L’ospedale di Varese potrà reggere ancora 10 giorni. Tra i ricoverati un diciottenne
Il 50% dei letti è occupato da pazienti Covid. Nelle ultime settimane il ritmo di ricovero è diventato preoccupante. Da lunedì, verranno coinvolti anche gli altri presidi
Il 50% dei posti letto dell’ospedale di Varese è occupato da pazienti Covid. La velocissima escalation, che si è registrata nelle ultime settimane, ha fatto ripiombare nell’emergenza il personale sanitario della Sette Laghi. I turni sono tornati di 12 ore, sono state sospese le operazioni programmate e le ferie sono state congelate. Il pronto soccorso vive giorni pesanti: almeno il 30% degli accessi è per Covid.
La direzione strategica dell’Asst Sette Laghi reagisce con l’organizzazione “ a moduli” all’ondata che si sta presentando a Varese: liberare velocemente letti, spostare pazienti, riconvertire i piani e ricostruire percorsi puliti e sporchi.
Anche il pronto soccorso vive giorni pesanti: almeno il 30% degli accessi è per Covid.
Attualmente sono 200 i letti di degenza Covid a cui si aggiungono 20 posti di terapia intensiva. Praticamente la metà della capienza del monoblocco è dedicata ai casi gravi e gravissimi del SarsCoV2: « Assistiamo anche a un progressivo peggioramento delle condizioni con cui ricoveriamo i pazienti – spiega il dottor Lorenzo Maffioli, direttore sanitario della Sette Laghi – abbiamo ricoverati di tutte le età, ma possiamo dire che l’età media è di circa 70 anni. C’è però anche un ragazzo, un diciottenne le cui condizioni destano grande preoccupazione proprio per la giovane età».
La tensione è alta: se il ritmo dovesse mantenersi uguale ai giorni passati, l’ospedale di Varese vedrebbe esaurire la sua offerta ricettiva entro una settimana, massimo dieci giorni. Da lunedì prossimo, quindi, si passerà a una riorganizzazione anche dei plessi periferici, quelli del Verbano e di Tradate, che non potranno rimanere esclusi dalla missione di assistenza e cura dei casi Covid. Anche il pronto soccorso vive giorni pesanti: almeno il 30% degli accessi è per Covid.
Il grosso problema, che ormai sappiamo bene, è la carenza di personale: « Come azienda abbiamo aperto tutte le possibilità di assunzione: concorsi a tempo indeterminato, determinato ma anche co.co.co. Abbiamo bisogno di medici e infermieri che sono preziosissimi. Ne abbiamo un certo numero a casa positivi al Covid. Non si tratta di infezioni in ambito ospedaliero: oggi abbiamo Dispositivi di protezione a sufficienza e conosciamo regole e protocolli. Abbiamo anche rivisto le procedure interne».
In questa partita difficile si innesta anche la questione “ospedale in Fiera”: « Alla Sette Laghi è stato affidato un modulo di 14 letti che gestiremo con l’ausilio di personale proveniente dal Sacco e dalla Mater Domini. Il coordinamento spetterà al professor Paolo Severgnini, uno dei nostri professionisti migliori, che si porterà una decina di specialisti e specializzandi».
Ci sono poi gli infermieri: per ogni letto ne occorrono 3. La gestione dell’ospedale in Fiera è stata decisa dalla Regione e suddivisa tra le diverse Asst: i letti serviranno a curare tutti i cittadini lombardi che ne avranno necessità. «La situazione in ospedale è molto preoccupante. Osservate le regole, distanziatevi, evitate i contatti non necessari»: l’appello del direttore sanitario è rivolto a tutti, per il bene nostro ma anche per quello di medici, infermieri e oss che sono sotto forte pressione.
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il problema è u ospedale x metà dei cittadini e ancor meno personale….sembra ce la seconda ondata fosse una chimera….