La green economy potrà creare 500mila posti di lavoro

Francesco Del Medico analizza le potenzialità della green economy partendo da un caso imprenditoriale del Cilento

Il lavoro del futuro

Quando è stato chiesto a me e ai miei colleghi dell’Università Liuc – Carlo Cattaneo di scrivere un articolo sul lavoro del futuro, ho subito pensato ad un’azienda della mia terra, il Cilento, che coltiva e commercializza un cosiddetto superfood ovvero la Spirulina, una biomassa essiccata che si ricava dalla raccolta dell’omonima alga  (Arthrospira platensis).
La spirulina è una microalga verde-azzurra, colori dovuti alla presenza di clorofilla e di ficocianina. Incredibilmente ricca di proteine e di sostanze nutritive, rientra nella categoria dei “supercibi”, essendo una delle più potenti fonti di nutrienti che abbiamo a disposizione.
La Nasa, per esempio, la utilizza come cibo per gli astronauti, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ha definita l’alimento più completo al mondo e per il Dipartimento dell’agricoltura statunitense (USDA) sarà l’alimento del futuro.
L’azienda sopra citata è AlghePAM, una startup innovativa che produce microalghe, nata dalla passione, dal coraggio e dalla professionalità del biologo marino Edoardo Leggieri. Un realtà imprenditoriale che si caratterizza per le innovazioni apportate al processo produttivo considerato il più affidabile del settore e basato sull’uso dei fotobioreattori, un sistema chiuso che consente di massimizzare la qualità e la purezza della spirulina. (Foto di Gerd Altmann da Pixabay )

La struttura usata da AlghePAM costituisce una valida alternativa al sistema tradizionale aperto basato sull’uso di vasche open pound. I fotobioreattori consentono di produrre biomasse di qualità elevata in uno spazio di circa 20 volte più piccolo rispetto al sistema aperto in quanto l’impianto si sviluppa verticalmente e non orizzontalmente. Inoltre il sistema consente di annullare completamente l’effetto evaporazione con un ulteriore risparmio idrico di circa il 20%  rispetto al sistema aperto.
Tutto questo contribuisce all’ecosostenibilità visto che la coltivazione della spirulina consente di avere un impatto positivo sull’ambiente: ogni kg di biomassa prodotta permette di catturare quasi 2kg di CO2 dall’atmosfera.
Per questo motivo AlghePAM guarda al futuro, non solo per il suo prodotto, ma anche per la relazione con l’ambiente.

Fatte queste premesse, ora bisogna chiedersi se è possibile l’ecosostenibilità nel mondo del lavoro con la cosiddetta green economy, ovvero il modello teorico di sviluppo economico che lega la crescita alla valutazione dell’impatto che le azioni umane hanno sull’ambiente. È una forma di economia che prevede investimenti pubblici e privati in favore di azioni finalizzate ad una maggiore efficienza energetica, alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla salvaguardia dell’ecosistema.
La green economy cerca quindi di innescare un meccanismo virtuoso che permetta di gestire al meglio le risorse, ottimizzando quanto più possibile la produzione e contribuendo così a generare ricchezza in modo sostenibile. La Terra fatica sempre di più a sostenere l’impatto dell’uomo e di conseguenza la green economy tende a promuovere un tipo di sviluppo sostenibile.

LA GREEN ECONOMY RICHIEDE CONSAPEVOLEZZA
Questo pensiero economico presuppone una trasformazione profonda della società che non sempre la comunità è in grado di mettere in atto o concepire. Un primo passo importante spetta alle aziende nell’ambito della propria responsabilità sociale, ossia l’impegno da parte dell’impresa a scegliere strumenti e tecnologie che impattino il meno possibile sull’ambiente.

ECONOMIA SOSTENIBILE E POSTI DI LAVORO
Il tema dell’ecosostenibilità è estremamente complesso: riguarda molti aspetti della vita economica di ogni stato, a partire dalle scelte dei singoli consumatori, politiche economiche, investimenti privati e mercato del lavoro. Proprio il rischio di disoccupazione viene spesso usato dai detrattori dell’ecosostenibilità per far leva sull’opinione pubblica. Ha fatto notizia in questo senso la posizione del presidente Donald Trump sulla decarbonizzazione dell’economia americana e il suo straordinario seguito in termini elettorali.
dati a disposizione sull’economia verde-italiana forniti dal focus CensisConfcooperativeSmart &Green” dimostrano invece il contrario. In termini assoluti, il volume di occupazione attivabile entro il 2023 sarebbe pari a 481mila unità, mentre il digitale, l’altro grande trend innovativo, a sua volta ne richiederebbe fino a 214mila. Infine, la filiera “salute e benessere” andrebbe a creare da qui al 2023,  324mila occupati. Quindi, nei prossimi tre anni, ogni cinque nuovi posti di lavoro creati in Italia uno sarà creato da aziende ecosostenibili.

A CHE PUNTO SIAMO CON OCCUPAZIONE, RISORSE ED EMISSIONI
Poco più della metà del personale (52,2%) lavora nella gestione delle risorse naturali e occupa oltre 202mila unità di lavoro. Il restante 47,8% occupa una posizione lavorativa all’interno di attività di protezione ambientale.
A parità di valore della produzione, l’Italia è il paese europeo che ha maggiormente ridotto l’uso di materie prime (-42% tra il 2008 e il 2017, contro la media Ue del -28,5%) e di energia (-19,5% contro il -18,2% medio), diminuendo al contempo anche le emissioni (-27%, contro il calo medio del 26,3% nella Ue). Per quanto riguarda l’economia circolare, in cui l’Italia ha una posizione di assoluta leadership in Europa: pur essendo il secondo Paese manifatturiero dell’Unione, ha il più basso consumo pro capite di materia – peraltro quasi dimezzato dal 2000 a oggi.

IN ITALIA IL CAMBIAMENTO È INIZIATO
Secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili (relativi al 2016), l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: il 79%, contro il 38% della media Ue, il 55% della Francia e il 43% della Germania.
Per far sì che l’ecosostenibilità diventi una mission nella nostra economia, offrire posti di lavoro non basta. I risultati di un’indagine realizzata nel 2017 dall’Istat sulle iniziative ecosostenibili delle aziende indicano che il sistema italiano è pronto a cambiare idea sulla green economy. Un’impresa su due ha già iniziato a farlo: il 55,9% del campione ha ridotto l’impatto ambientale della propria attività. Più l’azienda è grande, e più è diffuso l’impegno a limitare l’inquinamento; si arriva a toccare addirittura quota 70,3% fra le imprese più sviluppate.
Il 2019 è un anno record per gli eco-investimenti che hanno toccato il 21,5%, il dato più alto degli ultimi 10 anni, corrispondente ad un valore assoluto di quasi 300mila imprese, 7,2 punti in più rispetto al 2011.

L’ECO-EFFICIENZA
Bisogna infine sfatare il luogo comune secondo cui un’azienda che punta all’ecosostenibilità perde in efficienza. I dati del Rapporto GreenItaly, realizzato da Unioncamere, dimostra che al crescere degli investimenti green, aumentano anche il fatturato e gli occupati. È quella che gli esperti chiamano “eco-efficienza”. Tutte queste considerazioni servono per rispondere alla domanda iniziale: è possibile l’ecosostenibilità nel mondo del lavoro con la cosiddetta “green economy”? La risposta è senza dubbio sì, e non solo è possibile ma del tutto fondamentale nel “lavoro del futuro”, dato che senza una svolta decisa a livello ambientale probabilmente il nostro futuro avrà un orizzonte breve e molto complicato.

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Pubblicato il 22 Luglio 2020
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