Mascherine donate e in produzione al Carcere dei Miogni
Consegnate 500 mascherine donate dall'associazione Sol.Id: il garante regionale dei detenuti Carlo Lio promette anche due macchine da cucire
Accade nel migliore dei casi che una donazione ne chiami un’altra. Così è successo nella mattinata di oggi, mercoledì 10 giugno, quando il garante regionale dei detenuti Carlo Lio ha consegnato al carcere di Varese 500 mascherine e 40 flaconi di gel igienizzante donati dall’associazione Sol.Id, che negli ultimi mesi ha regalato mascherine a penitenziari e ospedali di tutta Italia.
Ad accogliere il gesto di generosità anche il prefetto Dario Caputo, il questore Giovanni Pepè e l’assessora alle pari opportunità Rossella Dimaggio, invitati dal direttore del carcere cittadino, Carla Santandrea, a visitare il laboratorio istituito il mese scorso all’interno del penitenziario per la produzione di mascherine utilizzate dal personale carcerario, dai detenuti e dai visitatori.
“Il laboratorio è stato realizzato un mese fa grazie alla donazione, da parte di una azienda, di alcune grandi bobine del tessuto con cui vengono realizzate le mascherine chirurgiche”, racconta la dirigente del Carcere. Da qui l’idea di produrne autonomamente, all’interno della casa circondariale grazie a quattro detenuti volontari, due macchine da cucire e un “arnese” autoprodotto per realizzare le piegature del tessuto.
Visitando il piccolo laboratorio il garante dei detenuti ha proposto di donare altre due macchine da cucire ai Miogni, per sostenere l’iniziativa e permettere che il laboratorio possa coinvolgere più persone.
Le mascherine prodotte in carcere vengono utilizzate dai detenuti (61 al momento, una ventina in meno rispetto all’inizio della pandemia, nonostante qualche nuovo ingresso nelle ultime settimane), dagli agenti di polizia penitenziaria (80 persone in tutto) dal restante personale e anche, eventualmente dai visitatori, riammessi nella struttura due settimane fa. “Ma con regole molto più restrittive – precisa la direttrice del carcere – solo un familiare per detenuto, massimo 3 visitatori all’ora e colloqui rigidamente separati da plexiglass”.
“Fortunatamente non ci sono state particolari tensioni a causa delle restrizioni per il Covid19 – prosegue la Santandrea – abbiamo sempre condiviso ogni nuova misura con i detenuti, spiegando necessità e protocolli, incluso il tampone e la quarantena obbligatori, in una zona ben determinata del carcere per i nuovi ingressi”.
Settimana prossima nel carcere dei Miogni si tornerà anche a dire messa, mentre Lio assicura che renderà telematico lo sportello del garante dei detenuti, sfruttando la stessa piattaforma online con cui in questi mesi i detenuti hanno potuto mantenere i contatti con i loro familiari, in maniera che il servizio sia più immediato e di più facile accesso.
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