Prima di tutto esserci: presenti ai ragazzi anche se a distanza
Curare la relazione con i ragazzi, come singoli e come gruppo, anche in Dad, vivendo il presente e lasciando cadere il pensiero del "prima era meglio"
In questo periodo caratterizzato da continui cambiamenti e riadattamenti, guardando ai nostri, ragazzi ci siamo posti alcuni interrogativi: perché li vediamo così sballottati? Di che cosa hanno bisogno ora?
Allora noi educatori gli abbiamo chiesto: “Cosa significa per te andare a scuola?”
In molti hanno risposto che la scuola per loro è un luogo in cui si imparano le regole, dove si sperimentano molte relazioni e si imparano molte cose, “è quella via che permette di costruire il proprio futuro” hanno scritto alcuni.
La scuola è e resta un luogo privilegiato per gli adolescenti, luogo di incontri, confronti, scoperta. Parlando con alcuni di loro però è emerso anche un altro pensiero: riportano di avere la sensazione che da quando è ricominciata la scuola, sembra vi sia grande preoccupazione e premura per le spiegazione degli argomenti, per la didattica e vedono meno quell’attenzione al singolo e al gruppo che avevano invece percepito con l’attivazione della DAD durante il primo lockdown.
Al di là delle critiche o dei pareri che i ragazzi possono esprimere nei confronti della scuola, dalle loro risposte emerge un chiaro desiderio di essere riconosciuti come persone, di sentire, anche in questa faticosa incertezza quotidiana, che c’è un adulto che continua a interessarsi a loro, che per loro è presente.
Ma questa fondamentale presenza è davvero possibile garantirla anche oggi? Con la DAD e con tutta questa distanza che è doveroso tenere?
Sì, la presenza non può venir meno, ma forse ci è chiesto di modificare, o meglio, arricchire questo termine “presenza”, perché adesso occorre farla sentire anche a distanza.
Continuiamo a dedicare il tempo per costruire, mantenere un buon gruppo classe, una buona rete di relazioni, perché così creeremo e manterremo le migliori condizioni per poter apprendere, anche a distanza.
Prodighiamoci per creare uno spazio in cui tutti riescano a sentirsi protagonisti attivi del proprio cammino di crescita. Dove vi sia un ascolto interiore, in cui noi adulti possiamo divenire cassa di risonanza delle paure, delle incertezze, delle ansie e delle gioie, delle conquiste nei ragazzi che ci vengono affidati; degli adulti dunque, che liberino la parola, che non facciano sentire da soli in questo continuo riadattamento, ma anzi, uomini e delle donne da cui si sentano guardati e stimati.
“I tuoi alunni dimenticheranno ciò che dici, ma ricorderanno come li hai fatti sentire”, scriveva la poetessa Maya Angelou.
Riprendendo il pensiero di un grande pedagogista, Don Lorenzo Milani che afferma: “Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola […] Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola.”
Ecco quindi il centro da tenere presente nelle relazioni degli adulti con i ragazzi, anche se a distanza: prima di tutto Esserci.
Il motto “I care” appeso al muro della scuola di don Milani, che significa interessarsi, preoccuparsi, prendersela a cuore, era il suo modo di intendere la formazione dei giovani, e oggi è (e deve essere) anche il nostro. Siamo chiamati ad esserci, a prenderci cura dei nostri ragazzi anche in questa situazione straordinaria e destabilizzante che l’oggi ci presenta. Don Milani però ci esorta a porre una nuova domanda: Come esserci?
Potremmo partire cambiando la prospettiva che abbiamo nei confronti dei ragazzi, assumendo uno sguardo attento verso i bisogni degli studenti, perché i ragazzi non hanno problemi, ma bisogni che devono essere innanzitutto riconosciuti e accolti, anche e soprattutto in un luogo per loro così importante come la scuola.
Li attrarremo inoltre se verremo riconosciuti dai nostri ragazzi come adulti affascinanti, come adulti presenti, appassionati e punti di riferimento, capaci di avvicinarli per poi guidare il loro sguardo alla scoperta, alla curiosità per il mondo che li circonda. “Ci lasciamo educare dalle persone che stimiamo”, noi per primi allora dobbiamo far spazio alla novità che ci porta a cambiare il nostro modo di lavorare, di entrare in relazione e questo passaggio lo si riuscirà a fare solo se lasciamo cadere il pensiero “prima era meglio”. Viviamo nel tempo che ci è dato, facciamo tesoro, sperimentiamoci in cose nuove che possano mostrarci nuovi orizzonti.
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