A Busto Arsizio c’è uno skatepark unico in Italia e ha bisogno d’aiuto per sopravvivere
Il capannone industriale che lo ospita potrebbe passare di proprietà e andrà presto liberato. È stata individuata una nuova location ma servono risorse. L'associazione ha aperto un crowdfunding
A Busto Arsizio negli ultimi anni è nata una delle esperienze indipendenti legate al mondo dello skateboard più importanti d’Italia e ora, coloro che l‘hanno creata e che ci hanno messo passione, lacrime e sangue hanno bisogno di una mano. Da tutti. Per permettere che una cosa così bella possa andare avanti e crescere.
Sono i ragazzi del “Capanno”, lo skatepark ospitato in un immobile industriale di via Massimo D’Azeglio costruito in tutto e per tutto con assi, chiodi, sega e martello grazie al sudore dei giovani skater che dal 2012 hanno cominciato questa esperienza.
Oggi, come tutte le cose belle, l’esperienza del Capanno si trova davanti ad un bivio che può decretare la parola fine a questa storia oppure permetterne una nuova rinascita, in un luogo più grande, che possa garantire lo sviluppo di nuove attività.
In breve: il capannone industriale che ospita lo skatepark potrebbe passare di proprietà e andrà presto liberato. Era tutto preventivato e faceva parte degli accordi di chi fino ad oggi li ha ospitati: «Saremo sempre grati alla famiglia Garavaglia per averci dato questa opportunità – spiega Ettore Grandi, il coordinatore di questa bella esperienza -. Oggi per noi si apre una fase nuova e purtroppo per affrontarla ci servono risorse».
Il Crowdfunding
Per questo l’associazione ha lanciato un crowdfunding sulla piattaforma Derev, una raccolta fondi alla quale chiunque può partecipare per permettere allo skatepark di far fronte alle grosse spese che lo attendono. «Questo cambio arriva in un momento che anche per noi è stato drammatico – racconta Grandi -. Come tutti, abbiamo dovuto interrompere le nostre attività e i corsi che ci garantivano un minimo di sostegno per far fronte alle spese. Da giugno abbiamo solo uscite e con la sfida che ci attende da soli non possiamo farcela. Chiediamo l’aiuto di tutti: degli skater, dei cittadini, delle aziende e di chiunque abbia a cuore quello che stiamo facendo». (QUI IL LINK PER DONARE)
Il Capanno skatepark un’esperienza unica in Italia
Lo skateboard è un’attività molto particolare. Nasce e si sviluppa in ambito urbano, è uno sport ma da sempre è caratterizzato da una bella dose di “ribellione”. È affascinante perché non ha schemi, non ci sono regole. Ci sono le città, con i loro spazi pubblici sempre meno vissuti, e ci sono gli skater che guardano ogni scalinata, piazza, panchina, ringhiera in un modo completamente diverso da chiunque altro. Ci vedono “spot”, come si chiamano in gergo i luoghi adatti per un’acrobazia. E in tutto questo si trovano a frequentare e ridare vita agli spazi cittadini e a fare comunità.
Per tutte queste ragioni lo skate è difficile da incasellare come per tanti altri sport. Non si trovano “palestre” o federazioni che coprono capillarmente il territorio sebbene oggi sia diventato ufficialmente una disciplina olimpica.
In tutto questo il Capanno Skatepark di Busto Arsizio rappresenta un’esperienza unica: il tentativo riuscito di trovare una casa allo skate. Una casa che poi si è allargata a tante altre “comunità urbane”, dalla bmx ai roller, dall’arrampicata ai monopattini. Una casa indipendente da marchi, classificazioni e ingerenze pubbliche.
A portarla avanti c’è Ettore Grandi, un 32enne che di professione fa l’architetto, e i giovani dell’associazione che in questi anni hanno dato vita a corsi per bambini, eventi sportivi e iniziative. In questi otto anni il Capanno è diventato il punto d’incontro di tante “comunità” giovanili, crocevia di fatiche e passioni. Ma anche un luogo che ha saputo aprirsi ai più piccoli e consegnare ai giovani fette importanti di responsabilità: «Qui ci sono 20enni che hanno iniziato un percorso importante – racconta Grandi -: basti pensare a quello necessario ad ottenere i patentini che servono a diventare istruttori. Sono tutte attività che hanno riempito il tempo di tanti giovani e dato loro un ruolo. Credo che quello che abbiamo fatto qui sia molto importante, aldilà dell’aspetto sportivo».
Il ruolo del Comune di Busto
L’esperienza del Capanno non ha avuto sostegni pubblici, nonostante al suo interno ospiti strutture che è molto difficile trovare altrove. Nella sfida di trovare una nuova location il ruolo del Comune sarà però centrale: «Le nuove regole uscite negli scorsi anni obbligherebbero anche noi che siamo un’associazione a sostenere una serie di oneri di destinazione urbanistica di diverse decine di migliaia di euro. Sono cifre per noi insostenibili ma fortunatamente stiamo iniziando con il Comune un percorso che potrebbe portare a superare questo scoglio, un percorso che per altro sarà un modello per le associazioni che dovessero trovarsi nella stessa condizione».
Uno sforzo del quale al Capanno sono grati anche se non nascondono che si potrebbe fare molto di più: «Basta guardarci attorno – spiega Grandi -. A Somma Lombardo sono stati investiti molti soldi nelle strutture dello skatepark e così si sta facendo altrove. Noi forse riusciremo ad ottenere di non essere noi stessi a dover pagare il Comune per quello che facciamo ma una città come Busto potrebbe fare molto di più».
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