Violenza tra i giovani a Busto Arsizio: “Non c’entra il covid ma l’idea di società che si fanno”
Abbiamo ascoltato il parere di Francesco Tosi del Circolo Gagarin, Francesco Maria Pannilini di Comunità Giovanile e di Sergio Ceriotti, consulente pedagogico della cooperativa sociale Elaborando
Negli ultimi mesi Busto Arsizio e in particolare la nuova piazza Vittorio Emanuele II, si è macchiata di qualche rissa di troppo (in fondo all’articolo trovate alcune notizie degli ultimi mesi che riguardano il fenomeno). E ad animare brutalmente le serate sono ragazzi minorenni o appena maggiorenni. Ne abbiamo parlato con chi gestisce i luoghi di aggregazione in città, dove i giovani hanno la possibilità di esprimersi, per capire qualcosa di più di un fenomeno che è sempre esistito ma che negli ultimi mesi sembra essere dilagante.
Abbiamo sentito in particolare il parere di Francesco Tosi, presidente del Circolo Gagarin (via Luigi Galvani 2), di Francesco Maria Pannilini, presidente di Comunità Giovanile (vicolo Carpi 5) e di Sergio Ceriotti, consulente pedagogico della cooperativa sociale Elaborando (via Pozzi 3).
L’OPINIONE DI FRANCESCO TOSI DEL CIRCOLO GAGARIN
Realtà sociali importanti per il territorio e per capire meglio il perché della loro rilevanza vi riportiamo degli esempi: da dieci anni un gruppo di giovani e adulti, frequentatori del Gagarin, svolgono un’attività sociale e socio culturale in città e nel farlo provano a “contagiare” gli altri. «Lo facciamo cercando di divulgare una serie di modelli su più fronti. Ad esempio – ci ha spiegato il presidente Tosi -, Gagarin è gestito da volontari quindi cerchiamo di far capire a tutti che la gratuità è alla base della nostra comunità e ognuno può proporre e proporsi».
Parlare dei giovani come incredibile risorsa o incredibile problema non appartiene al circolo Gagarin: «I comportamenti delle persone, più o meno giovani, derivano da talmente tanti fattori che non ci può essere una ricetta per rimediare al problema che si è presentato; i giovani si comportano in conseguenza alle vicissitudini e al clima che vivono. Il problema non può essere risolto da associazioni, da comunità o da singoli progetti, ma da tutte queste cose insieme» ha affermato il presidente Francesco Tosi del Circolo Gagarin.
«Quando si prendono a bottigliate dei giovani si dice sempre che mancano gli spazi, manca questo, manca quest’altro, ma la verità è che mancano tanti elementi» ha continuato il presidente Tosi, secondo il quale «la scuola, gli amici, la famiglia sono i modelli che i giovani seguono. Anche quello che offre la città rappresenta uno stile di vita, ma rappresenta una piccola parte del problema».
L’OPINIONE DI FRANCESCO MARIA PANNILINI DI COMUNITA’ GIOVANILE
Anche Comunità Giovanile cerca di divulgare una serie di modelli alle nuove generazioni «coinvolgendoli attraverso degli eventi, creando aggregazione e mostrando le dinamiche di quello che gira intorno ad un’attività come quella della Comunità, per esempio» ha affermato il presidente Francesco Maria Pannilini. «Ma dovremmo fare un’autocritica – ha continuato – perché, seppur abbiamo fatto tanto, se a Busto Arsizio c’è ancora gente che picchia e viene picchiata vuol dire che anche noi di CG non abbiamo fatto abbastanza».
«L’assenza di valori ha una responsabilità importante, ma sicuramente il lockdown ha accentuato i problemi di tutti quanti. Sono nati parecchi disagi da diversi punti di vista come la perdita del lavoro e le tensioni nel quadro familiare. La grande domanda, ora, è: “chi può sanare la situazione?”» ci ha domandato provocatoriamente il presidente Pannilini. E ha proseguito: «Non mi sento di dare la colpa al comune. Penso, piuttosto, che manchi un obiettivo nelle nostre vite. Cerchiamo di soddisfare i nostri desideri con dei tamponi che, però, non riempiono il nostro senso di vuoto. Siamo sempre spinti a fare di più, come se non facessimo mai abbastanza ed è difficile che sentirsi soddisfatti. Spesso la tensione deriva anche dai genitori, la cui generazione ha creato parecchi danni e il fatto che a questi dobbiamo rimediare crea tensione».
«Comunità giovanile nasce per aiutare gli altri e aiutarli significa proporre loro un’alternativa sana. Sarebbe bello se tutti si ponessero l’obiettivo di migliorare Busto, tenendo al buon costume della città , con particolare attenzione a quelle persone che nella vita non hanno avuto una scelta alternativa. Non può essere accettata questa escalation di violenza – ha continuato la sua riflessione il presidente Pannilini -. Tutti devono essere puniti nel caso delinquano, ma tutti devono avere la possibilità di dormire e mangiare al caldo. Bisogna capire le necessità della città. È troppo facile dire che deve essere punito chi delinque». L’unica risposta al degrado, secondo Pannilini, sembra essere dunque la comunione di idee: «Le mie idee insieme a quelle di un altro con un vissuto diverso possono dare vita a qualcosa di buono».
E riguardo l’attività della comunità di vicolo Carpi, ci dice: «è attualmente bloccata da quello che l’emergenza ha lasciato e la frustrazione per questo è tanta», ma non manca la voglia di «aprire un tavolo di confronto con le altre comunità e l’amministrazione comunale cercando di trovare qualche idea per prevenire questo degrado e dare vita a degli eventi. E perché no, magari proprio in piazza Vittorio Emanuele II».
L’OPINIONE DI SERGIO CERIOTTI DEL PROGETTO RIFRAZIONI
Sergio Ceriotti, invece, con il progetto Rifrazioni, realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale, ha proposto diverse attività per la prevenzione della devianza e del disagio giovanile, tra cui il laboratorio di song-writing con il rapper Fabio Kaso che attraverso il filtro della musica, del linguaggio rap, ha approfondito l’etica e la morale.
La pensa in modo diverso il consulente pedagogico Sergio Ceriotti, secondo cui non esiste un vuoto lasciato dal lockdown tanto profondo da poter giustificare certe azioni: «Ho visto episodi di violenza tra ragazzi che avevano circa 22 anni e che non vanno più a scuola. Quindi la lontananza dall’istituzione scolastica a causa del lockdown non può avere inciso» ha affermato l’educatore professionale Ceriotti che prova a spiegare il punto di vista più tecnico, quello di chi “studia” i giovani: «C’è una complessità che va tenuta ben presente per evitare che ci sfuggano delle situazioni che possono diventare determinanti. Il lockdown sicuramente ha portato un disagio in tutte le famiglie e superata l’emergenza, una volta riaperte le possibilità di socializzare e uscire, gli adolescenti hanno sentito il bisogno di recuperare i propri spazi, ma la manifestazione violenta non ha una stretta rilevanza col Covid».
Secondo Ceriotti «non si può dire che prima del lockdown, nella fascia adolescenziale, non ci siano state esperienze pericolose. È una fase della vita in cui il ragazzo o la ragazza devono capire chi sono. La cultura, l’educazione, l’ambiente in cui vivono determinano delle possibilità oppure delle aree di vulnerabilità. Noi, come educatori del progetto Rifrazioni, lavoriamo su un’educazione promozionale attraverso quei fattori protettivi che possono essere ambientali, relazionali o personali; i ragazzi hanno bisogno di sperimentare, confrontarsi con diversi modelli per trovare la propria strada».
Quelli accaduti, secondo l’educatore Ceriotti, sono dunque «episodi circoscritti, dovuti anche al grande flusso di ragazzi provenienti da altre città. Pertanto, bisogna evitare di alzare troppo l’asticella stigmatizzando la situazione, ma per contro è molto interessante che si parli della violenza, perché questa esiste – ha chiosato l’educatore – non c’è da spaventarsi, perché l’adulto spaventato alimenta la paura».
Il progetto Rifrazioni, di cui è coordinatore Ceriotti, è al lavoro e in costante confronto sul tema del disagio giovanile con 5 cooperative, l’Associazione 26×1, il consultorio, il comune, ma anche con la biblioteca, le scuole e le parrocchie del territorio. Si dice disposto a collaborare con l’amministrazione comunale anche il Circolo Gagarin «per ascoltare ed essere ascoltati, per continuare a trovare proposte in prevenzione al disagio e alla devianza giovanile».
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