Pierre Ley: “La mia pagella del Covid”

Voto 10 per suocera, panettiere e medico del paese, un 10 e un 3 per Ats Insubria e un bel 10 e lode alla moglie. Il racconto di Pierre che ha vissuto l'esperienza del Covid e ha pensato di "dargli i voti"

Generica 2020

Il racconto di Pierre Ley, comunicatore e appassionato di cibo e cucina, che ha vissuto l’esperienza del Covid e ha pensato di “dargli i voti”

LA MIA PAGELLA DEL COVID. Sembra che questo primo round me lo sia aggiudicato io, però mai abbassare la guardia. L’inizio della storia è quello di tante altre storie simili: i dolori articolari, la febbre, il catarro, l’oppressione e il dolore al petto, il senso di spossatezza, la perdita dell’olfatto. La telefonata dell’amico col quale si è trascorsa una serata esattamente quattro giorni prima e che ti comunica la sua positività. La corsa al tampone, muovendo amicizie e raccomandazioni per riuscire a farlo l’indomani presso una struttura privata, e non dopo una settimana. La conferma della positività…

Ero il candidato ideale: ultracinquantenne, gravemente sovrappeso, iperteso con asma allergico e broncopatia cronica. Sono stato molto fortunato. I sintomi non si sono mai aggravati, tenuti da subito sotto controllo e rimasti lievi, attenuandosi già dal terzo giorno. Oggi sono ufficialmente guarito. Rimangono il senso di stanchezza, dormo molto anche durante il giorno, e l’anosmia.

VOTO 10: a chi mi ha rimediato il tampone “in tempo reale” permettendo un intervento tempestivo.

VOTO 10: al medico di base. Sì, quello del paese, che addirittura, appena saputo della positività e dei sintomi, è venuto a piedi fino a casa mia per accertarsi delle mie condizioni! Non aveva il mio telefono, allora non ha esitato a uscire dallo studio e farsela a piedi! Ha poi con grande serenità prescritto subito il trattamento che ha intralciato la progressione della malattia, risolvendo la situazione.

VOTO 10: Ad Ats Insubria per la gestione del malato, con comunicazioni e istruzioni per la quarantena tempestive e precise. Con la convocazione, esattamente come annunciato, dopo 10 giorni esatti dalla positività, e per la comunicazione rapida dei risultati.

VOTO 10: Alla Protezione Civile per l’organizzazione del punto prelievi delle Fontanelle. Nonostante centinaia di macchine in coda, ho aspettato pochissimo. Il personale, numeroso, era gentile ed efficace. Il sorriso che l’infermiera, bardata e sicuramente stanca, è riuscita a regalarmi, non ha prezzo.

VOTO 10: A Giuseppe, titolare de ” La Posteria” di Gemonio, che oltre a consegnarmi quotidianamente i rifornimenti di cibo , si è reso disponibile per recapitarmi i farmaci che non potevo ritirare, causa quarantena, in farmacia.

VOTO 7: Alla farmacia, che malgrado la sbandierata convenzione col comune non è stata in grado di consegnarmi i farmaci a domicilio. Non per cattiva volontà, ma perché “decimati” anch’essi dal virus, con personale in malattia. Me li hanno però messi da parte, consegnandoli poi a Giuseppe.

VOTO 3: Ad Ats Insubria per la non gestione dei tracciamenti. Ad oggi nessuno dei contatti stretti che ho segnalato da subito nei questionari è stato contattato. L’ho fatto io, ma sarebbero potuti andare in giro tranquillamente a diffondere il virus.

VOTO 10: A mia suocera ultraottantenne, che sfidando lockdown e pericoli di contagio, ha compiuto anche lei una eroica missione di consegna farmaci, partendo addirittura da Varese

VOTO 10, CON LODE E AMORE: A mia moglie Nicoletta, rimasta negativa per tutto il tempo ma costretta a sopportare l’isolamento senza poter lavorare né uscire, svolgendo da sola tutti i compiti di casa, evitandomi così ogni contatto con oggetti, attrezzi e utensili da cucina. Ha poi compiuto il grande sacrificio di mettersi ai fornelli, competenza che a casa nostra mi è riservata in esclusiva. Mi ha stupito e risollevato con piatti sfiziosi e di gradevolissima presentazione.

Infine una considerazione che a prima vista può sembrare ironica e amara, ma che invece mi dà un senso di speranza e di ottimismo: in tutta questa faccenda, mi sono reso conto che in fondo, la “macchina da guerra” della sanità lombarda, che è reale e tangibile, nel mio caso si è retta sul buon cuore e l’altruismo di un medico di paese e di un piccolo, grande negoziante.

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Pubblicato il 14 Novembre 2020
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