Sentinelle, velocità e precisione: la strategia contro il ritorno del Covid
Grandi aziende e scuole: passerà dai centri con assembramenti la battaglia contro il virus. Oltre ad Ats sono coinvolte le tre ASST: Sette Laghi, Valle Olona e Lariana
Grandi aziende e scuole: passerà dai centri con assembramenti la battaglia contro il coronavirus. Dall’autunno prossimo, per evitare che si registri una nuova ondata di malati, si dovrà lavorare molto in anticipo realizzando una macchina perfetta che individui e isoli possibili focali.
TEST SIEROLOGICI E TAMPONI
«Ci stiamo preparando e stiamo testando il sistema di rilevamento e contenimento – spiega Marco Magrini, a capo dell’Unità di Crisi sul Covid19 creata in Ats Insubria – Fino a metà luglio, intendiamo sottoporre a screening sierologico circa 18.000 persone, di cui 12.000 nel Varesotto e 6000 nel Comasco. Sono le categorie individuate dalla normativa: forze dell’ordine, sanitari, medici di base, disabili che rientrano in struttura. Dal momento in cui li testiamo passano circa 24 ore prima di avere il risultato. Nel caso fosse positivo, parte subito la convocazione per il tampone naso faringeo che avviene il giorno dopo, con l’esito che arriva nel giro di 24 ore».
Oltre ad Ats che fa circa 400 indagini al giorno nella sede della Croce Rossa di via Dunant a Varese, sono coinvolte le tre ASST: alla Valle Olona se ne fanno 100, alla Sette Laghi 120 e 100 alla Lariana.
MEDICI E VETERINARI ADDETTI ALLA GESTIONE DEI CONTAGI
Invocata per settimane in piena pandemia, quando sembrava che non ci fosse il controllo della situazione, oggi Ats Insubria ha costruito una filiera attenta e veloce per la presa in carico: « Abbiamo un software finalmente efficiente – spiega ancora Magrini – e personale dedicato a raccogliere domande per i test che evadiamo in tempi brevissimi. C’è poi un addetto dedicato ai medici di base che hanno un percorso per i loro assistiti, e circa una quarantina di medici che effettuano il controllo di chi è isolato a domicilio in modo puntuale e giornaliero».
Tra i medici volontari che chiamano le persone in quarantena ci sono anche molti veterinari: d’altra parte, lo stesso Magrini è stato nominato pochi giorni fa alla guida del Dipartimento veterinario di Ats: « Non c’è nulla di cui stupirsi – spiega Magrini – come formazione conosciamo molto bene protocolli di sicurezza e la filiera della rete di assistenza. Anche i veterinari hanno imparato sul campo, con l’aviaria. E nella squadra ho tantissime veterinarie molto in gamba, capaci di realizzare delle interviste telefoniche efficaci».
TEMPI DI PRESA IN CARICO E RISPOSTA VELOCI
Si tratta comunque di personale formato per gestire questa nuova e sconosciuta pandemia: « Questa indagine, partita a tappeto tra le categorie segnalate , ci permette di mettere a punto il sistema. Stiamo lavorando molto sui tempi e la velocità. Ieri è emerso l’esito sierologico positivo di alcuni agenti, questa mattina avevano già l’appuntamento per il tampone e domani sapranno il risultato».
LA CODA DELLA PANDEMIA
La velocità e la capacità di mappare tutti i contatti saranno fondamentali: « In questo momento lavoriamo proprio per affinare il sistema – chiarisce il dottor Magrini – siamo nella coda della grande emergenza ma non ne siamo ancora del tutto usciti. Rileviamo ancora sierologici positivi di persone che hanno già superato la malattia, ma troviamo ancora positivi. Il virus sta circolando, meno, con minor forza, ma è in giro. Facciamo in modo di continuare a vivere con cautela e supereremo questo momento così difficile».
I risultati degli attuali test sierologici indicano una positività molto bassa, attorno al 2% ma la media rispetto anche al momento critico è del 20% delle indagini effettuate. Tra i positivi circa il 15% è un potenziale donatore di plasma.
MEDICI DI BASE MA ANCHE DEL LAVORO E DIRIGENTI SCOLASTICI SARANNO SENTINELLE
La filiera dovrà quindi coinvolgere i medici di medicina generale e quelli responsabili in azienda. Nelle scuole dovrà esserci una figura in grado di attivarsi al minimo segnale di contagio: « Come Regione dobbiamo rivedere la parte sulla medicina del territorio che si è dimostrata l’anello debole – aggiunge il presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti – dobbiamo rivedere la Legge 23 pur sapendo che la medicina del territorio è definita da una normativa nazionale. Questo, però, non è più il momento delle scuse o dello scaricabarile. Dobbiamo lavorare seriamente per costruire un nuovo modello. Sono scelte difficili magari, ma non più procrastinabili».
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