Il ricordo del “discepolo”: “Don Fabio era come una calamita, aveva una umanità affascinante”
Il ricordo di Carlo “Paco” Petroni, responsabile del movimento di Comunione e Liberazione a Varese, che ha conosciuto don Fabio Baroncini da ragazzo
(Foto di Paolo Bonfanti, Archivio Fraternità Comunione e Liberazione)
La personalità di don Fabio Baroncini, scomparso oggi all’età di 78 anni, era di quelle capaci di forgiare intere generazioni di ragazzi, e di sostenere nelle difficoltà centinaia di famiglie. La sua vita ha segnato i caratteri di molte persone non solo a Varese, dove ha esercitato il sacerdozio per vent’anni, ma anche in università a Milano e persino all’estero.
I racconti di chi l’ha conosciuto sono ancora vivi, malgrado fosse da oltre dieci anni malato. Abbiamo chiesto di tratteggiare il suo ricordo a Carlo “Paco” Petroni, responsabile del movimento di Comunione e Liberazione a Varese.
«Ho conosciuto don Fabio nei primi anni delle superiori. Ero stato invitato nell’associazione scoutistica Aggs, e lì avevo conosciuto dei ragazzi di Gioventù Studentesca – spiega Carlo Petroni – Invitato ad un incontro con loro, l’ho incontrato come avevano fatto tanti ragazzi prima di me. Io vengo da una tradizione non cattolica: mi sono avvicinato a loro per l’amicizia che mi legava a ragazzi della mia stessa età, ma quello che mi colpi al primo colpo era l’umanità di questo prete. Sia che si cantasse, si pregasse, si fumasse o si mangiasse lui mostrava di essere di Cristo: usava spesso citare una frase di san Paolo che diceva pressapoco queste cose, e lui le sapeva mostrare».
«Aveva una umanità affascinante che ti prendeva, a dispetto del carattere decisamente burbero – continua Petroni – Era un uomo che per certi aspetti si faticava ad avvicinare, perché incuteva rispetto, ma aveva una umanità affascinante. Era come una calamita per noi: ci siamo affezionati attraverso di lui al Movimento, attraverso di lui ci siamo ritrovati innamorati di Comunione e Liberazione»
Provi a chiudere gli occhi. Qual è la prima immagine di lui che gli viene in mente?
«Me lo immagino a dirigere un coro di canti popolari milanesi, in mezzo a un gruppo di centinaia di ragazzi. Era un grande appassionato e li ha insegnati a tutti… Oppure me lo vedo seduto a una scrivania che tiene a un incontro, e intanto tu l’ascolti pensando “caspita, perché non l’ho pensato io”».
Che rapporto aveva con Varese?
«Lui ha insegnato a Varese, è stato prete a Varese, era profondamente affezionato e inserito nella parrocchia di san Vittore. E questa affezione la trasferiva a tutti coloro che frequentava. Noi siamo tutti affezionati ancora a quella parrocchia e a quella chiesa anche per quello che ha rappresentato per lui. Inoltre, lui aveva una cultura profondissima che spaziava da Dostoevskij a Leopardi, ha formato generazioni di giovani che sono poi diventati a loro volta professori, professionisti, persone che incidono nella vita varesina. Ha lasciato in questo modo una forte impronta a Varese, e la parola giusta per definirla è educazione. Lui ha seguito per anni non solo la comunità di Varese, ma anche gli universitari del movimento a Milano. In particolare gli era affezionato il gruppo di ingegneria: la sua forza di compagnia lo rendeva punto di riferimento per chiunque avesse una difficoltà nella vita, fossero ragazzi, ragazze, coppie o famiglie».
Gli ultimi anni sono stati particolarmente difficili, appesantiti da un morbo che mette alla prova forza e pazienza: «Dopo Varese don Fabio è stato per tanti anni parroco a Niguarda, e in quel periodo si è ammalato. Era ormai da più di dieci anni che portava il fardello di un Parkinson che non gli dava tregua. Quando è arrivato il momento di andare in pensione, si è fermato lì ancora un po’ di tempo e poi si è spostato nella nativa Lecco, dove è stato ospitato, fino all’ultimo, da un amico parroco. L’aspetto più interessante di questi ultimi faticosi anni è che la personalità esplosiva non è per nulla cambiata, anche dentro la difficoltà del Parkinson: è stato come prima, se non di più, testimone della sua appartenenza alla Chiesa e a Dio. Una testimonianza per noi ancora più importante»
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Albi.63 su A Pietro Broggi la borsa di studio della Famiglia Legnanese
Felice su Entro il 2025 Beko chiuderà gli stabilimenti di Comunanza e Siena. A Cassinetta taglierà i frigoriferi: 541 esuberi
malauros su Hanno 15 anni i tre ragazzini denunciati per il rogo all’azienda agricola di Voltorre
elenera su Ritrovato vivo ma ferito il malnatese disperso in Val Grande
elenera su "Non si potrebbe mettere questo cartello in mezzo alla rotonda di largo Flaiano a Varese?"
ccerfo su Don Marco Casale, neo-pastore di Gavirate: insieme è più bello
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.