Maroni incontra i militanti da candidato sindaco: “Partiamo consapevoli che tutto può ancora succedere”
"Le prossime elezioni a Varese non saranno una passeggiata" spiega l'ex MInistro, che alla fine dell'incontro è stato ufficialmente scelto come candidato sindaco. La sua ricetta per vincere è "ascoltare, ascoltare, ascoltare"
E’ una serata complessa per presentare la propria candidatura ai militanti, quella che ha visto in poche ore consegnare al centrosinistra sia Saronno che Legnano, fino a ieri governate da giunte di Centrodestra. Ma Roberto Maroni, al circolino di Bizzozero, dove nella serata del 5 ottobre ha presentato la sua candidatura a sindaco ai militanti della sezione della Lega di Varese, non perde il suo sorriso sornione, di chi le ha viste tutte.
E alla fine la sezione della Lega, che ha riempito quanto possibile dalle norme covid la sala del circolo, lo “incorona” candidato.
«Dopo i risultati dei ballottaggi di oggi sono consapevole che le prossime elezioni a Varese non saranno una passeggiata, non bisogna sottovalutare il sindaco Galimberti: c’è ancora un anno di tempo da qui alle elezioni, e nel frattempo può succedere di tutto. I risultati di oggi semmai ci dicono che bisogna impegnarsi a fondo, e soprattutto che bisogna vincere al primo turno: il ballottaggio è sempre un terno al lotto, che favorisce spesso la sinistra. Consapevoli di questa lezione e di quello che succede, sappiamo cosa fare: l’obiettivo è quello di riprendersi Varese».
Una sfida che non si presenta affatto semplice, anche e soprattutto per chi conosce i meccanismi “romani”: «Prevedo che si voterà tra maggio e giugno del 2021 – azzarda Maroni – e da qui ad allora ne succederanno di tutti i colori sul tavolo romano. Inoltre, penso che per le prossime amministrative ci sarà un’alleanza sul territorio tra Pd e Movimento 5 Stelle, e lo faranno anche qui, per quello che possono incidere i 5 Stelle in città, cioè poco. Però dobbiamo prepararci a tutti gli scenari possibili, immaginabili e anche inimmaginabili. Ma, nella consapevolezza che tutto può ancora succedere, partiamo. Dobbiamo farlo ascoltando, con Varese in testa. Varese non ha niente di meno di Milano, Como e tutto quello che sta attorno, faremo in modo che si capisca. Ma questo lo faremo un passo per volta: ora bisogna mettere in piedi la squadra, e l’importante è vincere».
Un atteggiamento umile, quello dell’ascolto, per chi è stato più volte al governo della Nazione: «Sono stato ministro e poi ho deciso di tornare in Regione. Quando mi sono candidato in Lombardia l’ho fatto solo li, senza candidarmi anche alla Camera: e avrei potuto farlo. Ma per me, che sono un federalista vero, tornare sul territorio è la cosa importante: non lo faccio per fare carriera, quella l’ho già fatta. Voglio tornare qua. Capisco che possa sembrare strano ma è così».
E a chi, maliziosamente, chiede se si candiderà per la Lega Nord o per la Lega Salvini, Maroni risponde: «A Varese dobbiamo vincere, tutto il resto è secondario. Alla gente non interessa questo, interessa cosa ci proponiamo di realizzare. Per questo dobbiamo fare una grande operazione di ascolto. Lo dirò ai militanti: ascoltare, ascoltare, ascoltare. I cittadini hanno bisogno di sapere che chi li governerà è disposto a sentire le loro istanze. I grandi progetti sono importanti, ma anche le piccole cose fatte nei quartieri lo sono altrettanto»
E a chi teme che finisca per essere “un uomo solo al comando” risponde: «Io non sarò da solo: voglio fare squadra, ho sempre lavorato così. Ho sempre creato le condizioni affinché chi lavorava con me avesse un ruolo importante e cosi sarà anche questa volta. Ci sarà una squadra che lavorerà unita e compatta: questa è la condizione non solo per vincere ma anche per governare. Io metto a disposizione la mia esperienza da Ministro e da Governatore, che è stata quella di chi ha costruito una squadra che ha portato dei risultati, direi, soddisfacenti. Sono soddisfatto di tutto quello che ho fatto in questi ruoli e l’ho fatto grazie ai bravissimi collaboratori che avevo. Bisogna saper dirigere una squadra, non è facile: essere “un uomo solo al comando” non è nelle mie corde. Amo il gioco di squadra».
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