Openjobmetis, Family Care sostiene i costi dei test anti-Covid per le badanti
Un importante piano nazionale di accordi con laboratori di analisi mediche consentirà l’accesso rapido e gratuito ai test di screening
Family Care vara il suo nuovo piano di accordi territoriali con i laboratori di analisi mediche delle città all’interno delle quali operano le filiali: i test di screening anti Covid, ai quali le badanti potranno sottoporsi per accertare le proprie condizioni di salute in relazione al Covid-19, saranno agevolati dall’Agenzia stessa, che ne assorbirà totalmente il costo.
«Poco più di un mese fa, abbiamo rinnovato le nostre insegne con il nuovo claim Badanti con il cuore – spiega Rosario Rasizza, Amministratore Delegato di Family Care: per metterci il cuore, occorre però serenità. Abbiamo pertanto deciso di allocare un budget importante per offrire alle famiglie la possibilità di accogliere in casa una badante competente e sana. Siamo consapevoli che questo non potrà garantire un’immunità permanente sulla questione, ma ci sembra doveroso offrire una sicurezza in ingresso» – conclude Rasizza.
«Saranno almeno 500 le badanti che nei mesi di agosto e settembre entreranno per la prima volta in un contesto domestico per supportare un anziano non più autosufficiente – spiega Danilo Arcaini, responsabile Family Care. Le nostre lavoratrici potranno così effettuare un test indipendentemente dalla loro nazionalità, decisione che si somma all’osservanza delle regole imposte la scorsa settimana dal Ministro della Salute Roberto Speranza che ha chiesto, con particolare riferimento alle persone in entrata dalla Romania, di praticare l’isolamento fiduciario per 14 giorni».
Family Care durante il lockdown ha assistito a una generale corsa alla regolarizzazione delle badanti. Il lockdown ha acutizzato infatti i problemi legati alla riorganizzazione familiare, ivi comprese le necessità di gestione dei parenti anziani. Le badanti irregolari non hanno più avuto il permesso di circolare come invece potevano fare le regolari, auto certificandosi una reale esigenza di lavoro. Questo ha rappresentato, pur in un momento di generale difficoltà sociale, un risvolto positivo per il riconoscimento etico e normativo di una figura che, in un Paese demograficamente avanzato come il nostro, sta rivestendo un’importanza sempre più marcata.
«Pensiamo che la domiciliarità possa essere una via davvero valida per contenere i rischi di una diffusione del virus – prosegue Arcaini – che, nelle residenze collettive, ha creato le problematiche che tutti conosciamo. Invecchiare in casa propria, e la nostra esperienza ce lo dice ogni giorno, è un’altra cosa. Per questo auspichiamo che vengano promosse delle leggi che consentano alle famiglie di scaricare totalmente i costi per l’assunzione in regola di una badante: spesso si dimentica che, provvedendo al mantenimento domiciliare di un anziano con una persona di fiducia, si toglie un’incombenza a livello pubblico, azione che andrebbe, se non sostenuta statalmente, quanto meno riconosciuta con agevolazioni fiscali».
Proseguono infine i corsi di specializzazione anche via Zoom, strutturati per migliorare le competenze nell’ambito dell’assistenza domestica, anche in accordo con le specifiche esigenze segnalate dalle famiglie che possono avere necessità molto assortite in funzione della problematica di salute che ha tolto autosufficienza agli assistiti, in primis il morbo di Alzheimer.
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