Nessuno se n’è andato da Ubi. La fiducia non si compra
Letizia Moratti e Victor Massiah, presidente e ceo dell'istituto di credito, per quasi due ore hanno risposto alle domande dei giornalisti sull'Ops di Intesa Sanpaolo e sugli effetti nei territori coinvolti
«Se il 29 luglio la banca passerà a Intesa io sarò sereno e anche dispiaciuto di non poter lavorare con i miei colleghi. In questi mesi con il Covid e l’Ops che incombeva nessuno di quelli che aveva ruoli di responsabilità se ne è andato». In questa risposta di Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca, è racchiuso il senso di un incontro con la stampa, durato quasi due ore, in cui i vertici dell’istituto di credito hanno risposto a tutte le domande dei giornalisti, comprese quelle riguardanti i sentimenti personali.
Tra due settimane si saprà l’esito dell’offerta di pubblico scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi. E alla fine, quale che sia il verdetto del mercato, lo scenario del credito in Italia sarà comunque destinato a cambiare.
Accanto al consigliere delegato c’era Letizia Moratti, presidente di Ubi, che si è detta orgogliosa di quanto è stato fatto in questo periodo. «Sono stati mesi difficili – ha sottolineato la presidente Moratti – ma nel periodo Covid siamo riusciti a rimanere focalizzati nel servire i clienti sui territori, dimostrando flessibilità, resilienza e rapidità nel dare risposte e al contempo adempiere agli impegni dell’Ops. La scadenza del 29 luglio la vivremo con la serenità di chi ha fatto quello che doveva fare. Se saremo ancora Ubi avremo progetti bellissimi».
«Se saremo a posto con la nostra coscienza – ha aggiunto Massiah – lo dobbiamo ai nostri dipendenti. All’apice della crisi causata dalla pandemia abbiamo tenuto aperto l’80 per cento degli sportelli. In quella situazione e avendo sulle spalle l’Ops, non era per niente facile».
UN’OFFERTA INADEGUATA
I vertici di Ubi Banca hanno ribadito a più riprese che l’Ops di Intesa Sanpaolo è un’operazione legittima e che non si può invocare il libero mercato «solo quando fa comodo». A decidere saranno dunque gli azionisti che dovranno scegliere se accettare o rifiutare 17 azioni di Intesa in cambio di 10 azioni di Ubi Banca.
Ciò che non torna sono i conti fatti dall’Istituto di credito torinese e a ben vedere anche il concetto di non ostilità applicato a questa operazione. «Avete mai visto in Italia Opa ostili su banche?» ha domandato retoricamente Massiah ai presenti.
Se c’è un accordo amichevole, in genere si fa una due diligence per arrivare a una congrua valutazione. Nell’Ops su Ubi non c’è stata, perché si è trattato di un’operazione non concordata. «Il nostro capitale tangibile vale oltre gli otto miliardi – ha spiegato il consigliere delegato -. Con l’offerta di Intesa si riduce a 3 miliardi e mezzo. In quella valutazione mancano un miliardo e 100 milioni».
Sul capitolo dell’offerta relativo alle sinergie, la presidente Moratti è stata molto chiara: «Ho un grande rispetto per Bper come banca di territorio, ma questo accordo più che un’integrazione tra Intesa e Ubi è un progetto di frammentazione del nostro patrimonio: saranno ceduti 501 sportelli di Ubi e 31 di Intesa. Il 50% delle nostre masse passerebbero a Bper, si tratta di un milione di clienti e diecimila dipendenti».
LA PREOCCUPAZIONE DEI TERRITORI
La cessione di quegli sportelli avrà ripercussioni soprattutto su Lombardia e Piemonte, perché Bper storicamente è meno radicata su quei territori. Nelle province dove è invece presente Ubi, da Varese a Bergamo, da Brescia a Cuneo, passando per Lodi, oltre a erogare credito a imprese e famiglie, la banca sostiene università, associazioni, centri di ricerca, ospedali, attività culturali e del terzo settore. Che ne sarà di tutto questo? Chi renderà dinamiche economicamente queste realtà?
L’impegno della banca segue uno schema, ma il consigliere delegato preferisce parlare di sinergia utilizzando una metafora: la via centrale di una megalopoli. «Se noi guardiamo questi territori dall’alto – ha continuato Massiah – possiamo notare che la loro Fifth Avenue è rappresentata dall’autostrada A4. I singoli territori sono importanti, ciò che conta però è ragionare insieme».
Le coordinate della nuova geografia dell’economia e del lavoro sono date dunque dalle infrastrutture e dalla presenza di capitali per fare investimenti. «In questi giorni saremo a Bergamo per i 50 anni dell’aeroporto – ha sottolineato Moratti -. Negli anni con lo scalo aereo è cresciuta anche l’università. Ecco perché la banca deve seguire e sostenere la crescita dei territori».
LA FIDUCIA NON SI COMPRA
Ubi Banca ha avviato una campagna pubblicitaria in risposta all’Ops di Intesa il cui slogan è: “La fiducia non si compra”. Un’idea nata e realizzata all’interno dell’istituto di credito e di cui Victor Massiah va molto orgoglioso. «È stata fatta in casa, per il piccolo azionista e ne andiamo fieri perché la fiducia la si conquista negli anni ed è sempre in rapporto a ciò che fai, non a quello che dici».
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