Famiglie fragili e mondo del lavoro: un percorso di formazione con il progetto O.p.l.à
Al centro del progetto c’è il territorio che riguarda i 13 comuni dell’ambito distrettuale di Azzate, i 18 di quello di Tradate e gli 11 di quello di Arcisate e della Comunità Montana del Piambello.
Perché un’azienda del territorio dovrebbe assumere una persona “fragile”? E come costruire, sul tema del lavoro, un linguaggio condiviso tra terzo settore e imprese?
Con l’obiettivo di rispondere in maniera operativa a queste due domande è partito nei giorni scorsi un percorso formativo rivolto al personale del Sil di Azzate e al Nil del Piambello e Tradate, finalizzato all’individuazione di aziende interessate al tema dell’inserimento lavorativo di persone vulnerabili e disagiate.
Il ciclo di appuntamenti, che si svolgeranno online tra dicembre e gennaio, è una delle azioni previste all’interno di O.P.LA’ Opportunità per il Lavoro”, un progetto finalizzato alla costruzione di misure di sostegno per famiglie fragili.
Al centro delle iniziative, che si svilupperanno dal mese in corso fino alla fine del 2021, c’è il territorio che riguarda 42 comuni: i 13 comuni dell’ambito trettuale di Azzate, i 18 di quello di Tradate e gli 11 di quello di Arcisate e della Comunità Montana del Piambello.
Capofila di O.P.LA’ è l’ambito distrettuale di Tradate, ma la rete dei partner è ampia e comprende una cordata di cooperative sociali, la Naturart, la Solidarietà e Servizi, la Arcisate Solidale, Il Sorriso e L’Aquilone, nonché la Fondazione San Giuseppe, il Csv Insubria e il Centro di Formazione Professionale del Piambello, oltre, naturalmente, gli altri due ambiti territoriali.
“Un piccolo salto insieme” recita il sottotitolo del progetto, che mira all’inclusione socio-lavorativa dei soggetti in condizione di vulnerabilità e di disagio sociale: circa 300 le famiglie coinvolte e la cui fragilità riguarda componenti disabili, persone in età lavorativa non occupate o con problemi di dipendenza, stranieri con scarse abilità, nonché persone per le quali sono stati emessi provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Le azioni riguarderanno anche nuclei che devono rientrare nel mondo del lavoro e consolidare la propria posizione, anche a seguito dell’epidemia di Covid-19.
«Tra gli obiettivi di O.P.LA’ – spiegano i referenti dell’Ufficio di Piano di Tradate – facilitare l’avvicinamento dei destinatari al mondo del lavoro, ma anche far nascere in loro la cultura del volontariato come occasione per prevenire e intervenire sull’isolamento sociale e per sviluppare capacità e competenze individuali, spendibili in altri contesti di vita».
Un focus particolare avrà lo sviluppo di attività artigianali: «I nostri strumenti – aggiunge Andrea Maldera della cooperativa sociale Naturart – saranno la costruzione di percorsi di lavoro individuali, le attività di laboratorio per lo sviluppo delle soft skill e i tirocini lavorativi. E anche attività informative e di formazione, come il percorso avviato la scorsa settimana organizzato da Sodalitas Varese per gli addetti ai lavori che ha l’obiettivo di affrontare il tema del disagio sociale e delle possibilità di lavoro, puntando al coinvolgimento delle aziende che potrebbero essere interessate al collocamento dei nostri utenti».
L’obiettivo del progetto O.P.LA’ è quello di andare ad incidere sui dati sull’occupazione, sempre più allarmanti.
Dati, ad esempio, come quelli che riguardano stranieri e giovani inattivi. Dopo il lockdown di marzo, secondo un’analisi di Tortuga Econ sui dati Istat, per quanto riguarda gli stranieri, la diminuzione totale degli occupati risulta essere molto più marcata (-10,23% contro il -2,7% degli italiani). Il divario è molto più marcato per i laureati stranieri (-20,1%, contro il -8,8% per i non laureati stranieri).
Per quanto riguarda i giovani inattivi, durante il primo lockdown, il tasso di disoccupazione è calato dal 9,8% del mese di gennaio al 7,5% di aprile. Questo calo del tasso di disoccupazione non è dovuto ad un aumento dell’occupazione, bensì ad un aumento dell’inattività, ossia la condizione in cui un individuo in età lavorativa non lavora né cerca un lavoro. Infatti, il tasso di inattività è salito dal 34,7% del mese di gennaio al 37,5% del mese di aprile. La crescita del numero di inattivi appare concentrata nella fascia di lavoratori tra i 25 e i 34 anni, la stessa fascia d’età che ha sperimentato il calo più accentuato del numero di occupati.
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