Gli studenti di Taino rivivono la Shoah sul Lago Maggiore con “La guerra di Becky”
I piccoli alunni di Taino, nel Giorno della Memoria, hanno conosciuto la strage nazista sul Lago Maggiore attraverso la lettura de "La guerra di Becky", romanzo per bambini di Antonio Ferrara
Raccontare ai piccoli studenti la Shoah, partendo dalla Storia locale, è la scelta di Taino per celebrare il Giorno della Memoria: in collaborazione con l’Anpi cittadina le due classi della scuola primaria “Giovanni Pascoli” hanno rivissuto l’orrore dell’eccidio nazista sul Lago Maggiore del 1943 ascoltando la storia di Rebecca Behar, tratta da La guerra di Becky di Antonio Ferrara, letta da Valeria Mobiglia.
La lettura – tenutasi tramite videoconferenza – è avvenuta nel corso di due mattine, mercoledì 27 e giovedì 28 gennaio. Il libro per bambini è tratto da una storia vera: si tratta, infatti, del primo rastrellamento delle famiglie ebraiche che vivevano sul Lago Maggiore a opera dei nazisti in Italia, avvenuto nell’autunno del 1943.
Becky e la sua famiglia (di origine turca) si sono trasferiti a Meina da Milano, per fuggire dagli orrori della guerra; purtroppo, Becky sarà testimone dell’eccidio nazista: 22 persone, tra cui il suo amico Johnny, vengono portate nell’hotel e rinchiuse in una stanza ad attendere il loro nefasto destino; mentre la polizia tedesca continua a cercare di arrestare il padre di Becky, nonostante i numerosi interventi dell’ambasciatore turco.
La Seconda Guerra Mondiale, con tutta la sua violenza e la sua spietatezza, viene filtrata dagli occhi di una ragazzina di tredici anni e si offre ai piccoli lettori per come è realmente: cruda e pericolosa, in grado di sottrarre in poco tempo tutti gli affetti più cari. Ad accompagnare i pensieri e le parole di Becky i disegni realizzati sempre da Ferrara, che col suo tratto delicato ha permesso agli studenti della Pascoli (e più in generale ai lettori) di immedesimarsi ulteriormente durante la lettura.
La copertina di “La guerra di Becky”
Naturalmente non sono mancate le domande (alcune cariche di quel candore che solo i più giovani possono avere) da parte degli studenti, rimasti colpiti da come sia potuto succedere qualcosa di così tragico a una famiglia come quella di Becky, che, come tante altre, viveva a pochi metri dalla collina tainese, sull’altra sponda del Verbano.
«Una volta tornata a casa Becky ha più ritrovato il suo cane?». Una domanda che di fronte all’orrore dello sterminio nazista può sembrare una sciocchezza, ma in realtà capace di mostrare con innocente sensibilità i tanti e ingiusti sacrifici a cui milioni persone – o bambini come nel caso di Becky – furono sottoposti durante la Shoah: la casa, la famiglia, il nome (che nei campi di concentramento veniva sostituito dall’Häftlingsnummer, ovvero il un numero di matricola), la vita.
Nel Giorno della Memoria La guerra di Becky è stata un’occasione per riflettere con le nuove generazioni sul passato, per fare in modo che quell’orrore non si ripeta mai più, ma anche per riconnettersi al presente al termine della lettura, in un breve confronto tra alunni, mastre e Anpi. Un’occasione per parlare dell’attuale situazione in Bosnia, di Liliana Segre e di come “la memoria valga come vaccino contro l’indifferenza”.
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