Smart working dei frontalieri, esulta il sindacato svizzero: “Un accordo storico”

Tutto il telelavoro svolto dai frontalieri dalla propria abitazione in Italia sarà considerato dalle autorità nazionali come lavoro svolto regolarmente in Svizzera. L’accordo entra in vigore in modo retroattivo dal 24 febbraio 2020

lavoratori frontalieri

«Lo aspettavamo da tempo, ci abbiamo messo l’anima e finalmente è arrivato. I governi di Italia e Svizzera hanno ufficialmente siglato un documento d’intesa sul telelavoro per regolarizzare tutti quei frontalieri che – a causa delle misure di contrasto del Covid-19 – hanno lavorato (e lavorano tuttora) da casa». Così commenta il sindacato Cristiano Sociale ticinese (OCST) l’accordo raggiunto dai due Paesi in tema di telelavoro

Con questa intesa, in via del tutto eccezionale e provvisoria, si accetta che i giorni di lavoro svolti nello Stato di residenza, a domicilio e per conto di un datore di lavoro situato nell’altro Stato, a seguito delle misure adottate per combattere la diffusione del Covid-19, sono considerati giorni di lavoro svolti nello Stato in cui la persona avrebbe lavorato e ricevuto il corrispettivo salario, lo stipendio e le altre remunerazioni analoghe.

Tradotto in parole povere: da quando è scoppiato il Covid-19, tutto il telelavoro svolto dai frontalieri dalla propria abitazione in Italia sarà considerato dalle autorità nazionali come lavoro svolto regolarmente in Svizzera, senza dunque alcuna implicazione sul piano fiscale e previdenziale.
L’accordo entra in vigore in modo retroattivo dal 24 febbraio 2020 (cioè da quando scoppiò l’emergenza in Italia) e varrà almeno fino al 30 giugno 2020, anche se nel documento si dice esplicitamente che verrà rinnovato tacitamente anche dopo quella data fino a quando resteranno in vigore nei due Stati le misure di contrasto al virus. È quindi facile immaginare che gli effetti di questa intesa dureranno per tutto il 2020.
L’OCST esulta per questo risultato storico e fondamentale «che libera dai guai migliaia di
frontalieri i quali sarebbero stati altrimenti costretti a versare il contributo INPS e a vedersi tassati ai fini fiscali in Italia».

Sulla stessa linea d’onda Mirko Dolzadelli, segretario Cisl Frontalieri per la Lombardia, nonché responsabile nazionale Cisl Frontalieri. «Si tratta di un accordo importante – commenta il sindacalista – costruito soprattutto dal confronto nato con le organizzazioni sindacali svizzere, e in particolare l’OCST con cui abbiamo una doppia affiliazione, e con cui sostanzialmente portiamo avanti le stesse battaglie e le medesime richieste per la tutela dei lavoratori frontalieri. Intesa che, insieme alla proroga dell’indennità di disoccupazione Naspi, rafforza le tutele dei frontalieri sia per chi ha necessità di lavorare con lo smartworking, sia per chi, soprattutto, si trovava lasciato a casa perché con contratto a termine. Due misure che dentro il contesto dei decreti legge a tutela del lavoro ne garantiscono una copertura universale, senza che nessuno venga escluso, andando dunque a benefico anche del lavoro frontaliero».

Chi lavora in smartworking non perderà lo status di frontaliere

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Giugno 2020
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