Lacrime e preghiere, Comabbio si sveglia nel dolore dei suoi tre morti
Le vittime della tragedia di Chiesa Valmalenco sono persone conosciute in paese. La comunità si stringe nel rispetto e nel ricordo. Gravi le condizioni del piccolo ancora in terapia intensiva a Bergamo
In paese nessuno, alle 11 di giovedì 13 agosto, aveva nemmeno per la testa il pensiero di chiedersi perché le campane stessero suonando a morto.
Rintocchi che pesavano come macigni. Chi stava parlando si fermava, in molti guardavano verso l’alto. A qualcuno venivano le lacrime agli occhi.
Altri pregavano per chi è rimasto, soprattutto per il piccolo della coppia scomparsa, i Pasqualone, che ora si trova ricoverato al reparto di terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: cinque anni e lotta per la vita, le sue condizioni sono gravi e la prognosi è riservata.
I nonni del bimbo, i coniugi Brocca prima ancora dei genitori sono conosciutissimi in paese, lui originario del Piemonte, lei del posto e con la loro figlia Silvia sono un pezzo del presente di Comabbio, un punto di riferimento, ben di più di quel “buongiorno, buonasera” imposto da buona educazione e regole di civile convivenza, più dei comportamenti da “vicini buoni“: chi li conosce parla di persone attente al prossimo e molto vicine al mondo del volontariato, valori che hanno saputo trasmettere alla figlia morta ieri sera a Chiesa Valmalenco assieme al marito Gianluca Pasqualone e alla giovane amichetta di famiglia, Alabama, inseparabile amica dei coniugi che aveva scelto di condividere quel tragitto in auto assieme al suo amico, molto più giovane, ma col quale amava giocare.
Alabama Guizzardi era una ragazza che amava la vita, le piaceva lo sport e le corse campestri, i mille metri che non sono una corsa facile, quasi roba da grandi dove bisogna saper calibrare potenza e resistenza: lei ce la faceva, e le piaceva. La ricordano con affetto gli allenatori della “Atletica Gallaratese” dove la ragazzina da diversi anni militava nelle file dei giovanissimi sportivi, in quell’età dove lo sport deve lasciare il posto un po’ al gioco, dove non si pensa alle classifiche e alle lancette del cronometro ma è l’amicizia, unione che interessa.
La stessa amicizia nata fra i Pasqualone e i Guizzardi, due famiglie per l’anagrafe, ma forse unvunico modo di vivere: casa a poca distanza (nella foto di apertura, le due abitazioni), tanto da condividere anche lo stesso numero civico, il 150 di quella via, la Mezza Campagna, strada che è quello che promette il nome: quartiere tranquillo e verdissimo, non isolato ma fra gli alberi con tanti infissi in legno chiusi per le vacanze d’agosto e gli oleandri in fiore ben curati con a terra neppure una foglia nonostante la promessa di temporale di mercoledì sera: un pezzetto di Svizzera.
In paese l’argomento è negli occhi di tutti, ne parla la parrucchiera indaffarata e la barista che non è del paese ma che ha sentito. E ne parlano i pochi avventori dei bar, fra i tavolini cotti dal sole: «Si che li conoscevamo, li vedevamo spesso a passeggio, soprattutto il bimbo, con la sua mamma. Una tragedia senza fine».
Parola calibrate di gente per bene a cui vengono in mente lontane tragedie della strada che anni fa spensero la vita proprio più sotto, sulla statale, a tre giovani in un incidente stradale ancora oggi ricordati.
Parole fatte di silenzi che fanno il paio col «momento del rispetto, della vicinanza silenziosa», chiesto dal sindaco di questa piccola comunità raccolta nel dolore.
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