Torna di attualità la Stoppada, ecco la sua storia raccontata dal professor Talamona
La storia della zona della Stoppada, o "Cascina Stopada" ora di attualità a causa dei lavori dell'Esselunga che interessano l'area raccontata dal professor Renzo Talamona

Il professor Renzo Talamona, storico esperto della città di Varese racconta a Varesenews la storia della zona della Stoppada, o “Cascina Stopada” ora di attualità a causa dei lavori dell’Esselunga che interessano l’area e dell’annunciata riqualificazione delle aree umide
Il 21 settembre 1724 negli accertamenti predisposti per delimitare i confini territoriali dei comuni entro cui fare le misure e la valutazione catastale dei terreni e degli immobili, il Console di Bizzozero Maurizio Bottini (all’epoca comune autonomo, ndr) percorse tutti i confini del suo territorio, avanzando con il console di territori confinanti sull’altro lato.
Ma superata d’intesa col rappresentante di Varese la Campagnola detta la Padule, nacque contesa, sulla linea di avanzamento, voltando a sinistra, verso la cascina Stopada.
La cascina Stopada era rivendicata da ciascun Comune come territorio proprio: “Pretende al più detta Comunità di Varese che detta cassina detta la Stopada, sij sottoposta al loro censimento quando pure anche questa è stata notificata, censita e ha sempre pagato in Comune di Bizzozero…”.
Il console difendeva l’appartenenza a Bizzozero appellandosi alla natura ecclesiastica di tali beni che non erano stati regolarmente censiti, in quanto immuni, in precedenti accertamenti.
Varese voleva acquisire quel territorio per il controllo di strade che si intrecciavano in quel punto.
Maurizio Bottini aveva ragione: perché? Se avesse potuto consultare l’Archivio di San Vittore, avrebbe avuto la conferma che il Cascinale apparteneva al territorio e alla comunità di Bizzozero e fin dal 1533 gravavano diritti della chiesa di Bizzozero sulla zona allora chiamato (Portè-Vigano, poi Stoppada)
E solo l’anno prima il 1723 due canonici, i fratelli Comolli riordinando l’Archivio di San Vittore, si erano imbattuti in una strana pergamena in rotolo che conteneva in realtà la descrizione di gran parte del territorio di Bizzozero a metà del sec. XIII, secondo l’immagine medievale, ancora conservativa anche del passato romano: ma senza averne piena consapevolezza.
Se noi potessimo osservare con gli occhi di Maurizio Bottini l’ambiente della Stoppada allora ancora intatto e con la coscienza che la conoscenza dei documenti, per noi ora faticosamente proiettabile sugli spazi attualmente violentati, ci consente, troveremmo che proprio Maurizio Bottini, scendendo lungo la strada allora divisoria, per noi via Talizia (prima che ferrovia nel 1864 ed autostrada dal 1923 la amputassero della parte finale), passava attraverso terre caratterizzate da diffusi, ma ignorati segni di remota romanizzazione, raccolte in particolare sotto la denominazione ricorrente di Saltus: il Saltus divenne localizzabile grazie alla valle di Orocho, attestata poi nella forma di Urocco, cioè la vallata paludosa, solcata dalla Selvagna che si prolunga verso Bosto e verso Schianno, girando attorno al pianalto di Bizzozero.
Il saltus latino, sullo sfondo della storia romana, è una classificazione fondamentale degli spazi agrari romani, e si caratterizza come un insieme di ambienti ancora naturali, che presentano varietà altimetriche (valli ed alture), boschi, zone acquitrinose, corsi d’acqua, paludi, per un‘economia agropastorale a conduzione servile. Il Saltus individuato dava finalmente ragione dell’esistenza del cippo (conservato nel Museo Archeologico di Varese) ritrovato presso Santo Stefano a Bizzozero e dedicato al dio Silvano, divinità ampiamente documentata nei testi latini come la divinità tipica del saltus: veniva così a stabilirsi una connessione tra spazi riconosciuti nella loro denominazione, documenti scritti, reperti archeologici, comprendente la parte occidentale di Bizzozero, compresavi la valle che risale verso la Stoppada.
La natura un tempo demaniale, di bene fiscale che potrebbe risalire all’età imperiale (I° sec. d. C.), del saltus tra Bizzozero, Schianno e Bosto è rilevabile nella formazione e nell’organizzazione delle comunità di Schianno e di Bizzozero tra le quali furono suddivisi beni vicanali estesi su quella zona, essendo il Vigano di Bizzozero e Schianno confinanti e divisi dalla Selvagna, assegnati poi alle due comunità. Il Vigano si sovrappone o è comunque contiguo a Lucus schiannese e si fonde col Saltus: terre e denominazioni contigue alla zona della Stoppada, allora Portè,(da porta, via di accesso), dato ricorrente nella pergamena su Bizzozero.
La rilettura di quel territorio attraverso l’ottica della cronologia che risale al passato romano, accanto all’interesse storico, evidente, apre lo spazio, come nel caso del cippo al dio Silvano, di un conseguente interesse archeologico. La storia è nei documenti, ma ancor più nel territorio, purché lo si conosca e rispetti.
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