Stop agli allenamenti: “Una decisione che punisce bambini e società”
Gianni Chiapparo e Marco Caccianiga commentano l’ordinanza regionale che ha fermato lo sport giovanile
Le premesse sembravano incoraggianti, ma la realtà dei fatti, arrivata con la pubblicazione del testo ufficiale della delibera regionale ha messo un deciso stop allo sport giovanile. Nel pomeriggio si parlava di fermo alle competizioni, notizia che tra gli addetti ai lavori faceva sperare nella la salvaguardia degli allenamenti indispensabili per l’educazione e la formazione dei più piccoli e, perché tacerlo, altrettanto fondamentali per la sopravvivenza delle società minori.
Lo stop totale ha spiazzato un po’ tutti, generando una moltitudine di commenti sul web, con unanime condanna del provvedimento ritenuto inutilmente punitivo nei confronti dei bimbi e di coloro che li sostengono nelle palestre e sui campi all’aperto Nella sostanza allenatori, istruttori e dirigenti chiedono a cosa siano serviti due mesi di limitazioni, di allenamenti individuali, di attenzione ai contatti, di misurazione e registro delle presenze e delle temperature, di spese per materiali per sanificare se, alla prima occasione, si è deciso di chiudere tutto. Moltissimi i commenti anche delle famiglie che raccontano il disagio e la tristezza dei ragazzi.
Tra i molti interventi abbiamo scelto quelli di due figure che per competenza ed esperienza sono senz’altro un punto di riferimento per la galassia degli allenatori/istruttori. “Sono molto arrabbiato” esordisce Gianni Chiapparo, istruttore, allenatore, docente, dirigente di grande livello, dedito da anni alla crescita dei più piccoli “Arroganza ed ignoranza tentano di uccidere il futuro dei nostri bambini. Ci ricordiamo di loro solo in campagna elettorale, dimenticando che ogni singolo giorno hanno bisogno di aiuto e di guide che permettano loro di crescere in modo omogeneo. Sto ricevendo decine di messaggi dalle famiglie dei miei ragazzi: molti bimbi piangono, i più grandi imprecano e nessuno vuole accettare questa situazione. E’ il momento di muoverci, sono tornato indietro di 50 anni: contesterò come facevo a 16 anni, e ora so con certezza quello che è giusto fare”.
“Non è accettabile che il destino delle società sportive e dei bimbi che vengono loro affidati con fiducia, sia gestito da giacche, cravatte e scarpe lucide che non hanno mai calcato un prato o un parquet” è il pensiero di Marco Caccianiga, storica figura del mondo del calcio, sportivo “vero” e, in passato, politico di buon senso prima che di schieramento: “La sospensione delle partite sarebbe stata un guaio minore, la continuazione degli allenamenti invece, sarebbe stata fondamentale per non interrompere quel percorso di recupero dei ragazzi dopo sei mesi di lockdown. Solo chi sta sui campi può sapere quanta fatica abbiamo fatto per recuperare un livello accettabile di tolleranza, di condivisione e di senso del collettivo in ragazzi rimasti in casa da soli da marzo a luglio. Questo nuovo stop avrà effetti devastanti, così come sarà letale per le piccole società che sopravvivono di quote ma che non possono chiedere soldi a famiglie che tengono i figli a casa. Sento parlare di malafede, io penso più ad una miopia che abbia impedito una visione lucida del divenire, Sta a tutti noi ora, proporre idee e soluzioni, a noi che stiamo in tuta sui campi e abbiamo un polso preciso della situazione. Tutti insieme possiamo ancora salvare il magico mondo del gioco e dei sogni”
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