Furlan: “Sì al Mes per la sanità. I 209 miliardi del Recovery Fund per crescita e lavoro”
Dal palco di piazza Duomo il segretario della Cisl ha sollecitato il Governo a convocare le parti sociali per confrontarsi sull'utilizzo dei fondi europei

A Milano il comizio finale della giornata di mobilitazione nazionale indetta da Cgil, Cisl e Uil è stata affidata ad Annamaria Furlan, affiancata sul palco da Elena Lattuada e Danilo Margaritella, rispettivamente segretari regionali di Cgil e Uil.
In una piazza Duomo ordinata e in sicurezza, nonostante la grande partecipazione di lavoratori e delegati sindacali, il segretario generale della Cisl ha toccato tutti i temi che in questo momento storico particolare animano il dibattito economico e politico. A partire dalla sanità che secondo Furlan va ricostruita accettando i soldi del Mes. «Sono 37 miliardi di euro che spettano all’Italia a condizione che vengano utilizzati per la sanità pubblica – ha detto il segretario generale della Cisl – perché non accettarli se si vanno a sommare agli altri 209 miliardi del Recovery Fund? In questi anni la sanità pubblica ha ricevuto dallo Stato 38 miliardi, ma si è continuato a tagliare lo stesso personale e posti letto, compresi quelli della terapia intensiva per mettere a posto i conti. Sono stati smantellati i presidi sanitari territoriali che vanno ricostituiti in tutto il Paese ed anche in Lombardia. Ecco a cosa servono quei 37 miliardi che arrivano dall’Unione Europea. Vogliamo costruire un Paese dove non sia necessario, per curare le persone, richiamare i medici in pensione o essere chiamati a scegliere tra un 40enne e un 80enne».
Annamaria Furlan ha affrontato anche l’annoso capitolo del contratto della sanità privata che non viene rinnovato da quasi 14 anni dopo che era stata già raggiunta una preintesa. Una situazione «vergognosa» che va sbloccata così come vanno sbloccati i tavoli di trattativa di molti altri contratti collettivi nazionali pubblici e privati.
Il segretario generale della Cisl ha rivendicato il ruolo avuto dal sindacato nel cambiamento messo in atto dall’Europa, sottolineando però che «la centralità di chi rappresenta i lavoro non deve essere riconosciuta solo nei momenti di emergenza».
E ancora: occorre una puntuale regolamentazione dello smartworking, che oggi assomiglia troppo «a un telelavoro a cottimo e senza tutele», una riforma fiscale che tuteli maggiormente lavoratori dipendenti e pensionati che rappresentano «il 90% delle entrate dell’erario. In un Paese caratterizzato da evasione fiscale e corruzione, si fa presto a capire dove vanno prese le risorse per fare la riforma».
Tutte partite su cui il sindacato confederale vuole fare la sua parte. Dal palco di piazza Duomo Annamaria Furlan ha mandato un messaggio chiaro al Governo: le parti sociali aspettano al più presto una convocazione per discutere e confrontarsi sull’utilizzo dei soldi del Mes e del Recovery Fund.
La manifestazione di Milano si è svolta in piena sicurezza anche se il segretario generale della Cisl, con un tono un po’ malinconico, ha ammesso che le sono mancati gli abbracci dei colleghi pur consapevole che rispettare le regole vuol dire rispettare la vita. «Noi diamo un esempio positivo del mondo del lavoro. Responsabilmente ognuno deve metterci del suo per fare dell’Italia un posto più rispettoso. Grazie agli accordi nazionali tra parti sociali e governo e quelli che i nostri delegati hanno fatto sui luoghi di lavoro, abbiamo salvato molte vite senza fermare le produzioni indispensabili per fare andare avanti il Paese».
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