Gallarate riscoperta, tra edifici da guardare e parchi sconosciuti
La pandemia e le limitazioni alla mobilità hanno fatto anche riscoprire più da vicino le realtà in cui si vive, tra tracce storiche e aree verdi poco conosciute
Uscire di casa e camminare, per andare a passare qualche ora nel verde intorno alla città. È la strana domenica che si vive in zona rossa o arancione. Certo, è una limitazione che può pesare, ma che è anche un’occasione che molti hanno imparato a volgere in positivo: perché significa guardare cose consuete con occhi nuovi, metterci curiosità, scoprire angoli inediti.
Verde inatteso: la riscoperta di prati e boschi (quasi parchi urbani)
Succede anche a Gallarate e dintorni. Domenica pomeriggio c’erano moltissime persone a passeggio nel “parco sconosciuto” dell’Arno, quella zona a Nord di Cedrate (sul confine con Cassano, accesso da via Dembowschi) in cui le casse d’espansione del torrente Arno, destinate ad accogliere le acque in caso di piena, regalano una inattesa zona verde. Gli argini isolano i prati dalla zona intorno e offrono la vista sulle montagne senza che ci sia la città di mezzo e senza che quasi si percepisca l’autostrada vicina.
Una sorta di “parco informale”: a differenza del Parco Alto Milanese a Busto e Legnano (o dei parchi periurbani di Milano), qui a Gallarate non si tratta di parchi suburbani attrezzati: riscoprire gli spazi vuol dire anche essere rispettosi dei confini, delle eventuali coltivazioni, oltre che dell’ambiente in generale (per esempio: non ci sono cestini, quindi servono sacchetti per eventuali rifiuti, mozziconi di sigarette, deiezioni canine).
La piana di CrennaE che dire della Piana di Crenna? Questa zona verde – specie in inverno – offre uno spazio che si apre sui monti, ma anche verso l’abitato di Crenna: nelle giornate di bel tempo, in questo inverno di pandemia, sono zone gettonate.
Gli accessi sono due – da via Della Piana e dal cimitero di Crenna, via don Piloni – mentre proseguendo oltre ci si addentra nel bosco fitto (una zona di bosco e campi aperti c’è anche a Ronchi, in fondo a strada della Ronna: almeno finché non verrà sventrata dal cantiere della ferrovia). L’area della Piana di Crenna è attraversata da molti sentieri, che a volte “tagliano” letteralmente le piccole colline che caratterizzano questa zona: le brevi divagazioni consentono di inventarsi un percorso di volta in volta.
E per arrivare a Crenna dal centro città, perché non godersi lo spettacolo del viale dei Tigli, l’Unter den Linden mignon di Gallarate? Mutevole nelle stagioni, questo viale risale all’inizio del Novecento e venne pensato come passeggiata urbana (un tempo era tutto punteggiato da panchine), oltre che come via d’accesso a Crenna: chi se lo sarebbe aspettato che in queste settimane tornasse ad essere non solo come “il viale dei licei”, ma anche come viale di passeggio? (Momento migliore: il foliage autunnale).
Dal viale il percorso verso Crenna si arrampica poi con la pregevole scalinata, che poco prima della Grande Guerra assunse l’aspetto attuale per opera della Società Macchi Case e Alloggi.
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La Macchi ha realizzato molte abitazioni pregevoli nel primo Ventennio del Novecento, come la splendida casa residenziale di via Ronchetti angolo via Borgo Antico, un bel Liberty che non sfigurerebbe in una via di Milano, con la sua articolata decorazione (foto sopra). Le camminate domenicali in “zona arancione” possono diventare occasione per scoprire edifici pregevoli, fare attenzione ai dettagli: gli alti palazzi urbani di fine anni Venti, le case neogotiche che sembrano castelli, ad esempio in via Cavour o in via Magenta. O ancora l’alta concentrazione di ville d’inizio Novecento che si ritrovano – alternate a palazzi, condomìni razionalisti e villette più tarde – nel “quartiere Liberty” attraversato da via Volta, via Carducci e le perpendicolari via Dante, via Battisti e altre (una buona guida è questo libro).
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A curiosare con gli occhi (e qualche libro locale) si scopre un interessante itinerario anche nel chilometro alberato di Corso Leonardo Da Vinci, un altro – ormai raro – viale con piante che la città è riuscita a preservare. Da piazza Giovine Italia si parte dalle scuole Vittorio Veneto: ben note come “l’Ipsia”, ma poco ri-conosciute come edificio storico risalente al 1914-18 (l’atrio per esempio ha l’aspetto di un salone di pregio decorato). E proseguendo si vedono case storiche, fabbriche della prima metà del Novecento, un villaggio operaio risalente agli anni Trenta.
Nel Parco del Ticino sulle colline vicino a Gallarate
Se invece proprio si rifiuta l’idea della città, si può cercare salvezza nella sempreverde (nel senso di sempre apprezzata) Boschina, accessibile dalla via omonima o da via Bertacchi. Vicinissima all’abitato, attraversata da una via comunale, questa zona è quasi un parco suburbano. È vero è molto conosciuta, ma non manca qualche novità, come il ritorno delle vigne e il restauro di una cascina con tocchi neogotici.
Le vigne alla Boschina, foto Barbara Imbres, domenica 24 gennaio 2021, dal gruppo Sei di Gallarate se ®Poco più in là – al di là della quasi invalicabile barriera autostradale – via Brennero dà l’accesso alla collina del Monte Diviso: qui il Centro Parco del Ticino fa da hub per un sistema di aree verdi ormai connesse, che comprende anche il Parco dei Fontanili e la Valle del Boia. Tutti luoghi riscoperti da sempre più persone in quest’autunno-inverno di pandemia.
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Poi lo sappiamo: è un ripiego. Berlino e Milano, Parigi e il Monte Rosa, New York e le Dolomiti sono lì che ci aspettano.
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Tra i parchi poco conosciuti si potrebbe citare anche il laghetto di Gallarate, in zona Hupac