Pronto, sono Isabella, una delle centraliniste del 15
Partecipò al megaconcorso nazionale delle Poste nel 1970. Il 21 settembre prese servizio al quinto piano del Palazzo delle telecomunicazioni

La lettrice Isabella ci scrive da Casciago. Dopo aver letto l’articolo del nostro Roberto Morandi “31 ottobre 1970, il giorno in cui scomparvero le telefoniste” ha rivissuto quel momento storico, un passaggio epocale per il Paese ma anche per molte persone che lavoravano nel comparto delle telecomunicazioni.
Un tuffo nel passato. È quello che è successo a me oggi quando ho visto il vostro articolo sulle telefoniste. Sono stata una centralinista del 15. A quel tempo (era il 1970 ) e precisamente il 21 settembre ho preso servizio al quinto piano del Palazzo delle Telecomunicazioni. A dire il vero avevo fatto un concorso nazionale per le Poste (300 posti per tutta Italia!) ma ci assunsero poi in 6000 . Ero la 5mila e rotti e questo migliaio fu destinato con una Leggina ai Telefoni di Stato ASST. La chiamata in servizio mi venne fatta il giorno dopo il mio matrimonio!!! Lo Stato manteneva le linee sulle lunghe distanze : l’Europa ma non solo, anche l’intero bacino del Mediterraneo con tutto il Nord Africa Non fui molto contenta ma alla fine accettai e cominciai a viaggiare. Varese Milano e …viceversa. Ricordo con nostalgia questo importante periodo della mia vita. Il quotidiano rapporto con gli utenti e i tanti colleghi. Ero in servizio quando rapirono l’On Moro, ricordo la fiumana di gente che ritornava sconvolta verso la propria casa. La mia postazione cambiava ogni giorno a seconda della Nazione da mettere in collegamento. Ora l’Algeria, ora l’Albania e così via.
Quello che non cambiava mai erano gli strumenti di lavoro: una grossa cuffia, dei “cordoni” con i jack da inserire nel pannello davanti a me. E quanto ridere a ripensare ancora oggi a quella irritata risposta di una collega a Parigi con il suo improbabile francese : “Paris Paris vu m’avè scuccè.” , o quando alla nostra richiesta ” Internazionale può chiudere” la risposta del buontempone all’altro capo era “e già e io sono il Milan “.
Da allora di tempo ne è passato molto ma questo non ha sciolto il profondo legame stretto con alcune colleghe che oggi sono nonne come me e vivono in altre città e con le quali mi sento spesso al telefono.Isabella di Casciago
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