In provincia il Fondo di solidarietà bilaterale artigiano ha assistito oltre 12mila lavoratori

La “cassa artigiana” ha agito in anticipo rispetto al decreto Cura Italia. Colombo: «Interventi rapidi ed efficaci: tutelata la salute dell’economia»

Generico 2018

Quasi 3.400 domande presentate da altrettante aziende della provincia di Varese, per un totale di 12.355 lavoratori coinvolti. Sono i numeri, aggiornati al 30 aprile, del Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (Fsba) che, in considerazione dell’elevata incidenza del settore sul territorio, riflettono con forza il peso della crisi scatenata dalla diffusione del Coronavirus e dal lockdown disposto per arrestarne la diffusione.

Un Fondo che, per primo, ha messo in moto le macchine a sostegno del reddito, ben prima che entrassero in vigore le norme del Dl Cura Italia. Risale infatti al 26 febbraio la firma tra le parti sociali e le associazioni datoriali – tra le quali Confartigianato – per attivare l’intervento connesso alle sospensioni delle attività aziendali, la cui attivazione è stata poi deliberata il 2 marzo dalla residenza di Fsba. «Una lungimiranza – commenta il direttore generale di Confartigianato Artser, Mauro Colombo – che ha consentito a noi di muoverci con grandissima rapidità, preservando il più possibile lo stato di salute del corpo economico della provincia di Varese».

L’intervento di Fsba ha previsto in una prima fase una dotazione di 20 settimane (poi scese a 9 come da disposizioni del Dl Cura Italia, ndr) di sostegno aggiuntive alla dotazione ordinaria già esistente per tutte le imprese iscritte a Fsba con causale Coronavirus consentendo di recuperare retroattivamente anche le assenze dei lavoratori dal 23 febbraio.

La tempestività dimostrata nel contesto della bilateralità, e la comprensione immediata della portata del problema, ha consentito di attuare azioni simili nell’ambito del Decreto Cura Italia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 marzo. «La bilateralità artigiana ha agito con fondi propri, senza attendere risorse dal Governo e ci ha permesso di avviare le pratiche con celerità, così da anticipare il più possibile i pagamenti» rimarca Colombo, ricordando che Fsba ha iniziato il 22 aprile la liquidazione delle prestazioni di sostegno al reddito, che quelle relative al mese di febbraio sono sui conti correnti dei lavoratori interessati e quelle di marzo sono in chiusura in questi giorni. «Un risultato che non ha pari per quanto riguarda la cassa in deroga e le casse integrazioni» sottolinea ulteriormente Colombo, che ha un osservatorio privilegiato. Delle 3.376 pratiche della provincia di Varese, infatti, i consulenti del lavoro e i professionisti di Confartigianato Artser ne hanno espletate il 35%. «Certo, qualche ritardo e qualche criticità relativa al programma telematico di inserimento delle domande ci sono stati – come con tutti i sistemi informatici degli istituiti – ma prima ci si è riusciti a muovere, meno si è andati a intasare il sistema e meglio si è riusciti a rispondere a un enorme bisogno di liquidità da parte di tante lavoratrici e di tanti lavoratori del nostro territorio, per i quali le imprese del comparto artigiano hanno chiesto cura e attenzione massimi» aggiunge Claudia Chiuppi, avvocato e responsabile del servizio Gestione del personale, in prima linea dell’espletamento delle pratiche per la cassa integrazione artigiana. Pratiche effettuate gratuitamente ai clienti paghe e a tariffe agevolate per gli associati, in considerazione della difficoltà del momento.

A conti fatti, comunque, il bilancio resta significativo: «La provincia di Varese ha sofferto e sta soffrendo ancora. Le domande a livello nazionale sono state 184.884 (692.797 lavoratori); quelle in Lombardia 35.974 (140.257 lavoratori). Varese si colloca al quarto posto su scala regionale dopo Milano, Brescia e Bergamo, con un numero di lavoratori coinvolti pari all’8,8% del totale: non pochi e, comunque, non da sottovalutare in quanto a benessere sociale. E ciò, a dimostrazione della consistente incidenza delle piccole e medie imprese dell’artigianato sul territorio» conclude Colombo.

I consulenti del lavoro replicano al sindacato: “Il sistema del Fondo di solidarietà è inadeguato”

 

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Pubblicato il 06 Maggio 2020
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