La rivoluzione dolce in Bielorussia repressa dal regime di Lukashenko. Il racconto di un’attivista

Pubblichiamo il racconto di N., avvocato bielorusso che vive in Svizzera, sulla situazione che sta vivendo il suo Paese dopo l'ennesima elezione truccata dal dittatore Lukashenko

manifestazione bielorussia

Riceviamo e pubblichiamo l’articolo di N.G., attivista bielorussa che vive in Svizzera. È laureata in giurisprudenza ed in economia. Ha esperienza nella pubblicazione di articoli sui giornali in lingua russa. Quello che vi proponiamo è una visione di quanto sta accadendo nel suo Paese, che da alcuni viene considerato come l’ultima dittatura in Europa, saldamente nelle mani dalla fine del blocco sovietico di Aljaksandr Lukashenko. N. offre un raconto shock sulla repressione nei confronti dei dissidenti che non intendono accettare il risultato delle elezioni politiche che si sono trasformate nell’ennesimo plebiscito per il presidente in carica.

Lo scontro che negli ultimi giorni si è verificato tra il governo e il popolo bielorusso ha dimostrato, ancora una volta, che le autorità hanno perso il senso della realtà e che il popolo rappresenta per loro semplicemente un mezzo di sopravvivenza. Le autorità non ritengono opportuno né sanno dialogare con il popolo. Non si può parlare di nessun tipo di democrazia nel Paese perché le autorità attuali non potrebbero sopravvivere in un sistema democratico. Per loro la politica di terrore e repressione, attuata in URSS negli anni 1937-1938, è la più consona.

Considerando la bassa “partecipazione” durante le elezioni nell’ultimo decennio, l’eliminazione di persone scomode per le autorità e la propaganda ideologica molto attiva, nessuno avrebbe previsto le dimensioni e la durezza dello scontro che si è verificato in questa campagna elettorale.

In Bielorussia, a differenza dei Paesi limitrofi, l’energia delle masse non è stata sfruttata da nessun gruppo di oligarchi. Gli avvenimenti di oggi assomigliano davvero alla rivoluzione popolare. Non è lotta per il potere, né per il cambiamento dell’indirizzo politico, ma è lotta per la sopravvivenza del popolo come nazione. A differenza di alcuni Paesi ex-sovietici, la Bielorussia ha tutte le chance per disfarsi di un regime politico disumano e trasformarsi in una repubblica democratica europea con divisione e alternanza del potere e con partiti politici veri.

Come sono le proteste in Bielorussia? Dal punto di vista legislativo le autorità hanno fatto tutto il possibile affinché nel Paese non ci fossero né manifestazioni, né proteste pacifiche.

Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno dimostrato che anche una riunione di due amici o un picchetto solitario possono essere considerati come una manifestazione non autorizzata. Gli esempi sono tanti. In Bielorussia, da più di 20 anni, per mezzo di multe, manganelli e carceri le autorità hanno fatto passare la voglia ai cittadini di uscire in piazza senza autorizzazione.

Numerosi arresti e repressioni avrebbero dovuto intimidire la gente. Però, questa volta, si è formata una massa critica di intellighenzia che ha fatto da catalizzatore. È apparso qualcosa di più forte della paura. Tutto è successo spontaneamente e senza organizzatori. Organizzare in poche ore più di centinaia di marce contemporaneamente senza alcuna preparazione è impossibile.

Al momento della stesura dell’articolo, dal 10 al 17 agosto 2020, in molte città bielorusse hanno avuto luogo manifestazioni pacifiche nelle quali hanno partecipato giornalmente decine di migliaia di cittadini. La manifestazione più grande si è svolta il 16 agosto a Minsk. Secondo diverse fonti in essa avrebbero partecipato circa 250 mila persone. Per quanto lo volesse la propaganda, non è stata rotta nemmeno una vetrina, non è stato bruciato nessun edificio, non è stata ribaltata nemmeno una macchina. I manifestanti non hanno causato danni né ai beni municipali, né a quelli dei privati.

È quasi incredibile se confrontare con le proteste europee e americane degli ultimi mesi. Ma le autorità rispondono lanciando granate e sparando con proiettili di gomma. Ci sono stati i casi in cui hanno sparato con i proiettili veri. Picchiano con manganelli, con calci e con tutto ciò che capita sotto mano. Dopo le persone vengono portate nelle carceri e vengono torturate in modo disumano. Centinaia di feriti gravemente. Più di 7000 arrestati. Molti finora risultano scomparsi.

Numerose testimonianze di atti illeciti da parte delle autorità, di torture e maltrattamenti di cittadini pacifici hanno scioccato anche quelli che solo ieri sostenevano la politica di Lukashenko. In tutto questo non c’è alcuna minaccia alla “sicurezza dei cittadini”, che serve solo da pretesto per le autorità e per quello che fanno.

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Pubblicato il 24 Agosto 2020
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