Ero e Leandro, l’amore buono contrapposto alla violenza

Il video-racconto, curato dal Comune di Gallarate con l'attrice Giulia Provasoli

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne abbiamo deciso di raccontare una favola d’amore e non una storia di violenza.

Il mito di Ero e Leandro emerge dalle nebbie dell’Antichità classica e narra di un amore a distanza, di una appassionata ricerca di contatto e di un epilogo amaro, come spesso accade nella realtà e nel mito stesso.

Le lettere dei due amanti raccontano qualcosa di più di una semplice storia: ci dicono che si può arrivare a morire D’AMORE, ma non si può morire PER AMORE. 

Riflettiamo per un attimo su questa distinzione: se è vero che morire d’amore significa morire a causa dell’amore, non si deve morire per amore, cioè attraverso, per mezzo dell’amore, come fosse lo strumento o la giustificazione per dare la morte.

Chi dice di uccidere o di far violenza per amore, non ha compreso nulla dell’amore, che non è mai uno strumento per commettere qualcosa, ma è il fine ultimo a cui deve essere ispirata ogni azione, e questo fine ultimo non è mai compatibile con il male dell’altra persona.

Ero e Leandro rappresentano il mito che contrasta ogni forma di violenza e che trova nell’amore l’unica vera salvezza.

        Avv. Massimo Palazzi 
assessore alla Cultura della Città di Gallarate 

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In occasione di questo 25 novembre, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate ed io avremmo voluto avviare un progetto nuovo, ovvero la sperimentazione di un percorso di formazione dedicato ad attori non professionisti, culminante in uno spettacolo aperto alla Città.

È stato scelto il teatro come strumento non solo perché è l’arte che per eccellenza racconta delle storie, ma anche per la sua altissima valenza formativa. 

Avremmo voluto dare la possibilità a dei Cittadini/attori di lavorare per un mese alla creazione di una performance teatrale sui temi inerenti la violenza di genere, facendo emergere e tematizzando vissuti comuni, trasformando esperienze individuali in storie universali, arrivando a farsi veicolo, attraverso la narrazione teatrale, di un messaggio sociale – quello delle celebrazioni del 25 novembre.

Questi erano i nostri intenti e desideri; la situazione di emergenza in cui tutti ci troviamo sarebbe stata un motivo in più per continuare a lavorare su noi stessi attraverso il teatro, sull’emotività confusa, ma potente, che dobbiamo gestire, su tante tematiche senza dubbio vive e attuali. Tuttavia, come è noto, abbiamo il dovere di anteporre a tutto questo la tutela della Salute Pubblica – e rimandare i nostri progetti al prossimo futuro.

Femminicidi, abusi, violenze non si fermano, però, nemmeno davanti a una pandemia; tutt’altro. È necessario continuare a parlarne, informare, garantire tutele: educare, prima di tutto. Mercoledì 25 novembre uscirà, sui canali mediatici del Comune di Gallarate, una lettura realizzata da me a celebrazione di questa giornata: per me, celebrare significa tramandare; il senso e il valore della memoria risiedono nel suo essere atto politico, umano, non retorico. Ho scelto di raccontare, diversamente da come avviene di solito, la storia di un amore buono, giovane, ardente: quello di Ero e Leandro, due ragazzi della mitologia greca, innamoratissimi, ma costretti a vivere in due città diverse, separati da uno stretto di mare. Ogni notte, Leandro nuota, nel buio, seguendo la luce che Ero accende in cima a una torre e la raggiunge: da sette giorni, però, il mare è in tempesta e i due giovani non possono incontrarsi. Come tanti, tantissimi fra noi.

Il testo delle letture è un libero adattamento dalle Heroides di Ovidio

Dott.ssa Giulia Provasoli

attrice e formatrice teatrale

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Pubblicato il 25 Novembre 2020
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