“Ho scolpito una Madonna con la mascherina per ringraziare i volontari delle ambulanze“
È di Gavirate l’artista che da un pezzo di marmo del Portogallo ha creato un’opera inedita, per forme e contenuti. “Mi è tornato in mente il periodo in cui ad aiutare gli altri c’ero io”
Le sirene delle ambulanze che ad ogni ora facevano la spola fra gli ospedali e i ricordi che galleggiano nella memoria di quando la notte il telefono squillava nel buio: richieste d’aiuto per correre da chi è in pericolo di vita.
Poi l’evento che ha segnato il presente facendo scattare qualcosa in Paolo Dettoni, 58 anni compiuti a luglio, impiegato e scultore per passione: è risalito sull’ambulanza dopo tanti anni passati da volontario del soccorso stavolta per assistere un parente. Un fatto che ha rappresentato la scintilla da cui è partorita l’idea di raffigurare una madonna con una mascherina scolpita nel marmo.
L’opera è pronta ed è stata regalata alla Croce Rossa Italiana di Varese che domenica la poserà nel corso di un piccolo momento inaugurale nella sede varesina di via Dunant.
Una storia che viene raccontata con le lacrime agli occhi in una giornata di sole dove l’estate sta per nascondersi fra le prime nebbie, e dopo il ricordo del lockdown (che speriamo sia stato primo e ultimo per tutti noi) e le lunghe ore passate chiuso nel suo appartamento di Gavirate: è stato questo l’abbrivio da cui è nata un’idea che fonde il momento attraversato dal mondo intero con la gratitudine per chi in questi mesi non si è mai fermato.
«Sono stato volontario del soccorso in Croce Rossa a metà degli anni ’80 a Gavirate, dove vivo. I “servizi“ erano molto diversi da quello che avviene oggi in ambulanza: non c’era il 118 e spesso venivamo chiamati direttamente dai cittadini in difficoltà nel cuore della notte quando il telefono squillava mentre magari cercavamo di riposare ancora vestiti per qualche ora, pronti all’uscita, con addosso gli anfibi per recuperare il sonno perso durante gli interventi», spiega Dettoni, di fatto tra i fondatori della locale sezione della Croce Rossa, ancora oggi attiva a Gavirate, con centinaia di volontari.
«È un ricordo che mi porterò appresso per il resto della vita, perché quando si diventa volontari del soccorso si entra in una grande famiglia da cui è poi difficile staccarsi». Infatti i rapporti con gli ex colleghi di Varese dove per questioni di lavoro si trasferì la sua attività di volontario sono tuttora attivi. Poi la famiglia, la professione e la decisione di lasciare il volontariato per dedicarsi ad altre passioni, ben più gestibili, come la scultura.
Così, fino a quando non arriva il confinamento per la pandemia, durante il quale gli toccato vivere in prima persona anche una brutta nottata passata da una parente, che lo ha obbligato a tornare a bordo dell’ambulanza: «Quando ho aperto il portellone, e ho visto la barella, mi sono seduto e ho ripensato ai mille turni fatti».
E lì scatta la decisione di voler in qualche modo ringraziare l’impegno dei volontari del soccorso che nei mesi scorsi (e anche in questo frangente) senza sosta e bardati come fossero soldati partiti per una guerra non hanno mai interrotto il servizio di assistenza ai malati, ma anche le uscite in emergenza per malori, incidenti, infortuni.
«Non ho smesso di pensare un attimo a quanti erano in prima linea per continuare ad aiutare gli altri», spiega Dettoni che racconta della sua opera.
«Ho acquistato un pezzo di marmo rosa del Portogallo e ho cominciato a scolpire nel periodo in cui sono rimasto a casa. La scultura ha preso forma in circa tre settimane e ora è pronta».
Una crocerossina con la mascherina o una madonna stilizzata, moderna, vestita con gli abiti di un’infermiera? «Io nasco come madonnaro e ho pensato a questa figura legata all’assistenza, alla compassione. Proprio come lo spirito che muove i tantissimi nostri volontari».
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