Covid, la dottoressa Malara: “Mi vaccinerò il prima possibile. Facciamolo tutti”
Le parole della dottoressa che a febbraio per prima scoprì il "paziente 1" a Codogno: "Ci sono tanti elementi che ci fanno credere che questo ritorno alla vita normale avverrà presto"

«La voglia di vivere senza limitazioni e paure è avvertita con molta forza da ciascuno di noi. Me compresa, lo confesso. Posso dire a tutti che questo non è un sogno, è una speranza possibile». Con queste parole la dottoressa Annalisa Malara, l’anestesista cremonese che, insieme alla collega Laura Ricevuti, lo scorso 20 febbraio a Codogno ha scoperto il “paziente 1” in Italia, ha voluto rivolgere i propri auguri di “Buon Anno” per l’inizio del 2021.
«Una speranza possibile – ha spiegato la dottoressa Malara – perché oggi possiamo realisticamente affermare che ci sono tanti elementi che ci fanno credere che questo ritorno alla vita normale avverrà presto. Sono però altrettanto convinta che, per di più, porteremo con noi tanti insegnamenti fondamentali che abbiamo appreso da questa terribile pandemia».
Parole di auguri e di speranza che per la dottoressa Malara sono state anche l’occasione per lanciare il proprio appello a favore del vaccino: «Vorrei ricordare l’importanza del vaccino. Io stessa mi vaccinerò il prima possibile. Vaccinatevi: è quello che oggi chiedo a tutti. E cercate di mantenere dei comportamenti attenti finché un numero congruo di persone non saranno vaccinate. Ma soprattutto non mollate mai la speranza di riuscire a battere questo virus. Perché abbiamo visto che è possibile».
Da novembre la dottoressa Malara è impegnata nell’Ospedale Fiera di Milano coordinato dal professor Nino Stocchetti, primario del Policlinico di Milano: «Ho voluto dire grazie – ha concluso – in modo concreto, per l’aiuto fondamentale che ci era stato dato a marzo e aprile negli ospedali di Lodi e Codogno, soprattutto da parte del personale sanitario di Milano. Senza l’aiuto di queste persone non saremmo mai riusciti a prenderci cura di un numero così elevato di pazienti. È un’esperienza che mi sta arricchendo; ho la fortuna di poter lavorare con l’equipe del Policlinico di Milano, nella quale ho trovato professionisti eccezionali che mi hanno insegnato molto. Ma si tratta di una esperienza molto forte e formativa anche dal punto di vista personale e umano, perché riuscire a restituire l’aiuto fondamentale, che ci era stato dato in quel periodo drammatico, fa nascere e sviluppare sentimenti che arricchiscono moltissimo».
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