Se la memoria sul lungolago di Luino celebra il nazionalismo
Il professor Maurizio Isabella scrive una lettera aperta al sindaco e ai luinesi. Una riflessione sul valore della memoria pubblica: "Che storia imparerebbero i miei figli percorrendo il lungolago luinese?"
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Maurizio Isabella, professore di storia moderna alla Queen Mary University of London (il titolo dell’articolo è della redazione, quello sottostante è la intestazione proposta da Isabella)
Alcuni considerazioni sulla memoria della Guerra ed il lungolago di Luino
Luino, 27 Gennaio 2021, (Giorno della memoria)
È con grande sorpresa e rammarico che leggo della decisione della giunta della citta’ di Luino di completare la toponomastica cittadina a lago con una dedica alla memoria di Norma Cossetto. Questa decisione mi invita a condividere alcune riflessioni sull’opera di ricostituzione della memoria della Seconda Guerra Mondiale iniziata ormai da qualche anno sul nostro lungolago, e di cui questa dedica del parco a lago sembrerebbe il coronamento ed il completamento.
Partendo dal nostro imbarcadero troviamo da qualche anno sulla scalinata a lago una lapide a memoria di Guido Fontebuoni, marinaio luinese che mori’ a Haifa come sommergibilista nel 1942. In questa lapide il suddetto marinaio luinese e’ definito come martire. Vorrei che i luinesi non avessero alcun dubbio. Questa lapide non costituisce tanto la memoria di un caduto della Guerra, quanto piuttosto una apologia della patria fascista. La notazione di martire infatti rimanda ad una tradizione politica basata sulla sacralizzazione dell’idea di nazione che utilizza il sacrificio personale per dimostrare il valore morale e l’esistenza della nazione. Nella storia italiana il martirio nazionale ha avuto varie e diverse incarnazioni ideologiche. In questo caso, il martire testimonia la sua fede per la patria fascista, impegnata nel 1942 a costruire un ordine mediterraneo basato sul razzismo e sullo sterminio degli ebrei con gli alleati nazisti. Seguendo nel mio cammino troverei di fronte al palazzo comunale il monumento alle vittime delle foibe sul fronte orientale, evento il cui legame con la storia di Luino è meno evidente, e che tuttavia costituisce un episodio doloroso della guerra. Continuando troverei un ricordo dello sterminio dei militari italiani che a Cefalonia si rifiutarono di arrendersi ai nazisti dopo l’8 settembre 1943, al crollo del regime fascista, tra le cui file c’era anche un giovane ufficiale luinese, Armando Chirola. Nei prossimi giorni, cosi’ apprendo, si aggiungerebbe un ricordo a Norma Cossetto, a pochi metri da questo monumento.
Se portassi i miei nipoti a passeggiare sul lungolago della nostra citta’, e utilizzassi questi monumenti per raccontar loro la storia di Luino e dell’Italia tra il 1942 ed il 1945, essi apprenderebbero dunque che vale la pena ricordare il sacrificio per la patria fascista, i delitti dei partigiani comunisti titini contro i civili italiani e i militari alla fine della repubblica (fascista) di Salo’, la fedelta’ dei militari di base nell’isola di Cefalonia allo stato (sempre autoritario e badogliano, benche’ non piu’ fascista) ed alla monarchia. Apprenderebbero che dobbiamo ricordare e celebrare la nazione italiana in quanto vittima degli stranieri chiunque essi siano: inglesi, tedeschi,o soprattutto (visto che il riferimento sara’ presto fatto ben due volte in due luoghi diversi del nostro lungo lago, anche se vicini), comunisti titini. I mie nipoti non apprenderebbero nulla dell’olocausto, niente dei crimini del nazifascismo, niente della resistenza a difesa della democrazia, ossia del movimento di popolo che ha pure costituito un momento cosi’ significativo della storia delle nostre terre luinesi tra il 1943 ed il 1945, e per cui molte donne ed uomini delle nostre zone hanno pagato con la vita o con l’invio ai campi di concentramento nazisti.
Non mi e’ chiaro per quali meriti civici particolari, o in rappresentanza di quali valori pubblici si debba ricordare Norma Cossetto oggi a Luino. Per il fatto di venire da famiglia di provata fede fascista? O per il fatto di esser stata vittima innocente delle numerose vendette politiche che ebbero luogo sul fronte orientale, come tanti altri italiani ed italiane? O per esser stata una delle tante donne stuprate e uccise durante la Guerra? Perche’ se tutti i morti e tutte le vittime della Guerra sono uguali, la loro morte non ha lo stesso valore etico e politico pubblico. Si badi bene, non nego la necessita’ di rispettare con un gesto di pieta’ tutto i morti e tutte le vittime di quella grande tragedia globale che fu la seconda Guerra, compreso il giovanissimo marinaio luinese morto in una guerra non voluta da lui, e della giovane istriana barbaramernte stuprata ed uccisa dalla resistenza titina in un efferato crimine di guerra. Quello che e’ moralmente equivoco e grave e’ il significato politico che viene attribuito alla loro memoria attraverso la toponomastica ed i monumenti. A meno che non si consideri, come pare esser il caso per questi monumenti sul lungolago, la nazione sempre e comunque come un valore da celebrare in tutte le sue varie incarnazioni.
Vorrei dire forte e chiaro che non vi è nulla di eticamente nobile in questa celebrazione di un generica idea di nazione. Svincolata da ogni idea idea di liberta’ (non semplicemente liberta’ DALLO straniero, come si e’ voluto invece suggerire sul lungolago fino ad oggi, ma invece liberta’ DEI DIRITTI DEMOCRATICI dei suoi cittadini) la nazione non rimane solo una entita’ moralmente neutrale, ma diventa un principio immorale e pericoloso. Questo e’ il grande insegnamento della storia del Novecento.
Oggi piu’ che mai abbiamo bisogno di ricordare innanzi tutto le radici democratiche della nostra comunità politica per legittimarne l’esistenza, non esaltare una generica idea di nazione che contenga dentro di se tutto ed il contrario di tutto, e che serva principalmente a sdoganare il fascismo. La memoria della resistenza e l’antifascismo non sono mai stati cosi’ attuali in Italia ed in Europa. E’ ancora una volta all’ombra del nazionalismo di estrema destra che oggi si minacciano i valori democratici in Europa, dove i governi di alcuni paesi come Ungheria e Polonia (o bisognerebbe ormai dire regimi) fanno a pezzi l’indipendenza dei poteri giudiziari, limitano la liberta’ di stampa e di pensiero, utilizzano la retorica dell’antisemitismo contro istituzioni universitarie e fondazioni culturali, fanno proprio il linguaggio del razzismo contro gli immigrati, perseguitano le comunita’ Rom e gli omossessuali, attaccano le istituzioni dell’Unione Europea. I partiti alla guida di questi regimi, si badi bene, godono della simpatia di quella stessa destra del nostro paese che ha sostenuto e continua a sostenere questa revisione della memoria della Guerra.
Che la giunta attuale (di centro sinistra?) della citta’ abbia completato questa radicale progetto di revisione storica sulle sponde del nostro lago, da cui è stato escluso ogni riferimento alla democrazia ed alla resistenza, non puo’ che lasciare esterrefatti, ma forse non deve sorprenderci, visto la confusione etica in cui versa da troppi anni il nostro paese.
Cordialmente, Maurizio Isabella
Professore di storia moderna Queen Mary University of London
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