Annullato l’Ottobre di Sangue Varesino, il sindaco ne ricorda l’importanza storica
Riportiamo la nota congiunta del Sindaco Davide Galimberti e di Claudio Macchi Presidente Sezione ANPI Varese in riferimento all'importanza storia dell'evento

Il sindaco Davide Galimberti ha rinviato tutti gli eventi che prevedono un’alta concentrazione di persone. Una decisione presa a causa dell’attuale emergenza sanitaria e il numero di contagi sempre più alto. Tra le manifestazioni rinviate c’è anche la commemorazione del 76° anniversario dell’Ottobre Varesino di Sangue. Riportiamo quindi la nota congiunta del Sindaco Davide Galimberti e di Claudio Macchi Presidente Sezione ANPI Varese.
Un nemico invisibile ma purtroppo presente tra di noi, il Covid19, ci impedisce di dare visibilità e partecipazione diretta alle iniziative pubbliche previste per il 76° anniversario dell’Ottobre Varesino di Sangue. Ciò non toglie che il pensiero vada a quel momento drammatico della nostra Resistenza che sembrò mettere a dura prova la sua stessa prosecuzione.
La violenza del regime si abbatté sui partigiani che, attivi in città e nelle zone limitrofe, avevano portato a termine sabotaggi a cadenza quasi quotidiana, colpendo infrastrutture e impianti per la produzione ed il trasporto di materiali bellici, massicciamente presenti in un territorio così industrializzato. Si erano procurati le armi sottraendole ai militi fascisti, le avevano usate con decisione in conflitti a fuoco col nemico e nella reazione ai tentativi di infiltrare spie e di promuovere la delazione ed il tradimento.
Una tragica catena di eventi, subentrati all’attacco alla sede del fascio di Malnate, portava ad arresti ed alla fucilazione di Bartolomeo Bai e Giuseppe Brusa, due tra gli autori dell’assalto.
Giovandosi di informazioni estorte con minacce e torture il raggio della repressione si allargava venendo ad interessare elementi di comando dei gruppi partigiani varesini. Il 5 ottobre Walter Marcobi, colpito da una raffica di mitra, era abbandonato morente sulla strada. Poco dopo la stessa fine toccava a Renè Vanetti, ucciso durante il tentativo di disarmo di due allievi ufficiali.
La mattina del 7 ottobre una ventina di giovani in armi erano sorpresi nella cascina Gera di Voldomino. Quattro venivano fucilati sul posto e cinque a Brissago Valtravaglia. Elvio Copelli, Luigi Ghiringhelli ed Evaristo Trentini, trascinati a Varese, cadevano alle Bettole di fronte al plotone di esecuzione. I loro corpi abbandonati sotto la pioggia volevano essere messaggio e monito per la città ma non riuscirono ad impedire lo svolgersi di un mesto pellegrinaggio. Un anziano urlava la sua rabbia, imprecando contro i fascisti di guardia fino a che il loro fuoco lo abbatteva senza pietà.
Per altri patrioti si apriva la triste strada della deportazione, per Ermanno Besani senza ritorno. Il fascismo e la stampa locale che lo supportava proclamavano la vittoria sul ribellismo e la sua definitiva eradicazione dalla zona. Furono smentiti dalla rapida riorganizzazione delle forze patriottiche e dal rilancio della loro lotta, accompagnata dal ricordo dei caduti, fino alla Liberazione.
Oggi quella memoria ci appartiene rendendoci evidente come la sanguinosa conquista della libertà e della democrazia nella pace siano bene prezioso da difendere, resistendo alle facili insidie degli egoismi nazionalistici, del razzismo, della xenofobia e di quant’altro ha concorso nel passato a scatenare la tragica violenza della guerra.
I giovani appropriandosi della conoscenza del nostro passato e dei suoi insegnamenti possono essere protagonisti attivi di scenari futuri migliori.
Sindaco Davide Galimberti / Claudio Macchi Presidente Sezione ANPI Varese
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