‘Ndrangheta, un escavatore per corrompere il funzionario Anas: “Finchè ci sono io il sistema regge”
Dall'ordinanza che ha portato ad 11 nuovi arresti per 'ndrangheta emerge anche l'episodio della corruzione messa in atto dall'imprenditore cirotano Cataldo Casoppero nei confronti di un funzionario Anas
Cataldo Casoppero, arrestato nell’ambito dell’operazione Krimisa 2 contro la locale di ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo e Legnano, ci ha messo pochi minuti a convincere il funzionario dell’Anas Riccardo Lazzari a cambiare registro nei confronti della sua ditta, impegnata nell’aprile del 2019, ad eseguire alcuni scavi nella zona delle 4 strade lungo SS 341, nel comune di Vanzaghello. Prima del suo arrivo sul posto, infatti, il funzionario dell’Anas aveva bloccato i lavori perchè non erano stati autorizzati e aveva chiesto i documenti a tutti gli operai presenti, compreso il figlio di Cataldo che subito chiama il padre in soccorso.
In pochi minuti è sul posto, chiama Lazzari per parlare in disparte e lo fa salire sulla sua Alfa Romeo Stelvio. Quando scendono i toni di Lazzari cambiano e si fanno subito concilianti, dopo qualche minuto passa dal lei al tu. La Dda, che ascolta tutto attraverso le intercettazioni sui telefoni della famiglia Casoppero, ricostruirà poi la vicenda arrivando a sostenere che l’imprenditore avrebbe corrotto il funzionario promettendogli un escavatore in regalo per aver chiuso un occhio, anzi due.
Improvvisamente quelle autorizzazioni mancanti per chiudere le strade non sono più necessarie e gli operai possono continuare a lavorare tranquillamente, in barba a qualsiasi regola. Addirittura Casoppero si vanta nelle conversazioni con amici e parenti dicendo – dopo aver vantato amicizie tra i livelli superiori dell’azienda – di aver strappato con le sue mani i verbali redatti inizialmente da Lazzari.
L’accordo tra i due è chiaro: l’impresa ripristina la scarpata dove stava lavorando e Lazzari, dopo aver concordato una versione di comodo con Casoppero da dare ai superiori, fingerà di non aver visto nulla. Una volta raggiunto l’accordo l’imprenditore calabrese promette un escavatore per Lazzari il quale, dopo aver finto un po’ di imbarazzo, accetta senza troppe remore e spiega il suo metodo di lavoro: «Qua ci sono alcuni colleghi miei che si credono sceriffi – dice in una conversazione intercettata – ...finchè ci sto io che tengo le redini, regge il sistema». Il sistema che fa chiudere gli occhi e ti fa arrotondare lo stipendio perchè, come dice Lazzari in un’altro passaggio dell’ordinanza «uno stipendio non basta».
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