Il cammino, da esperienza personale a riflessione collettiva
La conversazione online tra il vicedirettore del Corriere Polito e il presidente del Meeting di Rimini Scholtz ha fatto emergere le similitudini tra il cammino e la società reale
Una serata dedicata al significato del cammino, all’impatto che un semplice gesto come il camminare possa incidere nell’animo.
Questo è stato il succo dell’incontro serale di martedì 26 gennaio, organizzato dal Centro Culturale Massimiliano Kolbe di Varese e dall’Associazione De Gasperi di Legnano, che è stato possibile vedere anche dalle pagine facebook di Varesenews e di Legnanonews.
L’incontro, intitolato “Le regole del cammino – In viaggio verso il tempo che ci attende”, è tratto dal titolo del libro di Antonio Polito che è stato uno dei due ospiti della serata: «Un libro nato da una esigenza fisica, quella di camminare – ha spiegato Polito – il mio cammino è cominciato alla fine del primo lockdown, si arrivava da mesi di clausura dove non si stava mai all’aria aperta. A me piaceva camminare ma non avevo mai fatto un cammino con una meta, a tappe. E questa è stata la prima sensazione nuova che ho provato, e quella più importante non solo per me, ma come valore generale. Per questo mi sono messo a scrivere: per cercare di passare dall’esperienza personale a una riflessione collettiva».
Polito, giornalista e vicedirettore del Corriere della Sera, ne ha discusso con Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i Popoli (ovvero il Meeting di Rimini legato a Comunione e Liberazione) ed Enrico Castelli, vicedirettore del TGR della Rai, che ha fatto da perno e moderatore dell’appuntamento, stimolando le domande a partire dal libro.
Perchè i cammini, nati innanzitutto come pellegrinaggi, hanno una importante valenza spirituale ed esistenziale per chi li attraversa «Nel mio cammino, le star sono state san Benedetto e san Francesco, e importante è stata la componente culturale, di visione della bellezza» ha detto il laico Polito, che ha percorso il cammino di San Benedetto, da Norcia a Cassino.
Un’esperienza che Bernhard Scholz ha potuto confrontare con quella del Meeting di Rimini, che da quarant’anni è un punto fermo per credenti e un luogo di incontro per i laici: «Enrico Letta una volta l’ha definito “la free zone”, un luogo dove laici e credenti possono incontrarsi e parlare come non avrebbero mai fatto in altri contesti – -spiega il presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i Popoli (ovvero il Meeting di Rimini legato a Comunione e Liberazione) – Ed è proprio l’esperienza che si fa che unisce incontro, della bellezza, ed estremo ascolto ad avvicinare l’esperienza che hai fatto».
Esperienze importanti, che possono essere riportate a una realtà quotidiana: «Ma che hanno un senso se anche nella realtà c’è una meta. La meta è la differenza tra camminare e passeggiare – spiega Polito – Se guardiamo all’ultimo quarto di secolo di storia italiana, la sensazione che abbiamo camminato senza una meta, abbiamo passeggiato, è molto forte. Ci siamo mossi in ordine sparso, più che cercare un obiettivo comune. Ora dobbiamo smettere di camminare ognuno per conto suo, dobbiamo darci una meta».
«Il percorso che ci deve portare alle nuove mete chiede grande sacrificio, non può essere una passeggiata – ha sottolineato in conclusione Scholtz – Per mobilitare energie e realismo bisogna comprendere il valore della propria vita, perchè l’impegno per il bene è un bene per la persona stessa, ma anche per tutti. Tanti avrebbero le capacità per dare una mano, occupare posizioni di responsabilità, ma non emergono perchè non vengono riconosciuti. Le leadership hanno bisogno di riconoscimento, ma il riconoscimento deriva anche dalle prospettive che la società si pone»
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