Il rendering della nuova via del Cairo rovina il giardino di Liala. Zanzi: “Sono incavolato nero”
Il rendering della riqualificazione di via del Cairo viene posizionato nel bel mezzo del giardinetto Liala, e Daniele Zanzi, che quel giardinetto l'ha curato gratuitamente da imprenditore, reagisce sui social
Il rendering della riqualificazione di via del Cairo viene posizionato nel bel mezzo del giardinetto Liala, e Daniele Zanzi, che quel giardinetto l’ha curato gratuitamente da imprenditore, reagisce sui social.
«Quando ho visto il cartellone posizionato li ieri ho pianto. Non scherzo. E per capire il perchè bisogna conoscerne la storia: l’area è privata, data in comodato d’uso nel 1998 al comune e per molti anni trascurata, tanto da farne un angolo di degrado in pieno centro. Nella sua gestione a un certo punto subentrano gli amici di Piero Chiara che con il meritorio aiuto di Bambi Lazzati mettono a posto il giardino, che nel frattempo aveva preso anche un nome: piazzetta Liala, in memoria della scrittrice varesina. Recentemente la proprietà ha proposto il rinnovo del comodato d’uso della piazzetta al comune in cambio della manutenzione, ma il sindaco Galimberti ha detto che il comune non se sarebbe fatto più carico. Così ho deciso di metterla a posto io, da cittadino, con la mia azienda: ho fatto un angolino che ha fatto il giro delle riviste d’Italia e la gente del condominio e di via Robbioni tutta è contenta, anche perchè ne facciamo regolarmente la manutenzione».
E invece: «Ieri qualcuno ha messo quel brutto cartellone nel bel mezzo del giardino privato, ledendo gli anemoni e l’impianto di irrigazione. Arrabbiatissimo, chiedo alla nuova dirigente dei lavori pubblici, l’ingegner Bertani, spiegazioni: mi risponde che non ne sa niente. La proprietà mi ha confermato che non ha ricevuto nessuna richiesta di permesso dell’uso del giardino. E ora sono inc…zato nero»
Anche perché ritiene la risposta non accettabile: «Anche il sindaco, quando ho chiesto spiegazioni a lui, mi ha detto “Noi non ci occupiamo di cartelli”. Ma non è una risposta: quando il generale si accorge che un sottoposto ha fatto una cavolata deve solo scusarsi. In questo caso si è trattato chiaramente di un sottoposto che non sapeva niente di quella piazzetta e nemmeno di Liala. Ma qualcuno la responsabilità se la deve prendere».
Il risultato: un post sulla sua pagina facebook, che non è passato inosservato: «Dopo le risposte che ho ricevuto, non ho visto altre alternative».
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Ciò che è successo è il segno evidente di una approssimazione e di una incapacità a gestire anche le questioni più semplici.
Non serve una laurea e nemmeno particolare acume per comprendere che non si posiziona un cartello, per altro di pessima fattura, in uno spazio verde , riqualificato e manutenuto, di un privato.
I costruttori di Cattedrali prestavano attenzione ad ogni singola pietra.
Stare meno sui social, fare meno proclami e occuparsi meglio della cosa pubblica, anche di quello che si ritiene “poca cosa” sarebbe auspicabile