Un brano jazz la colonna sonora del mio dolore
Il racconto di Maura e del suo vissuto nei giorni della pandemia: "Mi sono accesa una sigaretta, infilata le cuffiette e affacciata alla finestra ed ho iniziato ad ascoltare How far can you fly di Luca Flores"
Raccontaci il tuo vissuto nelle giornate della pandemia. Puoi farlo qui.
Finora abbiamo pubblicato diversi contributi di molte persone.
Di seguito la storia di Maura.
-Luca Flores lo hai mai ascoltato? È stato un pianista jazz.
-No, ne ho sentito parlare, ma non ho mai ascoltato nulla.
-Veltroni un giorno entrando in un locale, sentì questo brano struggente e decise di approfondire la conoscenza di questo sensibile e tormentato pianista. Nacque così il suo libro: Il disco del mondo, da cui poi a sua volta nacque Piano solo, un bellissimo film con Kim Rossi Stuart.
-Mandami il brano allora che sono curiosa!
Proseguivano così le mie giornate in quarantena, con scambi di messaggi tra amici, che poco prima del corona virus, avevano dovuto abbandonare l’aeroporto della Brughiera, perché la compagnia aerea per cui lavoravano era stata messa in liquidazione e da un giorno all’altro, avevano dovuto stravolgere tutto i loro piani e con un figlio diciottenne, che è stato l’ultimo del suo gruppo ristretto di amici a riuscire a festeggiare in “pompa magna” il raggiungimento della maggiore età, pochi giorni prima che venisse chiuso tutto e vietato qualsiasi spostamento o assembramento.
Ed ecco che in un pomeriggio piovoso è arrivato il brano tanto atteso, perché voi direte: ma non te lo potevi cercare?
No, i brani se ti vengono inviati dagli amici, hanno un sapore diverso quando li ascolti.
Mi sono accesa una sigaretta, infilata le cuffiette e affacciata alla finestra ed ho iniziato ad ascoltare How far can you fly.
Una pugnalata al cuore, si percepiva la sofferenza, il tormento di questo giovane musicista jazz.
Mentre ascoltavo questo brano, è passato il feretro di una signora che è deceduta lontana dai suoi cari, accompagnato solo dal figlio e sono scoppiata in un pianto che non aveva modo di essere consolato.
Pensavo a tutte le persone che avevano lasciato questa terra in quel periodo e a tutti i loro cari, che non avevano potuto stare loro vicino negli ultimi istanti, che non avevano avuto modo di potersi parlare, di congedarsi che non avevano potuto avere un’ultima parola di conforto.
A tutti loro, ogni sera da allora, rivolgo un pensiero ed una preghiera.
Maura Marcato, Mercallo
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
italo su Doveva stare a Roma e invece girava in auto a Luino: arrestato
Viacolvento su Voto palese per la mozione di sfiducia all'assessore, il sindaco di Busto Arsizio chiede una modifica al regolamento
PaoloFilterfree su Il mio medico di base è andato in pensione e devo cercarmi da solo un nuovo curante
lenny54 su Il mio medico di base è andato in pensione e devo cercarmi da solo un nuovo curante
Federico Facchinetti su Rocco Perla, dai Mastini alla leva in Finlandia. "In tre giorni è cambiato tutto. Amo Varese, vorrei tornare"
Nadia Zorzan su “Disperata per una gomma bucata, salvata da un bambino di 9 anni: Nicolò piccolo meccanico eroe”
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.