630 pazienti ricoverati negli ospedali della Sette Laghi. Alcuni trasferiti a Bergamo e a Fiera Milano
La pressione è leggermente meno intensa ma rimane comunque elevata la richiesta di assistenza. L'attività chirurgica più urgente prosegue negli altri ospedali lombardi

Un lieve allentamento della pressione ma non è ancora il momento di abbassare la guardia. Da qualche giorno gli accessi negli ospedali della Sette Laghi proseguono con un ritmo leggermente inferiore a quello delle passate settimane. Questione di qualche caso in meno che, però, permette di gestire in modo equilibrato le dimissioni e i nuovi ricoveri.
Il numero dei pazienti con gravi sintomatologie respiratorie attualmente ricoverati nei 25 differenti reparti Covid+ allestiti tra gli ospedali di Varese, Luino, Tradate, Angera e Cuasso al Monte è di 630.
A questi se ne aggiungono poco meno di una decina spostati all’ospedale di Bergamo e una mezza dozzina trasferita nella grande terapia intensiva della Fiera nel modulo coordinato dal professor Paolo Severgnini. L’età media di questi pazienti supera i 65 anni.
La crisi, dunque, non è ancora superata e l’organizzazione è quasi totalmente concentrata sull’emergenza del coronavirus.
L’attività chirurgica di elezione è sospesa mentre i casi più gravi vengono inviati negli ospedali hub della regione:
per la patologia neurologica/neurochirurgica: l’Istituto Besta e l’Istituto Mondino,
per la patologia cardiologica/cardiochirurgica: l’Istituto Monzino, Policlinico San Donato,
per la patologia ortopedico-traumatologica: l’Istituto Gaetano Pini (con il CTO) e l’Istituto Galeazzi,
per la patologia oculistica: il centro Oftalmico FBF
L’Asst Sette Laghi ha, invece, stretto due accordi con lo IEO e con l’Istituto dei Tumori per poter far operare pazienti oncologici gravi dai professionisti varesini. Una sorta di accordo per utilizzare le sale chirurgiche dei due nosocomi milanese. Il dottor Federico Deho, il primario di urologia di Varese, presto inaugurerà questa attività con tre casi urgenti e non rinviabili che aveva in lista d’attesa.
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