Crisi Preca Brummel, scontro tra lavoratori e azienda. A rischio centinaia di posti di lavoro
L'azienda di abbigliamento bambino è in crisi da tempo ma il Covid ha peggiorato la situazione. Dopo un primo accordo coi lavoratori, i sindacati sostengono che la proprietà non ha mantenuto le promesse
«L’azienda ha dimostrato un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei lavoratori e poco rispettoso verso le parti sociali». Non nascondono preoccupazione ed amarezza i rappresentati della FIilctem Cgil di Varese e della Femca Cisl dei laghi dopo le recenti azioni della Preca Brummel, storica azienda di abbigliamento da bambino, da tempo in condizioni di difficoltà, aggravate dalla crisi generata dal coronavirus.
Fondata nel 1951 da Giovanni Prevosti, a Carnago, in provincia di Varese la Preca Brummel conta oggi 300 dipendenti in tutta Italia, di cui 100 a Carnago. Stante la situazione di difficoltà nel 2018 l’azienda ottiene l’omologa al concordato e presenta un piano di ristrutturazione e rilancio per il periodo 2018-22. Le limitazioni imposte dalla pandemia ne aggravano però lo stato di crisi.
In un incontro con le organizzazioni sindacali lo scorso 7 settembre l’azienda, rappresentata da Pandolfi e Carola Prevosti, dichiara alle stesse di aver presentato nel mese di agosto domanda al tribunale di Milano per ottenere lo stato di insolvenza e l’amministrazione straordinaria, e che il tribunale ha nominato un commissario giudiziale, Maurizio De Filippo, che entro il 25 settembre avrebbe dovuto depositare le sue valutazioni rispetto alle condizioni economico-finanziarie della PRECA.
«Durante quell’incontro – dichiarano Marco Felli, operatore sindacale Femca Cisl dei Laghi e Ernesto Raffaele, funzionario Filctem Cgil di Varese – l’azienda ci ha comunicato che il grave stato di crisi sarebbe stato gestito con l’utilizzo della CIGO (Cassa integrazione guadagni ordinaria) con causale Covid, che avrebbe avuto un impatto sulle maestranze ridotto, costringendole a restare a casa, nel peggiore dei casi, a rotazione al 50%».
L’assemblea dei lavoratori della sede di Carnago, se pur preoccupata della chiara situazione di crisi, ha capito e accettato il concetto che un sacrificio equo e ben distribuito del carico potesse costituire il male minore per tutti, salvaguardando la dignità di ogni dipendente. Sempre in quella sede la proprietà ha distribuito anche una comunicazione in cui rimarcava la propria forte sensibilità storica nei confronti dei dipendenti e la propensione alla salvaguardia dell’occupazione. Tutte belle, parole, che però non hanno avuto riscontro nei fatti.
«A pochi giorni da quella comunicazione – proseguono i due sindacalisti – Preca Brummel ha iniziato a disdettare gli accordi presi al tavolo, discriminando due responsabili prodotto della linea Brums, mettendole in cassa a zero ore. Un modo pessimo di gestire la prima risorsa che una azienda ha: i propri dipendenti. E come se non bastasse ha chiuso ogni tipo di relazione con le parti sociali. Da parte nostra abbiamo invitato la società a sedersi al tavolo, a reintegrare le lavoratrici in un percorso di cassa a rotazione, in attesa del commissario e delle sue valutazioni. Ma, ad oggi, non abbiamo ottenuto risposta. Siamo fortemente preoccupati dell’impudenza manifestata nei confronti prima dei dipendenti poi verso le parti sociali, atteggiamento che non può che contribuire nell’alimentare situazioni di tensione che in questo periodo storico non ci possiamo permettere. Ci aspettiamo dunque un’inversione di rotta da parte della società che rimandi qualsiasi decisione a dopo la fine degli ammortizzatori sociali attualmente in corso».
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