancio del fine settimana appena trascorso. martedì 26 alle 12 nuovo incontro tra comune, locali e forze dell'ordine
E’ stato un weekend difficile ma non impossibile per i gestori dei bar della “Movida” varesina, che sta prevalentemente tra via Cavallotti e via Cattaneo e prende vita dal dopocena fino a notte inoltrata.
Il primo fine settimana di “libertà” ha coinciso con un iniziale assalto ai locali, ma dopo i primi problemi è stato possibile contenere l’eccessivo entusiasmo, e la scarsa attenzione alle prescrizioni Covid, dei giovani clienti. Risultato: una nuova chiusura dei locali sembra un opzione più lontana, grazie anche al costante lavoro di adattamento dei gestori.
«Il nostro lavoro in questo momento è complesso: è tutto nuovo e molto snaturato dall’emergenza – Spiega Fabio Maroni, proprietario di Ultimo, in via Cattaneo – I bar e il distanziamento sociale decisamente non vanno d’accordo, quindi l’adattamento è difficile. Comunque per senso di responsabilità, perchè ci teniamo a lavorare, perchè vogliamo farlo seguendo le regole, tutti noi ci siamo organizzati. Io sono più fortunato degli altri, perchè sono proprietario di un bar che è all’interno di una corte: di fatto, “chiudiamo dentro la gente” e la governiamo noi. In particolare, noi avevamo un tavolo all’ingresso e facevamo entrare solo quelli che ci stavano, secondo le nuove regole: gli altri dovevano aspettare. Ma non per tutti è cosi: chi ha il baretto che si affaccia sulla strada ha poco da fare, e in effetti so di locali che hanno avuto maggiori difficoltà, e in un contesto che, onestamente, era da considerare pericoloso».
Fabio però ha un rammarico: «Quello che è successo in questo weekend era scritto sulla carta già da marzo, dall’inizio della quarantena – spiega – Non si poteva pensare che dopo oltre due mesi chiusi in casa, i ragazzi appena possibile non avrebbero provato a rifare quello che avevano sempre fatto. E non era nemmeno pensabile che si muovesse solo una parte di quelli che uscivano prima: ci avrebbero provato tutti. Di più: i primi a farlo sarebbero stati di sicuro i più giovani, i piu indisciplinati. Eppure, malgrado fosse una cosa semplice da immaginare, nessuno – non dico a Varese, ma in tutta Italia – ha cercato di affrontarlo prima. Troppo facile poi, a posteriori, dire che la movida è incivile: noi facciamo quello che possiamo, ma certi atteggiamenti sono difficili da governare da soli».
Una visione più particolareggiata del weekend l’ha fornita Paolo Zanforlin, storico gestore de l’Uva Rara in via Cavallotti: «Venerdì eravamo pronti, ma non erano pronti gli avventori, i giovani clienti in particolare. C’è stato un afflusso davvero importante, dalle dieci di sera in poi, di giovani e giovanissimi, che non erano per nulla attenti alle disposizioni. Quando vedevo certe cose il mio primo pensiero era: “Ma sti benedetti ragazzi sono stati su Marte, finora?”. C’è un aneddoto che rende l’idea della serata: io all’ingresso del locale insieme a una pattuglia della polizia, al lavoro come noi per controllare la situazione. Mentre mi chiedono come sta andando, passano quattro ragazzi belli come il sole, sereni come non mai, vestiti come se fossero a Formentera. Senza mascherina. Il poliziotto li ferma, e chiede loro “Ma vi sembra il caso?” la risposta, disarmante, è stata: “Scusi, qual è il problema?”: c’e molto da lavorare anche sull’informazione e sulla cultura, perchè la sensibilità, specie nei giovani, è davvero scarsa. Poi per l’amor del cielo, ne abbiamo visti anche di molto ligi, certi casi però facevano cadere le braccia».
E il resto del weekend, invece, come è andato? «Sabato, grazie anche a un tempo un po’ più freddino, c’era gente ma siamo riusciti a gestirla bene: diciamo che siamo stati cosi bravi che non si sono fermati da noi. Sono finiti in piazza Monte Grappa, e in corso Matteotti: molti vanno in giro con gli zaini pieni di birre, quindi in questo caso i bar c’entrano poco. Comunque anche domenica è andato tutto bene».
UN INCONTRO TRA ESERCENTI, COMUNE E FORZE DELL’ORDINE PER GESTIRE IL PROSSIMO WEEKEND
Domani, martedì 26 maggio, a mezzogiorno è convocato in videoconferenza un nuovo tavolo cui parteciperanno il Comune, le Forze dell’ordine e i rappresentanti degli esercenti. «Allo studio – spiega Palazzo Estense – non ci sarà soltanto quanto accaduto nell’ultimo weekend e le misure da prendere per evitare assembramenti nei prossimi fine settimana. Gli esercenti, dopo la richiesta del Comune, porteranno le loro proposte per garantire la massima sicurezza. Con queste sul tavolo analizzeremo le ipotesi per il futuro, guardando oltre alla situazione contingente dettata dal coronavirus. L’obiettivo è quello di lasciare a Varese, anche a emergenza finita, le linee guida per una movida davvero sicura e che sia in grado di garantire giovani, famiglie ed esercenti».
«Stiamo preparando le nostre proposte, che presenteremo al tavolo di domani: di certo sia noi che le autorità consideriamo le restrizioni d’orario solo come una estrema ratio – spiega Zanforlin – Cerchiamo di trovare soluzioni per continuare a lavorare, ma piu serenamente e con responsabilità: oltre al contenimento dei clienti, stiamo anche chiedendo tolleranza zero tra quelli di noi che non facessero tutto quello che è richiesto. Noi vogliamo fare le cose fatte bene: tant’è vero che eravamo già pronti noi, autonomamente, a chiudere i locali sabato se le cose fossero diventate ingestibili. La coscienza da parte nostra è altissima».
Tra le idee emerse nelle ultime ore, a favore di una maggiore sicurezza, ci sono un presidio fisso a metà di via Cavallotti a partire dalle dieci di sera e la chiusura degli accessi alle estremità di via Cattaneo e via Cavallotti. Altre però sono le ipotesi in campo: quali saranno quelle prescelte lo si saprà nel pomeriggio di martedì.
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