“Noi infermieri, da eroi a complici del sistema: non so se andrà tutto bene”

Il pensiero di un infermiere “covid”, Marco, al lavoro al Sant’Anna di Como: "L'ho scritto per me, ma soprattutto per tutti i colleghi che ogni giorno lavorano con abnegazione senza mai mancare al dovere e alla passione di essere Infermieri"

ospedale covid varese circolo

Un post scritto per contrastare il dilagante diffondersi di chi scredita il lavoro dei sanitari e che sostiene l’idea del complotto e che tutto ciò che stiamo vivendo non esista.

Lo ha scritto e ce lo ha mandato un infermiere “covid”, Marco, al lavoro al Sant’Anna di Como.

«Sono un infermiere “covid” (a malincuore posso dire di avere questa specializzazione), fa molto male vedere certi post e soprattutto vedere tante persone che ne danno seguito. Non da ultimi i commenti comparsi sotto il vostro video riferito al servizio fatto all’Ospedale di Circolo», spiega.

«Ho scritto questo pensiero per me, ma soprattutto per tutti i colleghi che ogni giorno lavorano con abnegazione senza mai mancare al dovere e alla passione di essere Infermieri». Ecco il pensiero di Marco, che pubblichiamo per intero:

Ed eccoci qua, siamo sempre noi: infermieri, medici, oss, personale tecnico ed ausiliario. Quelli che, con l’arrivo della primavera, erano osannati come “eroi” e che ora, dopo le abbronzature estive e le serate passate a bere e mangiare, siamo diventati quelli “complici del sistema”. Ma alla fine, siamo sempre noi che ci nascondiamo sotto quelle tute coperti di sudore, che affrontiamo le ore in reparto senza nemmeno sapere più che ora è e che ci svestiamo sospirando “anche oggi, ci ho provato”.

La seconda ondata, sì, ma non ci si abitua mai alla sofferenza. Non ci si abitua mai alla persona che piangendo ti supplica di non fargli l’ennesimo EGA. Non ci si abitua mai alla persona che continua a ricevere chiamate dai parenti, senza poter rispondere perchè sedato e con il casco in testa. Non ci si abitua mai a quella goccia di sudore che scende sulla fronte e che non puoi asciugare, mentre cambi la maschera dell’ossigeno perchè sai che senza quell’ossigeno la persona “non fiata”.

La seconda ondata: nulla di nuovo? Forse, tanta sofferenza? Sicuramente. E lasciamo parlare chi ha voglia di farlo: chi ha voglia di dire che gli ospedali sono vuoti e che di #coviddi non ce nè. Massì, lasciamoli parlare, abbiamo troppo poco tempo per poterlo spendere a dar retta ai rivoluzionari. Ma una cosa ve la dico, andrà tutto bene? Non lo so.

Marco, infermiere presso l’Ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia Como

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Novembre 2020
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