Imparare dalla crisi: la sfida dell’associazione “Tra il dire e il fare”
A Travedona Monate un’associazione che offre un supporto per affrontare le difficoltà che interessano la sfera sociale, relazionale ed educativa
La seconda ondata di contagi ha portato nuove restrizioni e nuove fatiche, ma c’è chi ha deciso di mettersi in gioco proprio nel momento della crisi, convinto che anche in momenti così difficili ci sia da imparare.
E’ il caso dell’associazione culturale “Tra il dire e il fare“, fondata dalla dottoressa Katia Cazzolaro, educatrice professionale specializzata in consulenza pedagogica, un’iniziativa nata durante il primo lockdown, che ora si apre nuovi spazi e collaborazioni.
«Col nostro servizio di supporto, vorremmo dare un contributo alla crisi da pandemia, il nostro desiderio è che nessuno rimanga escluso – spiega Katia Cazzolaro – Anche online, offriamo un servizio di ascolto e orientamento per imparare, insieme, qualcosa di nuovo».
Ma come si può trarre qualcosa di positivo da un momento come questo? «Ci sono due parole che stiamo provando a mettere al centro del nostro progetto: creatività e coraggio. Mentre proviamo ad insegnare nuove visioni e opportunità, nasciamo noi stesse da una costola del coraggio: abbiamo aperto i battenti durante il lockdown di marzo, quando ci siamo sentite interrogate dalla crisi ma anche dal cambiamento epocale che stavamo e stiamo vivendo. Siamo convinte che da questa pandemia ne usciremo solo con una grande dose di creatività, con nuovi apprendimenti. Quindi, noi stesse dobbiamo imparare a percorrere strade nuove, a rivedere ciò che sappiamo».
Però in questo momento sembrano esserci più vincoli che possibilità… «Vero, la situazione è drammatica. Imparare è un fatto antropologico e non è evidentemente legato alla pandemia ma l’umanità si evolve sperimentando. Anche questa crisi senza precedenti può essere una opportunità: lo vediamo tutti, è in atto una radicale ridefinizione degli spazi di azione di ciascuno e delle prospettive di sopravvivenza di molti settori economici, le diseguaglianze si stanno via via acuendo cosi come l’impoverimento. La pandemia è un evento che focalizza l’attenzione collettiva su alcuni temi distogliendola da altri, ridefinendo le priorità dell’agenda politica. Quindi, a nostro parere, bisogna rivedere anche che cosa è meritevole di intervento pubblico e come vogliamo ripensare il welfare. Ad esempio, è riduttivo parlare di emergenza sanitaria visto che si tratta di una emergenza sociosanitaria di enorme portata e complessità: come sappiamo, per “salute” non si intende solamente l’assenza di malattia ma anche il benessere sociale, relazionale, affettivo, il diritto al lavoro e al welfare».
«Contestualmente alle questioni sanitarie, alla perdita del lavoro e all’impoverimento del Paese, aumentano le tensioni sociali, quelle familiari e i problemi relazionali. La domanda che ci sta a cuore è quindi cosa possiamo imparare dalla crisi? Crediamo non sia vero si possa imparare solamente in condizioni di tranquillità e sicurezza, ma ci vuole ascolto, accoglienza, disponibilità. E poi obbiettivi chiari, come accompagnare le persone nel trattare le questioni pratiche: dall’educazione dei figli di nuovo chiusi in casa, alla cura degli anziani, alla possibilità di reinventarsi una occupazione, passando per le mille storie e le difficoltà di ciascuno».
Dunque l’attenzione dell’associazione “Tra il dire e il fare” è rivolta a tutti: «Il nostro desiderio è allargare l’accesso ai consulti, indipendentemente dalle disponibilità economiche – continua la dottoressa Cazzolaro – Per questo, quando sarà possibile in presenza oppure online, mettiamo a disposizione un servizio di ascolto ad accesso facilitato (il primo consulto è gratuito, poi ognuno offre quel che può). Il nostro taglio è pedagogico e non riguarda solamente le problematiche educative con figli o allievi ma, più specificamente la possibilità di crescere insieme, a qualsiasi età».
Un’attenzione che le fondatrici dell’associazione vorrebbero allargare ancora di più: «Ci piacerebbe diventare risorsa anche per i presidi ospedalieri e per i medici di base attraverso l’istituzione di un sportello di ascolto rivolto sia ai medici che ai pazienti che non portano, evidentemente, solamente questioni sanitarie. Siamo a disposizione anche per parrocchie, Caf e tutte le realtà di assistenza e aiuto. Ci piacerebbe naturalmente interloquire con i Comuni che purtroppo, non sempre, esprimono quella visione capace di valorizzare le risorse del territorio; ci è capitato ad esempio di offrire uno sportello gratuito per la cittadinanza senza ricevere nessun riscontro pratico, a parte qualche buona e rinnovata intenzione. Eppure, è questo il tempo di rivedere l’agenda politica delle priorità, altrimenti le solitudini si moltiplicheranno, e faranno più danni del virus. Mi piacerebbe ricordare che nell’art 2 della Costituzione si afferma che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”».
«Per questo, nel nostro piccolo, mettiamo al centro la dimensione mutualistica e, appena avremo un luogo ampio e adatto, incentiveremo anche il baratto. Offriamo servizi (laboratori, consulenze, formazione etc), e le persone ricambiano con competenze, talenti, tempo», conclude Katia Cazzolaro.
«Cogliamo l’occasione per lanciare un appello: siamo alla ricerca di una sede per le nostre attività che si rivolgono a tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani. Noi sogniamo un luogo nella natura, luminoso, nelle quali le persone si sentano bene e verso il quale desiderino tornare. Se qualcuno volesse contattarci per una proposta ad affitto simbolico, ne saremmo felici e grate».
Per conoscere meglio l’associazione e le sue proposte c’è il sito www.ascoltopedagogico.com Per contatti chiamare il numero 392 0453431 o scrivere una mail a direfare.va@gmail.com
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