L’esordio dei Taured, quando le chitarre post-rock incontrano atmosfere sci-fi

Viaggiatori dimensionali e incontri ravvicinati del terzo tipo, il primo omonimo album della band di Varese racconta storie di mistero ed eventi paranormali

Taured band

Sei tracce impregnate da chitarre post-rock e dalle fosche nebbie del paranormale. Si presentano così, tra atmosfere da “Ai confini della realtà” e suoni distorti alla Mogwai, i Taured, band originaria dalle valli del Varesotto nata nel 2018 per volontà di Daniele Mack Finocchiaro, Jacopo e Davide di Pierro e Vincenzo Morreale.

In uscita il prossimo 31 ottobre su tutte le principali piattaforme di streaming, l’omonimo disco d’esordio del gruppo intreccia, mischia e assembla diversi universi culturali – dalla musica shoegaze alla filmografia fantascientifica – in un personale amalgama sonoro registrato e mixato da Massimo Bontempi al Red Fish Studio di Cittiglio.

«“Taured” è un concept album sul mistero – commenta la band alla vigilia dell’uscita dell’album – Una raccolta di storie inspiegabili che lasciano con la pelle d’oca e il fiato sospeso. È una raccolta di leggende metropolitane, di storie probabilmente false e di storie che ci piacerebbero fossero vere».

Come gli appassionati di fenomeni anomali avranno compreso, il nome scelto dalla band fa riferimento al mistero dell’uomo di Taured. Secondo la leggenda, nell’estate del 1954 un uomo d’affari si presentò alla dogana dell’aeroporto di Tokyo mostrando il proprio passaporto che recava come Paese di provenienza Taured, una nazione che secondo il viaggiatore si sarebbe trovato tra la Francia e la Spagna. Sospettato di essere un truffatore, il passeggero venne trasferito in una struttura apposita per consentirgli di trascorrere la notte con due guardie armate all’esterno della stanza. Quando il mattino seguente la porta venne aperta per ulteriori controlli, gli agenti non trovarono nessuno: l’uomo era sparito nel nulla.

Insieme alla titletrack “The Man of Taured”, in quest’antologia del mistero troviamo altre cinque storie inspiegabili, una per ogni continente del pianeta: dall’Antartide (“Lake Vostok”) all’America di Nikola Tesla (“Wardenclyffe – Tunguska”), attraversando l’Oceania (“Monolith”) e i cerchi africani delle fate (“Fairies Circles”) per giungere infine nella vecchia Europa (“The Strange case of Pier Fortunato Zanfretta”).

Data la sua natura strumentale, non è dunque un caso che l’album, disponibile al pubblico nel giorno di Halloween (è possibile prenotare una copia del disco in tiratura limitata dallo store di Bandcamp), sia classificabile come una sorta di colonna sonora per “mystery stories”, capace a modo suo di avvicinarsi oltre a influenti band dello stesso panorama come Explosions in the Sky e i già citati Mogwai anche a compositori moderni, ad esempio Takeharu Ishimoto, il quale in più occasioni ha creato armonie combinando chitarre graffianti (ma non sempre elettriche) a ritmi ostinati di batteria per le musiche targate “Final Fantasy”.

Fantasia è una parola adatta anche nel descrive “Taured”, dal momento che gli enigmi narrati dalla band vanno oltre l’umana comprensione: viandanti provenienti da dimensioni parallele, incontri ravvicinati del terzo tipo e altri eventi inspiegati e inspiegabili senza un pizzico di immaginazione, aiutata in questo caso dalle musiche del quartetto formato da due chitarre, basso, batteria e qualche voce campionata come in “The Man of Taured” o l’onirica suite “The Strange case of Pier Fortunato Zanfretta”.

Un’ulteriore conferma in questa direzione stilistica avviene pure a livello iconografico, con l’elettrizzante copertina del disco, realizzata da Jessica Rassi, che nel ritrarre l’Uomo di Taured sembra fondere una delle scene finali del film d’animazione Akira alla storica cover dell’album “In the Court of the Crimson King”.

Sebbene il connubio tra musica rock e il suggestivo immaginario sci-fi sia stato percorso innumerevoli  volte anni prima dell’uscita di “Taured, a partire da Moonage Daydream di Bowie passando per quasi tutta la variegata discografia “spacerock” di Flaming Lips, Spiritualized e tantissimi altri, questa inevitabile “gabbia dorata estetica” non toglie alla band la capacità di dare vita ad atmosfere così singolari che catturano e rapiscono chi ancora vuol tendere l’orecchio e farsi suggestionare.

di
Pubblicato il 28 Ottobre 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.