Il virus in provincia di Varese è circolato poco: 4 i malati ogni mille abitanti

Attualmente sono ancora 1232 i varesini positivi al Covid19. Lo comunica Ats Insubria che pubblica la fotografia dell'andamento epidemico tra la popolazione con un focus sulle RSA. Più bassa che in altre province l'attività di indagine con i tamponi

test sierologico

Sono  1232 i varesini attualmente positivi al Covid19. È quanto prende noto Ats Insubria, dopo mesi di silenzio sulla fotografia presa dell’andamento dell’epidemia in provincia.

Il totale dei casi fino a oggi è di 3789 di cui, quindi, 2018 sono i guariti e 539 i presunti decessi per coronavirus che rappresentano il 12,22% dei casi totali.

Considerando che la popolazione residente è di 890.768 persone, il tasso di infezione nel Varesotto è di 4,25 ogni mille abitanti. La media regionale è di 9,10.

La nostra provincia, quindi, insieme a quelle di Como e Monza e Brianza è quella dove il virus ha avuto la minor diffusione.

L’attività di indagine, comunque, continua secondo un modello ormai a regime. Fino a oggi, i tamponi eseguiti sono in tutto 55.209: di questi quelli positivi sono stati 6206. Non si tratta di casi differenti in quanto le persone sottoposte a indagine, magari più volte, sono state 30.775 cioè 34,5 residenti ogni mille contro la media regionale di 53, quindi più basso rispetto al resto della Lombardia anche in ragione del tasso epidemico inferiore del 43% rispetto al territorio regionale.

Ars Insubria spiega: « Va sottolineato che, nella fase iniziale dell’emergenza, Regione Lombardia ha ripartito la disponibilità dei laboratori, dei tamponi e dei reagenti, che come noto erano limitate, in modo difforme, dando priorità alle zone più colpite. ATS Insubria, proprio in virtù dei numeri esigui di diffusione del contagio, ha potuto contare su slot molto limitati. Una volta acquisita da Regione Lombardia una maggiore disponibilità con l’accreditamento di nuovi laboratori, si è incrementato il numero di tamponi settimanali, evadendo rapidamente tutte le richieste».

Dall’inizio di maggio, anche i medici di medicina generale e le USCA, le unità speciali di continuità assistenziale , possono richiedere i tamponi per i propri assistiti. Dall’attivazione del servizio, fino a metà giugno gli interventi a domicilio sono stati 415 mentre il monitoraggio telefonico a domicilio ha seguito 1220 pazienti.

In merito alla grave situazione che si è creata all’interno di molte residente per anziani, Ats Insubria ricorda che si tratta di strutture private con propria direzione sanitaria in grado di muoversi, quindi, con autonomia all’interno del sistema sanitario. Non nega, però, che ci siano state difficoltà a reperire i tamponi, difficoltà che la stessa Agenzia ha tentato di rimediare chiedendo un intervento specifico a Regione Lombardia che ha destinato parte della dotazione di esami e di dispositivi di protezione al circuito socio assistenziale.
Dal 31 marzo al 12 giugno, nelle RSA sono stati eseguiti 4523 tamponi. Dopo l’iniziale vuoto e gli appelli ad attivare canali preferenziali per queste comunità delicate, era stato predisposto un programma di controlli a tappeto all’interno delle RSA, con la consegna di tamponi che venivano effettuati da personale interno e processati da laboratori che ciascuna realtà doveva trovarsi. Un programma che prevedeva la consegna di una ventina di provette alla settimana e che ha richiesto del tempo per avere un quadro preciso dell’andamento epidemico nelle strutture.

Oggi, in base alle comunicazioni arrivate, la situazione all’interno delle comunità residenziali prevede siano stati eseguiti in tutto 5628 tamponi, con una comunità di riferimento di 4644 ospiti. Di questi sono stati tamponati 3282 anziani: gli attuali positivi sono 253 mentre gli operatori (5015 totali) ancora ammalati sono 53.In provincia sono 36, le realtà che non hanno avuto alcun problema e sono riuscite a mantenersi libere dal Covid.

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Pubblicato il 23 Giugno 2020
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  1. Avatar
    Scritto da RobiHood

    Dispiace che l’ATS insubria dia risultati non completi. Io sono un “presunto” COVID dato nei 46 giorni di malattia e nonostante due segnalazioni da parte della mia dottoressa, non ho mai ricevuto o una chiamata o una visita dell’ATS e non sono stato sottoposto a nessun tampone. Come me molte persone che ho incontrato in questi mesi. Non rientriamo in nessuna casistica. Il covid l’ho avuto, come risulta dal sierologico che ho fatto dopo il mio rientro al lavoro, ma all’ATS non risulto.

    1. Avatar
      Scritto da Giovy Milano

      In effetti robinhood se ci pensi, come fa l’ats a comunicare dati che non conosce ?Peraltro il tuo test sierologico non ti dà alcuna certezza rispetto alla tua positività, è solo una dato epidemiologico che ha rilevanza statistica predittiva , rispetto al singolo è solo fuorviante.Il passaggio psicologico poi del tuo ” dispiacere” appartiene ad una tua impostazione ideologica o forse politica ovviamente legittima visto che non impatta con alcun significato clinico, terapeutico o di sicurezza sociale…

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