“Il Comune deve investire per ammodernare la Moriggia e salvarla”
Il Pd chiede all'amministrazione di prendere le risorse dai progetti per polo culturale e piazza stazione e usarli per la piscina. "Deve tornare appetibile per un nuovo gestore, si rischia di perdere definitivamente gli utenti"
«Investiamo subito sulla Moriggia, per salvare 45 anni di storia e rendere l’impianto appetibile per un nuovo gestore». Due giorni dopo la commissione sul nuovo bando per riaprire la piscina (speranza: metà luglio), il Partito Democratico di Gallarate lancia la sua proposta operativa per la piscina cittadina.
La proposta è chiara: «L’unica possibilità è investire sull’impianto, perché è un’emergenza» dice Margherita Silvestrini. E come si fa? «L’Amministrazione deve prevedere un contributo straordinario ad Amsc per avviare le opere sulla piscina» continua il capogruppo Giovanni Pignataro.
Da dove si prendono i soldi? «Anziché fare pezzi di piazza o del polo culturale, investirei sull’impianto per salvarlo» chiarisce Silvestrini. «Non stiamo dicendo all’amministrazione di rinunciare ai suoi progetti, ma di rinunciare all’investimento in questo momento storico». Anche perché, sottolineano i dem, l’utenza della zona si sta già fidelizzando verso altre realtà vicine (come Somma o Cassano).
Quanto servirebbe? Il Pd prende a riferimento il progetto redatto nel 2015, presentato nell’ottobre di quell’anno e poi messo da parte dopo il cambio di amministrazione. In quel caso il progetto («curato da un professionista esperto di piscine, scelto fuori da Gallarate, a differenza di quanto accadeva sotto altre amministrazioni») prevedeva una spesa minima di 700mila euro per risolvere i principali nodi problematici dell’impianto, vale a dire l’accumulo di umidità per inefficiente ricambio dell’aria e i costi energetici troppo alti. Ora: per il Pd 700mila euro resta un valore credibile di investimento, che consentirebbe di ammodernare la piscina e renderla appunto appetibile per un nuovo gestore. «Poi ci sono altri lavori che si può pensare di far in seguito in project financing, trovando un partner credibile».
Fin qui la proposta, messa nero su bianco.
Poi però i dem tornano anche alla carica della gestione da parte della maggioranza guidata da Andrea Cassani. «La situazione attuale della piscina non è una fatalità tragica, ma è la conseguenza di scelte effettuate dal sindaco Cassani» attacca Pignataro.
«L’ultima relazione fatta in commissione fa emergere esigenze che erano evidenti almeno dall’ottobre del 2015». La data non è casuale: è il periodo in cui l’amministrazione Guenzani presentò un primo progetto di rinnovo, che peraltro raccolse anche un certo plauso dalle file del centrodestra (gli articoli dell’epoca riportano un giudizio positivo di Donato Lozito e Giuseppe De Bernardi Martignoni). Il progetto individuava due problemi da risolvere: «Puntava a rifare gli impianti di circolazione aria e riscaldamento dell’acqua: questo avrebbe abbassato i costi per l’energia e migliorato le condizioni di umidità, quelle che hanno poi causato caduta controsoffittatura nel 2018»
Nell’estate del 2016, dopo la vittoria del centrodestra, il sindaco ha «sostituito Spairani con Campari» e la gara del progetto si blocca (con le buste ancora chiuse). «A novembre Forza Italia lancia “l’operazione verità”, l’assessore Carù dice che ci sono gravi irregolarità nella gara, arriva la Finanza e nasce un procedimento a carico dell’ingegner Spairani, indagato per due anni: la sua posizione verrà però archiviata, perché nulla di irregolarità. I soldi previsti per la Moriggia furono girati per asfaltature».
La scelta politica di accantonare la gara (risultato regolare) ha «causato così i problemi al controsoffitto del 2018 e le successive difficoltà a trovare un gestore disposto a investire su un impianto rimasto energivoro e vetusto». Una catena di problemi che prima ha comportato mesi di chiusura (nella foto di apertura dell’articolo) e oggi lascia l’estate gallaratese priva dell’impianto, denunciano dal Pd.
«Questa amministrazione si caratterizza per la costante tendenza a non scegliere, a rinviare, spostare avanti i problemi. Se si fosse andati avanti con l’appalto, oggi avremmo un impianto ristrutturato e magari oggi sarebbe in gestione a un partner affidabile , in grado di fornire un servizio pubblico alla città» conclude Silvestrini. Che contesta a Cassani «incapacità decisionale ed immobilismo» su questa come su altre partite, come quella dell’inceneritore Accam».
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