“Conservate la storia di quel luogo”: il progetto Ex Aermacchi e le preoccupazioni della commissione
Primo dibattito tra consiglieri comunali sul grande progetto privato che cambierà un pezzo di città
E’ stato presentato ai membri della commissione urbanistica il progetto per riqualificare l’area Ex Aermacchi, che Tigros Spa ha realizzato insieme a Italiana Diamanti srl, attuale proprietario del sito, e alla società Techbau Engineering & Construction.
A farlo, dopo l’introduzione del presidente della commissione Luca Paris, che ha ricordato come questa sia una solo una prima presentazione e che c’è tempo per fare tutte le necessarie osservazioni, è stato l’assessore all’urbanistica Andrea Civati, che ha illustrato ai commissari i primi particolari del progetto.
Più che l’illustrazione dell’assessore però, protagoniste della commissione sono state le obiezioni di commissari e rappresentanti della commissione paesaggio: che hanno avuto come filo conduttore generale la preoccupazione che la memoria del luogo possa venire “spazzata via” insieme alle macerie dell’area abbandonata.
«Questo non è un progetto di urbanistica, di pianificazione all’interno della città, ma semplicemente il tentativo di rigenerare un’area da anni dismessa. Eppure interviene su un luogo particolare e rappresentativo del lavoro, che deve essere generatore delle rigenerazione e della sua storia – spiega Angelo del Corso, architetto della commissione paesaggio- Ma se non c’è collegamento con la realtà del luogo sarà inutile qualsiasi opera, non ci sarà ricucitura. Sarà un elemento staccato, inutile».
Una preoccupazione condivisa dall’architetto Tonella, della stessa commissione, che ha commentato: «La riqualificazione di questa area mi sembra fine a se stessa. Visto così, il disegno non dialoga con la città. Ma ci sono considerazioni che probabilmente non sono state esplicitate fino ad ora».
Una posizione sostenuta e rafforzata dal consigliere di minoranza Fabio Binelli, Lega, che ha sostenuto: «L’impostazione generale dell’intervento è di tipo privatistico, e non si sono tenute presenti una serie di criticità. La tematica storico culturale è ineludibile quando si parla di un luogo storico della città – ha spiegato Binelli – Secondo me il tema è definire se vogliamo mantenere una significata testimonianza architettonica della storia oppure no. Io penso di si: ho sempre proposto di mantenere degli edifici di quell’area che testimonino quel periodo storico, oggi però è ancora più difficile pensare di farlo. Basta che tenga la struttura dell’Hangar. Meglio una soluzione di questo tipo, piuttosto della demolizione completa degli edifici. Sono preoccupato per un progetto che prevede la realizzazione di un cubo e che viene chiamato riqualificazione urbana».
Ma preoccupazioni e criticità sono state espresse anche dai consiglieri di maggioranza, come Valerio Crugnola, della lista Galimberti:«Questo non è un progetto di riqualificazione, ma di demolizione e sostituzione funzionale – ha sottolineato Crugnola – E come tale va trattata. Qui la politica deve riprendere il posto di comando: sarà coraggioso l’imprenditore, ma è importante avere un atteggiamento critico per difendere alcuni punti fermi»
E anche Enzo Laforgia, di progetto concittadino, esterna le sue preoccupazioni, premettendo però che: “Mi sento di dire due parole di apprezzamento per la proprietà: pensare a un investimento di questa portata richiede una buona dose di coraggio. Ma d’altra parte – continua – Sono d’accordo con l’architetto del Corso: penso che un intervento di questo tipo debba entrare in relazione con la città considerando le sue stratificazioni storiche, sennò il rischio è di creare dei “non luoghi”, simili in ogni parte del mondo».
Preoccupazioni e qualche elemento critico in più sono arrivati da Elena Baratelli, rappresentante di Varese 2.0: «Sono preoccupata per questo progetto e non condividiamo questo percorso – ha esordito – Noi non dobbiamo essere l’amministrazione che distrugge un pezzo di Varese. Credo che la città possa aspettarsi di più in termini di fantasia e decisioni: non quindi l’ennesima area commerciale, per quanto venga associata a spazi sportivi. Il rischio è che sia l’ennesima struttura avulsa dalla realtà, qualcosa di non inserito nel contesto della città e peggiorativo della realtà locale, che verrà dequalificata a ennesima anonima periferia».
A favore della fiducia nel progetto, che più volte è stato sottolineato essere non ancora definito, si sono invece espressi Valerio Vigoni, della lista Orrigoni, e Giuseppe Pullara, di Italia Viva: per entrambi è importante lasciare spazio a chi ha deciso di prendere il coraggio di investire in un progetto così grande per la città.
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Mi chiedo, ma i critici della ventilata riqualificazione dell’area cosa propongono di meglio? Conservare la struttura così come è a che pro? Ristrutturando mantenendo gli attuali manufatti, a che pro? Ormai a Varese città sono sparite tutte le vecchie manifatture, Calzaturificio di Varese, Molini Marzoli Massari (chi si ricorda? Era proprio di fronte alla Stazione Nord), Cartiera Sterzi ecc. Va bene controllare che il progetto sia adeguato, ma mettere sempre i bastoni tra le ruote…
Molto semplice, ristrutturare e riconvertire una parte degli edifici esistenti invece di raderli al suolo per sostituirli con una colata di cemento. Lo si fa da decenni in tutta Europa, recuperando esempi di archeologia industriale riconvertendoli a nuove funzionalità. Il supermercato si potrebbe tranquillamente ospitare in parte dei capannoni esistenti, opportunamente modificati. Solo in Italia si continuano a radere al suolo le testimonianze del passato per rimpiazzarle con cubi di cemento.