Moglie, mamma, donna: I miei pensieri in quarantena
Il racconto di Annalisa: "Spesso parlando con amici e colleghi dicevo “il mio lavoro mi ha anestetizzato al dolore”. Invece quella sera ho pianto. Mi sentivo sola, persa. Non ho mai provato una sensazione così forte di smarrimento"
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Di seguito la storia di Annalisa.
Inizialmente l’idea di stare tutti insieme mi allettava. Finalmente, la famiglia si ricompone tanto tempo per recuperare le relazioni, giochi, passione così è stato, almeno inizialmente! Successivamente, come si dice” il gioco si è fatto duro”.
Dalla televisione arrivavano notizie apocalittiche… sembrava che tutto ciò non stesse capitando, invece lentamente accadeva. La realtà si trasformava!!! Cosa stava diventando? D’accordo con mio marito ci siamo concessi solo un tg, quello della sera, poteva bastare! Per il resto del giorno, televisione spenta, al massimo la radio che almeno tra una notizia e l’altra, manda della buona musica. La sera, arrivava con le sue angosce per non parlare della notte…dove nuovamente l’ansia prendeva tempo e spazio al sonno.
Delle notti io e mio marito ci addormentavamo mano nella mano.Un gesto intimo, dolce, necessario a farci coraggio, comunque sarebbero andate le cose. Mai avremmo immaginato di dover affrontare un periodo così, nonostante la vita negli ultimi anni non ci abbia risparmiato dolori e preoccupazioni.
I nostri ragazzi durante il giorno si movevano, da una stanza all’altra, come animali in gabbia, alla ricerca anche loro di una nuova dimensione di vita. Quale? Non sempre come genitori riuscivamo ad essere forti, spesso facevamo trapelare il nostro smarrimento.
Quando mi alzavo alla mattina, aprendo le finestre del mio salone, mi assaliva il silenzio, l’immobilità. Mi sembrava di essere la comparsa di un quadro.
A volte, dal mio balcone, incrociavo il timido sguardo di qualche persona che di buon mattino rubava una breve passeggiata solitaria. I nostri sguardi si incrociavano, quasi desiderosi di riconoscersi come esseri umani e di comunicarci l’identica paura per quello che accadeva. Nessuno dei due riusciva a parlare. Neanche un saluto di cortesia. Solo occhi.
Una sera, esasperata dall’attesa, dalla quarantena, dall’immobilità dalle cose sempre uguali, perché diciamolo stare insieme tutti in casa è stata una forzatura. I rapporti si saranno anche rinsaldati ma traversando tante tempeste. Beh…quella sera sono uscita! Per le strade di campagna davanti a casa mia. Li ho potuto piangere come non mi capitava di fare da tanto tempo, forse anni.
Spesso parlando con amici e colleghi dicevo “il mio lavoro mi ha anestetizzato al dolore”. Invece quella sera ho pianto. Mi sentivo sola, persa. Non ho mai provato una sensazione così forte di smarrimento. Mi sono appoggiata ad un muretto e ho respirato cercando di calmarmi, di trovare un punto nella mia mente da cui partire. Intanto, respiravo gli odori del bosco, buoni, che da sempre accompagnano la mia vita e di come mutino da una stagione all’altra. Ascoltavo il silenzio, per fortuna rotto da voci e piatti di qualche casa vicina, i grilli, le rane… briciole di vita arrivavano alle mie orecchie. Ho alzato gli occhi ho visto le stelle, tante, mi sono detta è la vita che bella!!! Devi resistere…
Annalisa Landoni, Vedano Olona
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