“All’ufficio collocamento mirato uffici vuoti, mail e telefonate senza risposta”
Mattia, 26 anni e una disabilità al 55%, da mesi prova a contattare l'ufficio di collocamento dedicato ai disabili senza mai ricevere risposte a mail e telefonate: "Oggi sono andato negli uffici che erano aperti ma senza nessun dipendente"
«Ho chiamato, mandato mail, sono anche andato di persona negli uffici ma non c’è nessuno a potermi dare una risposta». Dopo settimane di tentativi, stamattina, Mattia è andato di persona all’ufficio di Varese del Centro per l’Impiego e Collocamento Mirato Disabili ma quello che si è trovato davanti è il vuoto. Lui, 26 anni e una disabilità al 55%, è stato una delle prime vittime del Coronavirus. Ma il ricollocamento appare più difficile del previsto.
«Nei primi mesi di quest’anno avevo trovato un lavoro in Svizzera -racconta- ma quando le frontiere sono state chiuse mi hanno licenziato. Così in queste settimane in casa mi sono mosso per trovare un nuovo lavoro. Esiste un ufficio dedicato proprio al collocamento dei disabili e quindi ho provato a passare tramite questo ente della Provincia. Ma telefonate e mail non hanno mai ricevuto risposta, al punto che ho pensato di avere indirizzi e numeri sbagliati. Così stamattina ho deciso di andare lì di persona trovando uffici aperti ma senza nessuno dentro. Io avrei potuto girovagare liberamente prendendo tutto quello che volevo».
A quel punto, fuori da quella porta a vetri, ha raccolto tutta la frustrazione di questa odissea per la ricerca di un lavoro nel video che potete vedere in questo articolo. «Io vorrei solo avere la lista delle aziende che stanno cercando lavoratori come me perchè ho voglia di lavorare» dice, mentre l’ente che dovrebbe aiutarlo sembra irreperibile.
«La porta era aperta perchè lì oltre al Centro per l’Impiego e Collocamento Mirato Disabili ci sono anche altri settori -spiega Mattia Premazzi, consigliere delegato al lavoro della Provincia di Varese-. Bisognerà verificare però perchè quegli uffici erano aperti e non presidiati». Premazzi sottolinea anche come «parlo con il settore tutte le settimane e posso garantire che i funzionari sono operativi al punto che in queste settimane di smart working abbiamo anche gestito l’inserimento lavorativo di 10 persone» e che i numeri di telefono sono disattivati. «Il cartello sulla porta risale alle prime fasi dell’emergenza ma poi, quando è stato attivato lo smart working, i numeri di telefono non potevano più essere gestiti e per questo abbiamo pubblicato un annuncio sul sito della Provincia». Nessuno però, prima di lasciare gli uffici, ha tolto quel cartello, staccato fisicamente i telefoni o aggiornato la segreteria telefonica. In ogni caso «se alla mail nessuno ha risposto questo è un problema e ce ne assumiamo le responsabilità. Faremo delle verifiche e contatterò personalmente questo ragazzi in modo che possa avere accesso a tutti i servizi di cui ha diritto».
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Sarò cinico ma, per esperienza personale avuta negli anni scorsi, ero e sono convinto che i Centri per l’impiego servono esclusivamente per dare un impiego a chi dovrebbe trovarlo per altri.