Ampio riconoscimento nel mondo per i lavori scientifici di medici e ricercatori di Varese
Sono quasi 120 gli articoli realizzati da 25 medici e ricercatori che hanno ottenuto 2832 citazioni internazionali.

Quasi 120 articoli, di 25 medici e ricercatori che hanno ottenuto 2832 citazioni internazionali. È un importante risultato scientifico quello che i sanitari dell’ate Sette Laghi hanno realizzato durante la pandemia. Il titolo di articolo più citato va al Professor Luca Cabrini, Responsabile della terapia intensiva dell’Ospedale di Circolo, che ha totalizzato ben 1032 citazioni in un lavoro allargato di analisi di circa 1600 pazienti Covid nelle terapie intensive lombardi.
Di grande interesse scientifico anche quello pubblicato il 21 giugno su Journal of Infectivology a firma dei componenti del gruppo di lavoro coordinato dal dottor Lorenzo Azzi e supervisionato dal Professor Grossi che ha messo a punto il primo test salivare rapido per il Covid. Significativi anche un lavoro pubblicato su Lancet del 28 febbraio sulle procedure per minimizzare la diffusione del Covid in ambiente ospedaliero firmato dal professor Cabrini insieme ai prof Zangrillo e Landoni del San Raffaele, uno studio pubblicato da Lancet Haematology il 7 ottobre coordinato dal Professor Passamonti che analizza l’impatto del Covid sui pazienti ematologici e uno sugli effetti della ipercoagulazione nei pazienti Covid+ del professor Ageno pubblicato su Thromb Haemost. il 12 dicembre.
«Questo risultato straordinario – afferma Lorenzo Maffioli, Direttore Sanitario di ASST Sette Laghi – è frutto innanzitutto della perizia e della competenza dei singoli ricercatori che ci onoriamo di annoverare tra i nostri collaboratori ma anche di un grande lavoro di squadra. Innanzitutto tra i diversi reparti del nostro ospedale dove vige un costante scambio di informazioni che incentiva la messa a fattore comune delle singole competenze. Poi con la ricerca applicata in ambito universitario e qui corre l’obbligo di segnalare la sinergia continua e feconda che abbiamo sviluppato con l’Università dell’Insubria. Infine con le altre aziende ospedaliere lombarde che nel corso dell’anno appena concluso si sono trovate ad affrontare improvvisamente un nemico insidioso e sconosciuto- Lavorando in rete – conclude Maffioli – abbiamo imparato molte cose sul Covid e oggi siamo in grado di gestire questa malattia molto meglio di un anno fa anche se il cammino per debellarla è ancora lungo e irto di difficoltà».
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